Esteri

USA, alle prese con le spie cinesi nella guerra per il predominio tecnologico

 

di Giuliano Longo

L’amministrazione Biden ha forse lanciato il più grande esperimento di politica industriale della storia, impedendo alla Cina di assumere la leadership tecnologica sugli Stati Uniti e sul resto del mondo. Le due principali spinte sono restrizioni radicali e coordinate sulla vendita di semiconduttori e apparecchiature per la produzione di chip alla Cina e massicci investimenti in semiconduttori e altre tecnologie avanzate negli Stati Uniti. Lo stesso problema si pose negli anni ’80 quando a Washington erano preoccupati della penetrazione dei giapponesi nella loro catena di fornitura di semiconduttori. Fu George HW Bush, a creare Sematech, una iniziativa di cooperazione governo-università-industria. Nel 1987 il Giappone ottenne alcuni guadagni nei semiconduttori, ma il vantaggio degli Stati Uniti non fu completamente eroso. Sematech esiste ancora con sede ad Albany che è il centro di un boom di semiconduttori nello stato di New York. Obama nel 2000 e ha cercato di avviare un’industria di auto elettriche sulla base delle batterie agli ioni di litio, ma i repubblicani fecero una forte pressione sul Dipartimento dell’Energia contro le sovvenzioni e le garanzie sui prestiti, facendoli ritirate a Solyndra e A123 Systems che andarono in bancarotta mentre le attività di A123 furono acquisite dai cinesi. L’unico beneficiario del finanziamento , guarda caso considerando le sue simpatie trumpiane, fu la Tesla di Elon Musk. I laboratori americani in tecnologie sofisticate sono all’avanguardia nel mondo, ma secondo alcuni osservatori, la principale debolezza non è la ricerca di base, ma commercializzare queste idee che per ora restano relegate ai laboratori. L’ imprenditore tecnologico in America deve affrontare una difficile sfida per anni con enormi difficoltà nella raccolta di capitali, quando i finanziatori, i venture capitalist, ovviamente vogliono fare soldi a breve termine, massimo entro entro i 5 anni. Biden ha dato molti soldi al National Institutes of Health, per esempio, ma NIH sa poco sulla commercializzazione delle tecnologie, la Cina invece rende disponibili enormi quantità di fondi per sviluppare idee che sono state rubate o “concesse in licenza” da scienziati degli Stati Uniti e altrove. Ma c’è un’altro grosso problema: si tratta dello spionaggio cinese in tutte le sue molteplici forme. I cinesi sono penetrati in molti dei sistemi informatici degli Stati Uniti , ma+a Pechino utilizza anche la presenza di 360.000 studenti cinesi nelle università americane e la stessa comunità cinese-americana per rubare idee. Una percentuale di questi studenti sta imparando nei laboratori americani e poi trasferisce le idee a casa, il che è considerato un gioco leale. Ma altri ricercatori e scienziati cinesi gestiscono laboratori ombra in Cina pagati dal Governo o semplicemente vendono tecnologie al Ministero della Sicurezza dello Stato. Nella società USA della globalizzazione e del libero mercato(ormai non più tanto libero dopo le le sanzioni alla Russia) si richiedono strumenti di contrasto estremamente sofisticati a queste forme di spionaggio, ma se poi i tuoi prodotti (anche sofisticati) , in nome del profitto, li vendi alla Cina o (sottobanco) alla Russia il gioco diventa più difficile.

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