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Terremoto in Turchia: la distruzione del patrimonio storico artistico è una perdita inimmaginabile

 

Devastato il Castello di Gaziantep e la città di Aleppo, accertamenti in corso su altri siti tutelati dall’Unesco

 

di Sara Valerio

 

Il fortissimo sisma registrato nel sud della Turchia e nella Siria centro-settentrionale nella notte tra il 5 e il 6 febbraio 2023, che ha provocato più di 45mila morti e ingentissimi danni, ha colpito anche durante il patrimonio storico artistico unico di quelle terre.

Ancora non si conosce con esattezza l’entità complessiva dei danni, ma si calcola che siano enormi. L’Unesco, insieme al Consiglio internazionale per i monumenti e i siti (ICOMOS) è al lavoro per condurre le prime indagini e le stime per la valutazione della situazione.

Simbolo di questa distruzione è il castello di Gaziantep, (nella foto) già patrimonio dall’umanità, che da quasi duemila anni svettava sull’altipiano sito nella parte più occidentale dell’Anatolia sud-orientale, nella Turchia asiatica. Una mastodontica fortezza che non esiste più per come la conoscevamo.

Una perdita enorme dal punto di vista culturale che ha coinvolto un monumento antichissimo. La sua prima costruzione risale infatti al popolo degli Ittiti che qui edificarono un osservatorio militare; furono poi i romani a realizzare la prima vera fortezza tra il II e III secolo dopo Cristo, a protezione di una città scomparsa, Antiochia ad Taurum. Nel sesto secolo il castello subì ulteriori ampliamenti e rinnovamenti sotto l’imperatore Giustiniano che fece erigere 36 torri a difesa di un bastione circolare con una circonferenza di circa 1200 metri.

Considerato un ottimo punto di osservazione per gli attacchi che arrivavano dal mare, la fortezza è stata profondamente modificata durante il regno dell’imperatore ottomano Suleyman I il Magnifico (1520-1566), che ne rafforzò le mura e fece aggiungere una cinta interna. Le modifiche avevano resistito fino a oggi.

Distrutti anche i reperti conservati nelle sale – museo del castello, preziosi oggetti in vetro ittiti, romani, ellenistici, oltre alle lapidi pagane della città di Zeugma. Nel crollo dell’edificio è rimasta coinvolta anche l’adiacente moschea Sirvani,edificio risalente al XVII secolo.

A meno di 200 km da Gaziantep, sul mare, la Chiesa dell’Annunciazione di Iskenderun (Alessandretta per gli italiani) è stata in gran parte distrutta. Simbolo della cristianità, la cattedrale cattolica fu costruita tra il 1858 e il 1871 dall’Ordine dei Carmelitani scalzi, ospitando una delle comunità cristiane più numerose della Turchia.

La furia del sisma ha spazzato via diversi edifici dellacittadella fortificata di Diyarbakır, situata nel sudest della penisola lungo le sponde del fiume Tigri. Un importante sito archeologico e storico che testimonia l’avvicendarsi delle dominazioni romana, sassanide, bizantina, islamica e ottomana, nominato Patrimonio dell’Umanità nel 2015 insieme ai Giardini Hevsel.

In corso di accertamento l’entità dei danni in altri siti tutelati dall’Unesco non lontani dall’epicentro, come Göbekli Tepe, Nemrut Dağ e Tell di Arslantepe, dove l’Università italiana della Sapienza ha attiva una missione archeologica da oltre 60 anni.

Molto compromesso è anche lo scenario siriano, con il nucleo antico di Aleppo franato in più punti, dalla torre occidentale delle mura della città vecchia a diversi edifici dei souk, in un contesto nuovamente in pericolo, dopo la fine della guerra civile. Danneggiata in città la moschea di Ayubi. Distrutto infine il castello di epoca crociata di Margat, conosciuto localmente come Marqab, risalente all’XI secolo e situato sulle montagne in posizione strategica lungo la via che collegava i porti di Tartus e di Latakia.

L’intera area investita dal sisma, dal golfo di Iskenderum al confine turco – siriano, è sempre stata una terra di passaggio tra oriente e occidente che contribuì a richiamare popoli fin dalla preistoria, dagli Hatti agli Ittiti agli Assiri.Attraversata da Persiani e Greci, da Alessandro Magno che fondò qui diverse città e in seguito dai Romani e dai primi cristiani è storicamente riconosciuta come un luogo di passaggio unico e fondamentale per l’incontro di civiltà diverse, per lo sviluppo della storia e della cultura universale.

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