La guerra di Putin

Ucraina, un cambio dei vertici di Kiev potrebbe almeno “congelare” il conflitto

di Giuliano Longo

Nell’amministrazione Biden sta emergendo consenso sul fatto che l’Ucraina riesca a malapena a resistere alla guerra con la Russia e che sarà necessaria una sorta di soluzione negoziata.

Anche se questa viene descritta come la politica “di lunga data” del presidente Biden, la verità è che fu proprio l’amministrazione Biden a bloccare tutti i tentativi di un accordo di pace con la Russia.

 

Biden e molti Democratici hanno abbracciato   Zelenskyj che più di un anno fa era aperto a un accordo con i russi, ma che successivamente si era allineato con la squadra di sicurezza nazionale di Biden, convincendo la Verkhovna Rada (il parlamento ucraino) ad approvare una legge che rende illegale trattare con i russi mentre è in corso il conflitto.

 

Gli Stati Uniti e la NATO hanno riversato in Ucraina enormi quantità di attrezzature militari e munizioni, hanno fornito la spina dorsale dell’intelligence strategica di Kiev, hanno addestrato le sue truppe ucraine e hanno inviato consiglieri sul campo, alcuni dei quali sono stati uccisi in azione.

Se le notizie sull’attacco russo dell’Iskander a Kherson del 27 dicembre sono vere, quattro operatori Patriot britannici sono rimasti uccisi insieme ad altri 60 soldati e poliziotti quando i razzi russi si sono schiantati sul deposito ferroviario di Kherson.

 

Mentre infuriano i reciproci bombardamenti su aree e insediamenti civili al di qua e al di là del confine, sul campo di battaglia l’esercito ucraino rischia di subire sconfitte e le battute d’arresto si vedono quasi ovunque lungo la linea di contatto.

 

I russi hanno costretto gli ucraini a lasciare Marinka, un villaggio strategico del Donbas, e stanno sgombrando i villaggi intorno a Bakhmut, Avdiivka, Bradley Square a Zaphorize e altrove. Valery Zaluzhny, comandante in capo dell’esercito ucraino, prevede che la città di Avdiivka cadrà nei prossimi mesi. In realtà gli ucraini o si ritireranno prima oppure finiranno in una missione suicida nel tentativo di resistere ad attacchi devastanti.

 

Sul fronte politico le spaccature si allargano. Yulia Timoshenko, già due volte Primo Ministro dell’Ucraina e ora parlamentare del partito Batkivshchyna (Patria) sostiene l’adesione dell’Ucraina all’UE e alla NATO, ma afferma anche  che il Paese è in un vicolo cieco e sta andando verso la sconfitta.

 

I politici che in Ucraina fanno tali affermazioni molto spesso vengono arrestati o esiliati o, come nel caso dell’ex presidente ucraino Petro Poroshenko vengono fermati al confine dai servizi segreti ucraini. Succede anche peggio, come al politico Oleksandr Dubinsky arrestato il 15 novembre scorso.

 

L’Ucraina si trova ad affrontare un enorme problema di manodopera poiché subisce sempre più vittime sul campo di battaglia, tanto che la settimana scorsa è scoppiata una polemica tra Zaluzhny e Zelenskyj su chi abbia ordinato il reclutamento forzato di altri 500.000 soldati.

 

Il Generale afferma di non aver mai proposto alcuna cifra, il Presidente invece afferma che le forze armate gli hanno chiesto altri 500.000 uomini. In realtà il numero è irrilevante. Ciò che è importante è che per arruolare nuovi soldati, l’Ucraina deve usare la tattiche autoritarie come prelevare uomini dalla strada, dagli appartamenti, dalle automobili, dai club, ai valichi di frontiera e in qualsiasi altro luogo in cui possano essere trovati.

 

L’età della leva è ora compresa tra i 18 e i 60 anni, ma come hanno notato Zaluzhny e altri generali, i soldati più anziani non possono svolgere tutti i compiti richiesti perché non hanno la resistenza rispetto a quelli più giovani e molti soldati non vogliono prestare servizio al fronte.

 

Il reclutamento forzato ha implicazioni politiche negative per la leadership ucraina, motivo per cui Zelenskyj stava cercando di incolpare Zaluzhny), ma ciò ha implicazioni anche al di fuori dell’Ucraina, perché molti uomini in età di leva ora si trovano in Europa e Kiev preme perché vengano fatti rientrare in patria.

Il ministro dell’Interno estone Lauri Laanemets ha affermato che l’Estonia, tenace sostenitrice dell’Ucraina, potrebbe “consegnare” uomini ucraini normodotati, mentre altri paesi europei stanno valutando misure simili.

 

Oltre alla cattiva salute non ci sono altre esenzioni disponibili per le reclute idonee. In pratica ciò significa che insegnanti, scienziati, medici, ingegneri e tutti gli altri possono essere arruolati con le nuove leggi che si stanno per adottare, anche se questa scelta rischia di ipotecare il sostegno a Zelenskyj soprattutto nelle grandi città di Kiev, Odessa e Kharkiv.

 

Inoltre anche con la nuova mobilitazione, ci vorranno mesi per addestrare reclute per lo più riluttanti e gettarle sul campo di battaglia mentre, quando l’addestramento verrà completato, Kiev potrebbe avere perso altri territori nei confronti dei russi.

Anche la Mosca dovrà presto prendere importanti decisioni militari e politiche. Queste potrebbero arrivare dopo le elezioni russe di metà marzo. Anche se Putin verrà certamente rieletto, si trova ad affrontare il malcontento interno a causa della guerra. Sinora ha resistito a ulteriori arruolamenti sostenendo che ci sono abbastanza volontari per soddisfare i requisiti attuali.

 

Ma nonostante i bombardamenti di questi giorni sull’Ucraina e nonostante i proclami, Putin non ha ancora deciso un’offensiva russa su larga scala per sfruttare la crescente incapacità dell’esercito ucraino di fermare gli attacchi russi. Quindi, attualmente, le operazioni militari in corso mirano a rafforzare le posizioni territoriali e non si si profila una offensiva su larga scala che tenda a ribaltare i rapporti di forza.

 

Le ragioni di questa scelta strategica sono tre.

In primo luogo, la Russia sa che intraprendere un’offensiva massiccia sarebbe costoso in termini di vittime e perdita di attrezzature.

In secondo luogo, Putin non vuole rischiare disordini interni che potrebbero danneggiare la sua presa politica sul Paese.

In terzo luogo, la Russia vuole mantenere forze sufficienti per proteggerla da una guerra più ampia con la NATO.

 

La nomenklatura del Cremlino è consapevole che se gli Stati Uniti temessero il collasso dell’Ucraina, potrebbero anche cercare l’effettivo ingresso della NATO in guerra, utilizzando la potenza aerea loro e degli alleati e altre risorse per sostenere il regime ucraino.

Di conseguenza, la pianificazione russa è attenta nel cercare di contenere la guerra in territorio ucraino sperando in un accordo negoziato per evitare uno scontro diretto con la NATO.

 

Tuttavia c’è il rischio che l’esercito ucraino possa collassare nei prossimi mesi e in ogni caso è improbabile che la Russia accetti un accordo di cessate il fuoco senza una soluzione politica, che comunque Zelenskyj non vuole.

 

Dal momento che la diplomazia occulta di Washington per cercare di organizzare un cessate il fuoco e congelare il conflitto non ha dato alcun frutto, le uniche scelte sono:

o entrare in guerra (il che significa una guerra in Europa) o concludere un accordo. Ma se Washington vuole davvero un accordo politico, Zelenskyj non può negoziarlo e allora dovrà uscire di scena, magari con incolpo di stato come lo furono i moti di piazza Maidan del gennaio 2014.

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