La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha fatto capire di essere pronta a cooperare con i partiti di estrema destra per assicurarsi un secondo mandato dell’UE. Intervenendo al dibattito di Maastricht, organizzato da POLITICO e Studio Europa Maastricht, ha indicato che sarebbe aperta a un accordo con il gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (ECR di cui è presidente Giorgia Meloni)) dopo le elezioni europee di quest’estate. Gli eurodeputati del gruppo ECR sono generalmente euroscettici e sicuramente più a destra rispetto ai centristi di Ursula, ma si prevede che alle prossime elezioni europee aumenteranno il proprio consenso.
Una sorta di accordo tra l’ECR e i solo Partito popolare europeo (PPE) significherebbe uno spostamento a destra per il processo decisionale dell’UE, sui temi della migrazione, dei diritti delle donne e dell’ambiente. Inoltre un simile accordo spaccherebbe la storica alleanza fra il PPE e i socialistiche tradizionalmente ha governato Mentre von der Leyen ha escluso un patto con il gruppo di estrema destra, Identità e Democrazia – di cui fa parte la francese Marine Le Pen, ma è stata più equivoca quando si è trattato di lavorare con l’ECR, presieduto da Giorgia Meloni. Per ora solo segnali di fumo…
Una collaborazione con l’ECR “dipende molto-a detto-da come è la composizione del Parlamento e da chi fa parte di quale gruppo
Negli ultimi anni, i politici con opinioni di estrema destra su questioni come l’immigrazione, hanno ottenuto successi vincendo elezioni nazionali e regionali e primeggiando nei sondaggi d’opinione in Francia, Italia, Paesi Bassi e Germania.
Tuttavia aprire la strada a un accordo con l’ECR è una strategia rischiosa perché Ursula avrà comunque bisogno, per la sua ricandidatura, del sostegno del gruppo dei Socialisti e Democratici, che secondo i sondaggi arriverà secondo nelle elezioni di giugno.
Una coalizione libera composta dal PPE di von der Leyen, più socialisti e liberali – a volte affiancati dai Verdi – già guida il blocco in Parlamento dal 2019.
Secondo il sistema dell’UE, la nuova Commissione europea nominata dai leader dell’UE dopo le elezioni, richiederà il sostegno della maggioranza dei 720 eurodeputati eletti al Parlamento per poter assumere l’incarico. Va notato che l’ultima volta, nel 2019, von der Leyen ha superato la soglia solo per 9 voti.
Ma Ursula ha già stabilito le condizioni per lavorare con parti dell’ECR, affermando che i partiti che si uniscono alla sua presunta coalizione devono essere pro-NATO, pro-UE, pro-Ucraina e pro-stato di diritto.
Condizioni troppo genericheper escludere questa alleanza con la destra sulla quale l’attuale Presidente della Commissione UE punta le sue carte.
Probabilmente convinta che sarà il numero dei deputati ECR, che uscirà dalle urne, a fare la differenza, e di numeri Giorgia ne poterà molti. Almeno stando alle previsioni…
Balthazar