di Giuliano Longo
Gli Stati Uniti hanno iniziato a fare pressione sulla Russia dopo l’incontro con la delegazione ucraina e a Mosca già ci si chiede cosa effettivamente significhi la ripresa degli aiuti militari a Kiev e il ripristino degli aiuti militari e di intelligence americani a Kiev.
Scorrendo la stampa russa non mancano dubbi e perplessità, anche se vengono puntualmente riportate tutte le notizie diffuse ieri da tutti i media del mondo di una tregua di 30 giorni con la Russia.
Inizialmente la proposta ucraina era stata di una tregua parziale che coinvolgesse solo il Mar Nero e la Crimea, ma non rappresentava una ipotesi soddisfacente, almeno tale da riattivare gli aiuti militari e d’intelligence sospesi da qualche giorno dagli Stati Uniti, e che sicuramente hanno favorito l’offensiva di Mosca nei territori russi occupati da Kiev lo scorso agosto.
Tuttavia poche ore fa la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha chiesto di seguire le notizie non dal Regno Saudita ma da Mosca, dove si sta delineando la posizione russa. “La formazione della posizione della Federazione Russa non avviene all’estero a causa di alcuni accordi o sforzi di alcune parti. La formazione della posizione della Federazione Russa avviene all’interno della Federazione Russa”. Come dire che quei colloqui non sono decisivi perché è a Mosca che si decide il futuro del conflitto.
Anzi aggiunge “ è improbabile che la leadership russa soccomba a una così semplice “doppia mossa” (tregua e aiuti,ndr), qualcosa su cui Mosca ha già messo in guardia. Allo stesso tempo, quindi, alla Russia viene data una “carota” (quando) la stampa americana continua a diffondere informazioni sulla presunta “ricerca in corso di un graduale allentamento delle sanzioni”.
Ma la “il sasso ” è già stata gettato: come scrive l’agenzia Bloomberg, citando fonti di intelligence occidentali, “il presidente russo Vladimir Putin non intende scendere a compromessi sulle richieste di terra, di peacekeeping e di neutralità dell’Ucraina, in nessun colloquio di pace”.
Inoltre secondo l’agenzia americana finora non ci sono segnali evidenti che il presidente russo sia pronto a scendere a compromessi o che gli Stati Uniti lo stiano spingendo a farlo, quindi non erano casuali nemmeno gli avvertimenti di Rubio secondo cui non avrebbe potuto garantire il successo dei negoziati.
Se a Mosca non ci si fida di Zelensky anche molti analisti occidentali dubitano della sincerità di Kiev. Secondo loro, Zelensky potrebbe semplicemente voler guadagnare tempo per frenare l’avanzata russa, mentre i suoi alleati europei di aumentare rapidamente gli aiuti militari allo Stato indipendente. Invece gli americani, a giudicare dal discorso del Segretario di Stato Marco Rubio, partono dal presupposto che Kiev faccia sul serio e non bari.
Anche Trump ha commentato i risultati dei colloqui che nei prossimi giorni gli Stati Uniti e la Russia terranno un incontro sull’Ucraina e ha persino lasciato intendere che inviterà nuovamente Zelensky alla Casa Bianca.
In ogni caso i media russi definiscono provocatorio e segno dell’agonia di Zelensky, l’attacco di centinaia di droni su Mosca che hanno provocato morti e feriti proprio mentre erano in corso i colloqui e lo giudicano anche un avvertimento a Washington sulla volontà di Kiev di voler combattere a qualunque costo
Ciò che rende bizzarri i colloqui di Riad ( che non sono stati dei veri e propri negoziati) è stata l’assenza di Vladimir Zelensky nonostante ieri fosse a Jeddah per incontrare il Principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Mentre poi a Riyadh ha incontrato il vero leader dell’Arabia Saudita, il principe ereditario Mohammed Bin Sultan. Di cosa abbiano parlato è un mistero anche se apparentemente è rimasto in città forse nei pressi della sala dove i colloqui si svolgevano. È giusto chiedersi come mai Zelensky non fosse presente alla riunione e nonostante si aggirasse in quei paraggi, ma la delegazione potrebbe essersi consultata con lui in tempo reale. Anche se alcune fonti affermano che Washington non voleva Zelensky all’incontro, mentre altre che il presidente ucraino intende avere contatti solamente con Trump che lo ha già invitato a Washinton. Ora l’Ucraina afferma di essere pronta per un cessate il fuoco di 30 giorni, ma se questo è il risultato dell’incontro a Mosca viene fatto notare che non ha alcun significato operativo immediato. Con la Russia sull’orlo della vittoria a Kursk e altrove, i russi potrebbero anche non accettare alcun accordo di tregua. Se invece è uno stratagemma per consentire agli Stati Uniti di riprendere le spedizioni di armi all’Ucraina, sapendo che la Russia lo rifiuterà, la cosiddetta iniziativa di pace potrebbe restare lettera morta. Questo spiega perché è difficile collegare la tregua a un vero e proprio processo di pace come vorrebbe Trump e non è da escludere che dopo i 30 giorni della difficile tregua riprendano le operazioni militari, sempre ammesso che Mosca accetti. Già sulla stampa ucraina teme che la tregua favorisca i Russi e viceversa quella russa che favorisca la ripresa del conflitto soprattutto ora che ha rispristinato gli aiuti Usa e ottenuto l’adesione alla sua “pace giusta” da parte di una Europa in fase di riarmo. Nella sostanza una situazione che alla fine potrebbe trovare la sua soluzione solo sul campo di battaglia, ma se non l’ha trovata sino ad oggi è invece più logico che il conflitto si incancrenisca, coinvolgendo sempre più l’Occidente e in particolare l’Europa che in tal caso, secondo quanto dichiarato da Trump, non godrebbe più del supporto militare americano. aggiornamento la crisi russo-ucraina ore 14.40 |