Politica

Un mese di Governo Meloni: la riscrittura delle emergenze

di Fabiana D’Eramo

In un mese di vita il governo Meloni ha messo in chiaro quali sono le sue priorità e quali le emergenze. Siamo in piena stagione di Manovra, e infatti, nella notte tra lunedì 21 e martedì 22 novembre, l’esecutivo ha varato la sua prima legge di Bilancio. Il testo ora passa nelle mani del Parlamento e punta, secondo le intenzioni del governo, a dare un segnale di discontinuità rispetto al passato. Palazzo Chigi assicura che la priorità è al caro energia. Ma dal 22 ottobre altri temi conquistano spazi nella cronaca politica, occupano titoli di giornali, penetrano nei commenti degli opinionisti televisivi, dilagano nell’internet: la lotta ai rave, “il” presidente al maschile, la conferma dell’ergastolo ostativo, il condono ai medici No Vax, la criminalizzazione del soccorso in mare. Quanto tutto questo sia davvero urgente è difficile dirlo. Sono parole che non rimandano tutte a veri e propri temi d’emergenza, almeno non paragonabili alla crisi economica, alla crisi energetica, ma che certo hanno pur una certa rilevanza. E se trenta giorni di governo sono ancora troppo pochi per fare un bilancio, è vero però che finisce in agenda quello che per la politica è più importante. Quello su cui si vuole costruire il consenso.

È evidente che ciò che è importante per il nuovo esecutivo dovesse finire nel primo decreto legge con la sua firma. Con grande sorpresa, il primo provvedimento del governo Meloni ha avuto a che fare con i rave. Galeotta fu la festa organizzata a Modena alla fine del mese di ottobre. Per chi organizza questo genere di eventi e occupa abusivamente edifici o terreni è prevista una pena fino a sei anni di carcere, poi abbassata a cinque, anziché i due attuali. Purché ci siano almeno cinquanta persone e qualcuno – chi? E secondo quali criteri? –  ne stabilisca il “pericolo per l’ordine pubblico”. In risposta alle critiche – potrebbe trattarsi di un delirio anticostituzionale – Matteo Salvini alza le spalle: “Le leggi si rispettano.” A scapito del diritto di protesta pacifica.

Nello stesso provvedimento, la conferma dell’ergastolo ostativo. Il «fine pena mai» per chi non collabora con la giustizia, nonostante la buona condotta. A riguardo, l’Unione delle Camere Penali ha emesso una dura nota: anche in questo caso si ritiene che la norma del governo sia in contrasto con i principi stabiliti dalla Corte Costituzionale.

E se nel medesimo testo è contenuto il reintegro del personale sanitario No Vax, capiamo che è davvero in corso un cambio di guardia. La vera discontinuità è qui, non nella Manovra. La vaccinazione, non solo anti-Covid, che è un dovere etico e deontologico ma ha, nel corso degli ultimi due anni, rappresentato una scelta ideologica se non politica, cessando di essere un obbligo, ridimensiona il carattere emergenziale della crisi sanitaria appena scampata e tira acqua ai mulini dei tessitori di trame complottistiche che hanno aggredito case farmaceutiche e così detti poteri forti.

Il pugno duro contro questo potere d’establishment non poteva infatti non colpire di nuovo anche l’Unione Europea, che tra tutti i “poteri forti” è quello più martoriato. In questo caso, la questione politica si combatte ancora sulla pelle dei migranti. Il Ministro dell’Interno Piantedosi, prefetto, ex capo gabinetto di Salvini durante il governo Conte I, ha ripreso dove il leader leghista si era fermato, con l’unica differenza che lo stallo che avveniva lasciando le persone in mare ora si ripete dentro il porto. Gli scontri con la Francia non hanno impedito a Piantedosi di sperare di ottenere il via libera al blocco navale e la sospensione delle operazioni di salvataggio in mare. Anzi, hanno acuito il desiderio di usare l’emergenza degli sbarchi dei migranti provenienti dal Nord Africa, in un’Europa che in pochi mesi ha dovuto accogliere quasi cinque milioni di profughi ucraini, come pretesto per applicare una logica elettoralmente redditizia ma non fondata sui dati. Ad oggi alla stampa non è permesso accedere ai porti se non traghettata da parlamentari in visita, principalmente dell’opposizione, è difficile filmare gli sbarchi in tv e non vengono diffusi comunicati stampa della Guardia Costiera per conoscere i numeri.

È chiaro che nessuno nega che la questione migratoria sia una emergenza e come tale vada affrontata. Ma non si può pensare di risolverla sbattendo pugni su tavoli inesistenti. L’Europa non può tradire la sua identità ignorando persone che cercano di sopravvivere nella traversata in mare, e né può prendersi la responsabilità di restare indifferente e non aiutare gli stati membri quando sono i governi nazionali a non voler delegare la questione a Bruxelles, proprio in nome della loro sovranità.

Nella riscrittura delle emergenze e delle soluzioni a suddette urgenze conta molto il sentimento dell’elettorato, che ancora oggi continua a dare forte sostegno al partito che ha indubbiamente vinto il 25 settembre. Ma ora che sul tavolo delle trattative c’è la Manovra, e l’economia polarizza meno del tema dell’immigrazione, il governo sarà costretto a riflettersi nello specchio dei numeri e della realtà dei fatti, che non si può rompere né a pugni né a manganellate.

Related posts

Salute Mentale: Fenascop a Draghi, SSN al collasso. Bonus psicologico è un piccolo ristoro

Redazione Ore 12

Letta punta sul “voto utile”. Ma la sfida non si polarizza

Redazione Ore 12

Gino Strada (Emergency): “La Sanità torni allo Stato”

Redazione Ore 12