Primo piano

Vendiamo la nostra libertà per divenire schiavi!

Cap. VIII di “La Repubblica” di Platone e “Le gazze ladre” di Ken Follet *** «Così muore la democrazia: per abuso di sé stessa. E prima che nel sangue, nel ridicolo.» *** Sarà perché il cittadino è pur sempre lo stesso uomo e non vuole comprendere che deve interessarsi di ogni aspetto della democrazia e di ciò che da essa ne deriva, come la giustizia.
La giustizia è importante per l’esercizio della democrazia. La democrazia è importante per l’esercizio della giustizia. Il disinteresse dimostrato dalla classe politica italiana verso noi periti mi avvilisce a tal punto dal non desiderare, questa settimana, di scrivere di perizie o simili. Desidero, invece, segnalarvi due brani da due libri che ho il piacere di leggere molti anni fa. Il primo, una libera traduzione di Indro Montanelli al cap. VIII di “La Repubblica” di Platone pubblicato da Rizzoli “La stecca nel coro”.
“Quando la città retta a democrazia si ubriaca, con l’aiuto di cattivi coppieri, di libertà confondendola con la licenza, salvo a darne poi colpa ai capi accusandoli di essere loro i responsabili degli abusi e costringendoli a comprarsi l’impunità con dosi sempre più massicce d’indulgenza verso ogni sorta d’illegalità e di soperchieria; quando questa città si copre di fango accettando di farsi serva di uomini di fango per poter continuare a vivere e ad ingrassare nel fango; quando il padre si abbassa al livello del figlio e si mette, bamboleggiando, a copiano perché ha paura del figlio; quando il figlio si mette alla pari del padre e, lungi dal rispettarlo, impara a disprezzarlo per la sua pavidità; quando il cittadino accetta che, di dovunque venga, chiunque gli capiti in casa possa acquistarvi gli stessi diritti di chi l’ha costruita e c’è nato; quando i capi tollerano tutto questo per guadagnare voti e consensi in nome di una libertà che divora e corrompe ogni regola ed ordine, c’è da meravigliarsi che l’arbitrio si estenda a tutto, e che dappertutto nasca l’anarchia e penetri nelle dimore private e perfino nelle stalle?
In un ambiente siffatto, in cui il maestro teme ed adula gli scolari e gli scolari non tengono in alcun conto i maestri; in cui tutto si mescola e confonde; in cui chi comanda finge, per comandare sempre di più, di mettersi al servizio di chi è comandato e ne lusinga, per sfruttarli, tutti i vizi; in cui i rapporti fra gli uni e gli altri sono regolati soltanto dalle reciproche compiacenze nelle reciproche tolleranze; in cui la demagogia dell’uguaglianza rende impraticabile qualsiasi selezione, ed anzi costringe tutti a misurare il passo sulle gambe di chi le ha più corte; in cui l’unico rimedio contro il favoritismo consiste nella reciprocità e moltiplicazione dei lavori; in cui tutto è concesso a tutti in modo che tutti ne diventino complici; in un ambiente siffatto, quando raggiunge il culmine dell’anarchia, e nessuno è più sicuro di nulla, e nessuno è più padrone di qualcosa perché tutti lo sono, anche del suo letto e della sua madia a parità di diritti con lui e i rifiuti si ammonticchiano nelle strade perché nessuno può comandare a nessuno di sgombrarli; in un ambiente siffatto, dico, pensi tu che il cittadino accorrerebbe in armi a difendere la libertà, quella libertà, dal pericolo dell’autoritarismo?
Ecco, secondo me, come nascono e donde nascono le tirannidi. Esse hanno due madri. Una è l’oligarchia quando degenera, per le sue lotte interne, in satrapia. l’altra è la democrazia quando, per sete di libertà e per l’inettitudine dei suoi capi, precipita nella corruzione e nella paralisi. Allora la gente si separa da coloro cui fa colpa di averla condotta a tanto disastro e si prepara a rinnegarla prima coi sarcasmi, poi con la violenza, che della tirannide è pronuba e levatrice.
Così muore la democrazia: per abuso di sé stessa. E prima che nel sangue, nel ridicolo”.
Il secondo un dialogo da “Le gazze ladre” di Ken Follet edito da Mondadori.
«Sì. Nell’East End i poliziotti e i malviventi crescono insieme, frequentano le stesse scuole, vivono nelle stesse strade. Si conoscono tutti.»
«Ma se conoscono i criminali, perché non li sbattono dentro? Sarà perché non riescono a dimostrare nulla.»
«Ora ti spiego come funziona» disse Percy. «Quando hanno bisogno di una condanna, prendono qualcuno che appartiene a quel particolare giro. Se si tratta di un furto, prendono un ladro. Non ha importanza che si tratti del vero responsabile di quel crimine, perché possono comunque costruire l’accusa: corrompere testimoni, falsificare confessioni, inventare prove. Ovviamente, a volte si commettono degli errori e persone innocenti finiscono in carcere, e spesso questo sistema viene usato anche per saldare vecchi conti personali e via dicendo. Ma nella vita niente è perfetto, no?»
«Mi stai dicendo che la trafila di magistrati, tribunali e giurie è tutta una farsa?»
«Una farsa antica e ben collaudata che fornisce un’occupazione redditizia a cittadini altrimenti inutili che fanno la parte di investigatori, avvocati e giudici.»
«La tua amica scassinatrice è mai finita in galera?»
«No. Si può sfuggire alla legge se si è disposti a pagare sostanziose bustarelle e si sta attenti a coltivare amicizie fra i poliziotti. Diciamo che tu vivi nella stessa strada dell’adorata mammina dell’ispettore Callahan. La vai a trovare una volta alla settimana, le chiedi se ha bisogno che tu vada a farle la spesa, ammiri le foto dei nipotini… e a questo punto l’ispettore Callahan non se la sente di sbatterti dentro.»
Si fatica a credere ai secoli che dividono Platone da Ken Follett e fatichiamo a trovare strette analogie con la situazione del nostro paese. In fondo parliamo sempre delle stesse cose. Sarà perché il cittadino è pur sempre lo stesso uomo e non vuole comprendere che deve interessarsi di ogni aspetto della democrazia e di ciò che da essa ne deriva, come la giustizia. Lo stesso cittadino che non considera quanto importante sia la libertà fin quando non ne viene privato e quanto sia importante essere indipendente e non schiavo di politici, medici, padroni o chiunque voglia imporre decisioni all’interno della tua sfera personale. L’attuale vicenda dei vaccini non è un riferimento casuale. Con la pretesa obbligatorietà non solo si invade la libertà personale ma forse si influenzano le idee di gran parte della popolazione del pianeta e li si abitua ad essere schiavi più o meno consapevoli.

Alessio Russo
Presidente Nazionale del Collegio Periti Italiani
alessio-russo@collegioperiti.it

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