Economia e Lavoro

Superbonus e crediti incagliati, nuove richieste delle associazioni d’impresa al Governo

in evidenzadi Chiara Napoleoni

Le associazioni d’impresa non mollano sulle questioni legate ai crediti fiscali incagliati da Superbonus. Non sono stati infatti sufficienti le riunioni politiche e tecniche che si sono svolte a Palazzo Chigi ed al ministero dell’economia, per trovare una soluzione ad una icenda che riguarda migliaia di imprese della filiera dell’edilizia e dell’artigianato. Anche in queste ore, tutte le principali Associazioni datoriali, direttamente interessate da quanto sta accadendo, e sono tornate a bussare alle porte di Palazzo Chigi e di tutti i ministeri coinvolti. Alza la voce Cna che chiede la convocazione con la massima urgenza del tavolo tecnico al ministero dell’Economia  per trovare soluzioni concrete ed efficaci all’emergenza dei crediti incagliati nei cassetti fiscali delle imprese della filiera delle costruzioni. “Ogni giorno che passa – si legge in una nuova nota diffusa dalla Confederazione degli artigiani – si aggrava la situazione di migliaia di imprese e aumenta il numero di cantieri che si bloccano per l’impossibilità di portare a termine i lavori. La riclassificazione della contabilità da parte dell’Istat e i numeri forniti dall’Agenzia delle Entrate consentono di avere un quadro chiaro per intervenire con la massima rapidità. Nonostante banche e assicurazioni dispongano ancora di ampia capienza fiscale- si legge ancora nella presa di posizione di Cna-  non si è ancora riattivato il mercato della cessione dei crediti incagliati, rendendo ineludibile un intervento diretto da parte dello Stato”. Per la Condefederazione la seconda priorità del tavolo tecnico è ridefinire in tempi rapidi il sistema degli incentivi per la riqualificazione energetica e messa in sicurezza degli immobili, strumento fondamentale per centrare gli obiettivi della transizione energetica e per dare impulso alla crescita economica come certificano le performance del Pil, occupazione e investimenti dell’ultimo biennio, grazie a oltre 50 miliardi l’anno di investimenti privati aggiuntivi. Occorre evidenziare – conclude la Confederazione – che il cosiddetto Superbonus è stato già ridimensionato nei mesi scorsi riducendo il beneficio dal 110% al 90%, vincolandolo alle prime case e con limiti di reddito. Intervento che sta già producendo un rallentamento vistoso. La cancellazione dell’opzione della cessione del credito (per tutti i bonus casa) prevista nell’ultimo decreto del Governo, riporterebbe il mercato della riqualificazione sui valori precedenti il 2020 allontanando il Paese dagli impegni sottoscritti sul taglio delle emissioni e la riduzione dell’utilizzo delle fonti fossili”. Presa di posizione anche di Confartigianato, che nei giorni scorsi aveva denunciato la gravità della situazione:“Occorre intervenire su più fronti per risolvere la situazione in cui versano le imprese di costruzioni che hanno effettuato lavori utilizzando i bonus edilizia. Sono a rischio 47mila imprese e 153mila posti di lavoro. In particolare, vanno messi rapidamente in campo interventi per sbloccare i crediti fiscali incagliati”. Secondo la Confederazione “è necessario aumentare la capacità di assorbimento dei crediti da parte del sistema creditizio, anche attraverso l’individuazione di un acquirente pubblico di ultima istanza particolarmente necessario per i crediti di minore importo. Va anche ampliato l’arco temporale di utilizzo dei crediti in compensazione. In assenza della necessaria capienza fiscale, le imprese che hanno nei cassetti fiscali i crediti perdono infatti una parte del credito loro spettante”.  C’è poi da dire delle riflessioni fatte dall’Associazione dei Costruttori edili sulle valutazioni di Istat ed Eurostat sull’argomento: “I pareri di Istat e Eurostat hanno chiarito una volta per tutte che i crediti derivanti dai bonus edilizi sono già stati contabilizzati nel bilancio dello Stato e quindi, come sosteniamo da tempo, possono e devono essere pagati subito alle famiglie e alle imprese dell’edilizia”.  Questo il commento della

Presidente Ance, Federica Brancaccio, alle comunicazioni fornite oggi dagli istituti di statistica.

“Quelle stesse imprese”, spiega la Presidente Ance “che, come certifica l’Istat, hanno trainato il Pil del 2021 e del 2022 (+20,7% e +10,2% il valore aggiunto delle costruzioni nei due anni) e che se messe in condizioni di operare possono fornire un apporto determinante anche alla crescita del 2023”. Si tratta di numeri che fanno ben comprendere il valore e il peso del settore delle costruzioni per la tenuta socio economica del Paese.

“Per questo emerge con ancora più forza” ha concluso la Presidente Brancaccio “la necessità di risolvere il problema della liquidità delle imprese e delle famiglie così da non vanificare lo sforzo che è stato fatto per spingere l’economia”.

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