La guerra di Putin

Torna Kissinger: “Sull’Ucraina si può negoziare, ma lo scoglio rimane la sicurezza futura per le parti” 

di Giuliano Longo

Henry Kissinger afferma che ci sono le condizioni per negoziare sull’Ucraina entro la fine dell’anno, basando il suo calcolo sul fatto che la Cina è emersa come intermediario, il che metterebbe i russi in difficoltà.

A parte il fatto che nei prossimi 7 mesi può accadere di tutto, nella previsione di Kissinger manca un aspetto molto rilevante che potrebbe non riguardare direttamente Pechino, ma riguarda da vicino Mosca. Perché ormai è  evidente che la Russia vuole molto di più di un semplice accordo con l’Ucraina, ma già prima dell’invasione proponeva  la sua smilitarizzazione e di conseguenza il veto del suo  ingresso nella Nato.  Il pensiero degli Stati Uniti sull’argomento pare in vece all’opposto. Washington pensa di poter accettare un accordo a condizione che l’Ucraina entri a far parte della Alleanza Atlantica magari non in corso del conflitto come invocato da Zeflensky. In questo modo secondo i consiglieri di Biden, la sicurezza dell’Ucraina sarà assicurata, altrimenti rimarrebbe senza protezione.

In Occidente circola anche una dea abbastanza simile, secondo la quale alcuni stati europei e gli Stati Uniti garantirebbero la sicurezza futura dell’Ucraina senza il suo ingresso nella Alleanza. La ragione di questo approccio sta nel fatto che probabilmente gli Stati Uniti potrebbero non avere i voti sufficienti nel Consiglio per portare l’Ucraina nell’Alleanza. Se quindi l’adesione di Kiev nell’Alleanza sarebbe un anatema per Mosca è concepibile che una sorta di sistema di sicurezza surrogato, se chiaramente definito, potrebbe trovare consenziente anche Putin. Ma anche in questo caso ci sono due ostacoli. Il primo riguarda  i territori che la Russia occupa all’interno dei confini ucraini e include il Donetsk, la regione di Zaporizhia, Kherson e, soprattutto, la Crimea, ma  l’Ucraina, almeno per ora, non accetta qualsiasi soluzione permanente sul futuro di questi territori. Tuttavia, a meno che i russi non vengano battuti militarmente nei prossimi mesi e vengano respinti, è anche improbabile che la Russia accetti qualcosa di meno che ridisegnare i confini dell’Ucraina.

L’attuale governo ucraino non può seguire questa strada, quindi al momento ogni negoziato è impossibile a meno che il governo ucraino non passi di mano o che la Russia perda la guerra. L’altro problemasecondo Mosca è ancora più importante della stessa Ucraina.

La Russia è ormai convinta di essere in guerra con la NATO e gli Stati Uniti, un conflitto  combattuto in Ucraina per conto della  Alleanza, sostenuta dalle basi in Europa. Secondo il Cremlino questa strategia fa parte  di un piano dell’Occidente, e in particolare di Washington, per smembrare la Russia in tante piccole realtà consentendo il predominio dell’Alleanza da Kiev alla Siberia.  Proprio l’adesione della Finlandia e probabilmente della Svezia aumenta i dubbi russi sulle reali intenzioni dell’Occidente e se qui ci si preoccupa per il futuro dell’Ucraina, Mosca è invece  preoccupata per la propria sopravvivenzasino a minacciare il conflitto atomico, che nessuno vuole. Vale la pena ricordare che prima dell’invasione il Cremlino inviò due messaggi, uno al presidente degli Stati Uniti e l’altro al capo della NATO. La lettera inviata a Washington  era incentrata sul problema dell’Ucraina; l’altra inviata alla Alleanza  chiedeva un nuovo regime di sicurezza per l’Europa orientale. Entrambe le lettere furono ignorate e trattate in modo sdegnoso e ostile da entrambe i destinatari. Se le lettere avessero potuto costituire la base di un negoziato politico, è altamente improbabile  che la cosiddetta “operazione militare speciale” di Putin e l’invasione del territorio ucraino sarebbe scattata, evitando almeno lo spargimento di sangue e le distruzioni in corso.  Il disinvolto rifiuto occidentale delle proposte in seguito fu utilizzato  dall’establishment della sicurezza russa, come prova che l’obiettivo della NATO era distruggere la Federazione utilizzando l’Ucraina come parafulmine a fronte dell’imminente tempesta. Se questa analisi è corretta ne consegue che un negoziato limitato all’Ucraina non risolverà la crisi di sicurezza che incombe sia sulla Russia che sull’Europa.

Dove, nel frattempo, l’inquietudine va crescendo nell’ipotesi che il conflitto ucraino, nella peggiore delle ipotesi, possa volgere a favore di Putin con rischi concreti di una incontrollabile escalation.  Secondo gli ambienti politici Occidentali più avveduti l’unica via d’uscita è che la questione della sicurezza europea venga affrontata in modo diretto, specialmente dagli Stati Uniti che stanno pilotando la guerra in Ucraina e l’espansione della NATO. Ed è a questo punto che potrebbe entrare in gioco il ruolo di Pechino, come sostiene Kissinger, un ruolo che però Washington sino ad oggi e nelle dichiarazioni ufficiali non viene preso in considerazione, probabilmente nella certezza (o nella speranza?) che la Russia, se non frammentata, possa essere messa in ginocchio e marginalizzata dal contesto internazionale. Opzione che comunque potrebbe avere i contraccolpi più devastanti proprio in Europa.

aggiornamento la Guerra di Putin ore 15.17

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