Esteri

USA, gli arabi di nazionalità americana potrebbero influire sulle elezioni presidenziali

 

di Giuliano Longo

 

La sinistra del partito democratico Usa, gli arabi americani e in generale gli americani di fede musulmananon condividono la politica estera dell’amministrazione Biden nei confronti del conflitto a Gaza.

Secondo un recente sondaggio Gallup,il 55% degli americani disapprova le azioni di Israele, contro il 36%di chi invece  le approva. Tra i democratici il 75% degli intervistati disapprova l’operazione militare di Israele, contro il 18% favorevole. Anche tra gli indipendenti, l’operato di  Netanyahu è impopolare, con il 60% che disapprova l’operazione militare israeliana a Gaza. Anche se in calo, la maggioranza deirepubblicani – il 64% – è invece favorevolealla guerra di Tel Aviv contro Hamas.

La diffusa opposizione dei democratici alle azioni di Israele rappresenta un punto critico per l’amministrazione Biden che viene accusato di essere troppo allineato con la politica israeliana, Più in generale l’indice di gradimentoper la sua gestione della situazione in Medio Oriente è, secondo Gallup,solo del 27%degli intervistati. Va anche ricordato che nel  2020 la maggioranza  gli arabi americani aveva sostenuto hanno sostenuto  Biden contro Donald Trump.

Secondo l’Arab American Institute,gli arabi americani sono circa 3,5 milioni e rappresentano  l’1% della popolazione statunitense. Il 65% è cristiano, mentre il 30%  è musulmano. Il Michigan, ospita la più grande comunità arabo-americana degli Stati Uniti – oltre il 40% della popolazione- della città di Dearborn.

 Georgia, Michigan e Pennsylvania che ospitano numerose comunità arabe, saranno fondamentali per eleggere il prossimo presidente ed è proprio in questi Stati che il margine di differenza fra Demarcatici e Repubblicani è davvero esiguo.

Donald Trump ha sempre promosso una politica filo-israeliana, autorizzando nel 2017, il trasferimento dell’ambasciata USA da Tel Aviv a Gerusalemme e promuovendo gli Accordi di Abramo, che nel 2020 normalizzavano i rapporti Israele-Emirati Arabi Uniti e quelli fra  Bahrein e Israele.

Recentemente The Donaldha invece  espresso  alcune critiche verso la politica israeliana a Gaza, affermando  che avrebbe reagito come Israele dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, ma che Tel Aviv sta perdendo il sostegno internazionale e dovrebbe concludere la sua guerra.

Fox News Trump ha ribadito che “bisogna finirla e farlo velocemente e tornare a un mondo di pace. Abbiamo bisogno di pace nel mondo, abbiamo bisogno di pace in Medio Oriente”con dure critiche a Netanyahu, che a quanto pare gli era antipatico anche durante la sua presidenza.

Ma la reale posizione di Trump non è proprio chiara. Infatti ha anche definito i democratici progressisti che chiedono un cessate il fuoco “pazzi” che “odiano Israele” aggiungendo  che gli ebrei che votano democratici“odiano Israele” e “odiano la loro religione”.

Va ricordato che suo genero, Jared Kushner, ex consigliere di politica estera, ha legami personali con la famiglia Netanyahu. Di recente ha rilasciato un’intervista all’Università di Harvard nel corso della quale ha suggerito che i rifugiati palestinesi potrebbero essere dislocati nel desertoisraeliano fuori Gaza e  non tornare mai più e ch i palestinesi non devono avere un proprio stato.

 

The Donald gioca dunque con le tre carte. Da un lato, perché non vuole perdere il sostegno della maggioranza degli elettori repubblicani e di larga parte dell’establishment conservatore a favore di Israele da sempre, Dall’altra vuole venir rappresentato come un “presidente di pace” in contrapposizione al guerrafondaio Biden.

Ma è invece molto probabile che nel caso della sua vittoria alle presidenziali non si discosterebbe molto dalla linea sinora adottata da Biden, smaltiti i fumi della sbornia elettorale. Altra storia è invece la posizione del Tycoon su Ucraina, Nato ed Europa che preoccupa l’establishment occidentale…

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