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  Verso il Conclave per il successore di Francesco, tra divisioni e incertezze

 

Il Conclave per eleggere il 267° successore di Pietro inizierà il 7 maggio prossimo. Lo ha deciso il Collegio dei cardinali, durante la quinta Congregazione generale. A dare l’annuncio ufficiale è stato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, durante il briefing odierno con i giornalisti in Sala Stampa vaticana. Sono quattro le votazioni: due al mattino e due al pomeriggio. Ogni scrutinio è composto da tre fasi. Nella prima si eleggono tre scrutatori, revisori e tre incaricati di raccogliere i voti dei cardinali impossibilitati per malattia. Su scheda è scritta la frase in latino “Eligo in Summum Ponteficem”, “Eleggo il Sommo Pontefice”, sotto cui ogni cardinale scrive il nome del suo candidato. Poi avviene il conteggio e la lettura del nome. Alla fine, avviene la bruciatura delle schede, per garantire la segretezza del voto. Grazie a particolari sostanze chimiche combinate tra loro si definisce il colore della fumata: nera in caso non si sia raggiunto il quorum, bianca in caso positivo. Per avere l’elezione, bisogna ottenere almeno i due terzi dei voti dei cardinali elettori, quelli con meno di 80 anni. Il ballottaggio avviene a partire dal 34esimo scrutinio tra i due nomi che hanno ottenuto la maggioranza dei voti. Una volta arrivati a un nome si chiede al cardinale se accetta l’incarico. E in caso positivo il nome che sceglie. Il nuovo Papa si reca nella stanza delle lacrime, un ambiente annesso alla Cappella Sistina dove sfogare l’emozione del momento e iniziare la vestizione con l’abito talare. In bianco si ripresenta davanti i cardinali e si chiude la seduta con il canto del Te Deum. Dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro avviene l’annuncio ai fedeli: “Habemus Papam”. E il pontefice si presenta. In questi giorni, sono tanti già i nomi dei possibili successori di Papa Francesco che i media e i vaticanisti hanno ripetuto più volte: gli italiani Matteo Zuppi (presidente della Conferenza Episcopale Italiana), Pierbattista Pizzaballa (patriarca di Gerusalemme dei Latini) a Pietro Parolin (Segretario di Stato della Santa Sede). Tra i ‘papabili’ anche il filippino Luis Antonio Tagle e il francese Jean-Marc Aveline. E anche Fridolin Ambongo Besungu, cardinale e arcivescovo della Repubblica Democratica del Congo, Peter Erdo di Budapest, Anders Arborelius, svedese, lo statunitense Joseph Tobin e lo spagnolo Juan José Omella. “Chi entra Papa, esce cardinale” si dice tradizionalmente, ma restano alte attenzione e curiosità per sapere se i pronostici avranno indovinato. Una cosa è certa, gli occhi restano puntati su San Pietro.

 

Da dove arrivano i cardinali che leggeranno il nuovo Papa

Provengono da 71 diversi Paesi dei cinque continenti i 135 cardinali elettori che entreranno in Conclave per scegliere il 267.mo Pontefice. A essere rappresentate sono 17 nazioni dell’Africa, 15 dell’America, 17 dell’Asia, 18 dell’Europa e 4 dell’Oceania. Per la prima volta hanno cardinali elettori autoctoni 12 Stati, da una parte all’altra del Pianeta: da Haiti il cardinale Chibly Langlois, da Capo Verde Arlindo Furtado Gomes, dalla Repubblica Centrafricana Dieudonné Nzapalainga, dalla Papua Nuova Guinea John Ribat, dalla Malesia Sebastian Francis, dalla Svezia Anders Arborelius, dal Lussemburgo Jean-Claude Hollerich, da Timor Est Virgilio do Carmo da Silva, da Singapore William Seng Chye Goh, dal Paraguay Adalberto Martínez Flores, dal Sudan del Sud Stephen Ameyu Martin Mulla e dalla Serbia Ladislav Nemet. In totale, nella Cappella Sistina si ritroveranno 53 cardinali europei, 37 americani (16 America del Nord, 4 America Centrale, 17 America del Sud), 23 asiatici, 18 africani e 4 oceaniani.

 

 

L’abate Donato Ogliari in Congregazione: “C’è smarrimento generalizzato nella Chiesa. Lasciatevi guidare dallo Spirito Santo”

 

 

La congregazione generale dei cardinali è stata apertai dalla meditazione dell’abate dom Donato Ogliari. Una lunga riflessione sul cammino della Chiesa per il futuro ma anche sul momento della scelta del nuovo pastore. “Anche se il luogo del conclave, come dice il termine stesso, è un luogo chiuso a chiave, esso sarà in realtà spalancato sul mondo intero, se a prevalere sarà la libertà dello Spirito che, quando tocca i cuori e le menti, ringiovanisce, purifica, ricrea”, ha detto il benedettino. “Lasciate, dunque, che la luce dello Spirito – è stato l’invito del predicatore ai cardinali che dal 7 maggio entreranno in conclave -incroci la vostra libertà; lasciate che entri in dialogo con voi, con il vostro mondo interiore e, tramite voi, con quel mondo così variegato e universale di cui siete espressione; lasciate che si insinui nelle pieghe dei vostri colloqui, dialoghi, confronti; e lasciate che trovi posto anche nelle dinamiche, talora dialettiche, che caratterizzano ogni consesso umano, e dunque anche il vostro”. Dom Ogliari ha concluso: “Lasciate che sia davvero Lui, lo Spirito Santo, il protagonista principale, che sia Lui a plasmare i vostri cuori, ad accendere le vostre menti e a illuminare i vostri occhi perché possiate sentire, comprendere e vedere le meraviglie che il Signore sta per compiere per il bene della sua Chiesa e del mondo intero”. Poi Ogliari parla di “uno smarrimento generalizzato serpeggia nella Chiesa. Pensiamo, ad esempio, alla preoccupazione derivante dalla rarefazione delle vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa; pensiamo alla ricerca faticosa di nuovi linguaggi e approcci pastorali che parlino in maniera efficace all’uomo di oggi; pensiamo al ripensamento del modello “parrocchia”, al ruolo della donna nella Chiesa; pensiamo al rischio sempre incombente del clericalismo, della burocratizzazione del ministero presbiterale, ma anche dell’iper-attivismo che soffoca la vita spirituale e dissecca il pozzo della preghiera. Anche qui, si potrebbe proseguire nell’elenco delle criticità che attraversano il cammino della Chiesa, ma non è mia intenzione stilare un cahier de doléance, e tanto meno abbandonarci a una sterile autocommiserazione. Anche perché non va dimenticato – e questo ci dà conforto e ci sprona a camminare spediti sulle vie del Vangelo –l’immenso bene che la Chiesa compie a qualsiasi latitudine. Soprattutto, come non rimanere edificati dall’esempio di tanti nostri fratelli e sorelle che vivono in luoghi del pianeta in cui professare la fede cristiana comporta l’ostracismo o addirittura la morte?”.

L’abate – nelle meditazioni – ha toccato anche la piaga della pedofilia nella Chiesa: “Per cominciare, molta strada è stata fatta nel prendere coscienza dell’esistenza nel suo seno di quella piaga purulenta rappresentata dagli abusi sessuali, piaga per la quale è stato chiesto perdono e per la quale sono stati messi in campo rimedi atti a debellarla. Ma uno smarrimento generalizzato serpeggia nella Chiesa anche a proposito di altri ambiti della sua vita.  Tutto ciò è un segno che la presenza viva del Risorto non cessa di accompagnare la sua Chiesa sui sentieri tortuosi e zigzagati della storia! Ma è anche un segno che in un mondo all’apparenza distratto, indifferente, pieno di egoismo e di contraddizioni, non manca la fame di autenticità, di bellezza, di bontà, di verità”.

aggiornamento la successione a Francesco ore 15.23

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