Esteri

Washington preoccupata per l’acquisizione di quote cinesi sul terminal di Amburgo

di Giuliano Longo

C’è grande insoddisfazione a Washington per gli accordi Germania/ Cina per l’acquisizione da parte di Pechino di quote del porto di Amburgo. Analoga insoddisfazione fu espressa per il gasdotto North Stream 2 proveniente dalla Russia, nonostante propio Angela Merkel, alla fine del suo mandato ,raggiungesse un accordo con Biden per la sua attivazione, ma abbiamo visto come è andata a finire a causa del conflitto ucraino.

Ora, secondo analisti Usa accreditati, l’Europa si sta rendendo conto dei pericoli di un eccessivo affidamento su poteri autoritari, ma in gran parte manca degli strumenti necessari per mitigare le dipendenze da questi regimi. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e la successiva trasformazione in armi della dipendenza energetica dell’Europa da Mosca ha colpito ogni angolo dell’economia del continente.

L’Europa potrebbe comunque adattarsi rapidamente all’uso coercitivo da parte della Russia del suo controllo sulle infrastrutture critiche europee e sul petrolio e il gas naturale , ma è accaduto il contrario per quanto riguarda il ruolo crescente della Cina nei porti europei e nei servizi di spedizione che li attraversano .

Ne è un esempio la compagnia di navigazione statale cinese COSCO che cercava una quota del 35% nel terminal Tollerort nel porto di Amburgo. Dopo mesi di discussione, il governo tedesco ha approvato un investimento modificato che, se COSCO accetterà la controfferta, porterà al 24,9% di proprietà.

Le conseguenze  sul Mercato Comune derivano dal fatto che Berlino rappresenta solo l’ultimo di una  tendenza dei governi degli Stati membri a consentire alla COSCO di proprietà statale cinese di sfruttare i vantaggi del mercato per acquisire quote di mercato nell’Unione europea.

Con la variabile che la COSCO è una azienda diversa dai suoi concorrenti europei, quindi le disparità di condizioni di cui beneficia e la crescente portata della sua impronta nel mercato comune, secondo Washington, sono  tutti fattori che generano rischi di dipendenza a lungo termine.

Pertanto fra i suggerimenti“disinteressati”dell’amministrazione Biden, il primo sarebbe quello di un’ulteriore europeizzazione del meccanismo di controllo degli investimenti dall’estero in UE, che è operativo dal 2020 e valuta i rischi acuti e immediati per la sicurezza nazionale o l’ordine pubblico, ma ora è tempo distendere la normativa agli effetti a lungo termine, magari indicati da Washington con una sfera di cristallo.

Un ulteriore cambiamento potrebbe riguardare il modo in cui vengono applicate le regole europee anti-monopolio, mentre una legge sul cabotaggio marittimo. terrestre e aereo, può anche eliminare le distorsioni che COSCO.

In USA c’è la convinzione COSCO presenti rischi per la sicurezza nazionale ed economica non attraverso un singolo investimento in un porto europeo,  ma a causa del fatto che il gigante delle spedizioni cinesi è uno strumento per Pechino per promuovere i suoi interessi strategici operando con poteri monopolistici.

Ciò non significa, bontà loro,  che la Germania o l’Unione Europea debbano mirare a bloccare tutti gli investimenti da COSCO, limitare tutte le sue navi dai porti europei o eliminare gli investimenti che ha già effettuato. Ma riconfigurare il quadro su come gestire le dipendenze dalle aziende dai regimi autoritari  in un mondo che cambia.

 

Un argomento a favore dell’approvazione dell’accordo di Amburgo era che altri importanti porti nelle vicinanze, Rotterdam e Anversa, hanno posizioni azionarie simili con COSCO,  ma quegli investimenti sono avvenuti in un momento in cui la strategia europea era quella di attrarre più investimenti cinesi, e ben prima dell’invasione russa dell’Ucraina. Ma ora la danza geopolitica la guida Washington e le cose sono cambiate.

Quindi secondo gli esperti USA un nuovo quadro richiede che vengano affrontate due aree principali: lo screening degli investimenti delle infrastrutture critiche per l’Unione europea e le misure per mitigare le distorsioni di un’entità come COSCO e le sue altre società.

In primo luogo, il controllo degli investimenti nelle infrastrutture critiche dovrebbe essere “europeizzato” e rafforzato  poiché la decisione di autorizzare o bloccare un investimento è attualmente di competenza degli Stati membri.

Casi passati come quelli degli investimenti nel porto greco del Pireo, che non hanno subito alcun meccanismo di controllo, a cominciare da quelli di Amburgo, approvati con emendamento, e di Trieste da China Merchant Group, che non si sono concretizzati, dovrebbero invocare valutazioni degli Stati membri., anche se l’acquisizione ad Amburgo è stata presa in parte a causa dei timori che COSCO potesse reindirizzare i flussi di spedizione verso Rotterdam o Anversa. 

A tutt’oggi  l’E.U. può solo consigliare i governi degli Stati membri su come procedere per quanto riguarda le transazioni che avvengono all’interno dei loro confini e si concentra sulla sicurezza e sull’ordine pubblico, lasciando poco spazio a questioni che non soddisfano il requisito dei rischi per la sicurezza della “pistola fumante”, ovvero il fatto evidente.Alcuni Stati membri, come l’Italia e la Francia, hanno applicato il loro meccanismo di screening in modo più flessibile, ma come declinare lo strumento e la sua applicazione resta nelle mani dei governi nazionali.

L’Unione Europea è in procinto di approvare un regolamento sulle sovvenzioni estere distorsive che le consentirebbe di controllare i paesi non UE, fra cui imprese sovvenzionate da paesi esteri che possono causare distorsioni del mercato e danneggiare la parità di condizioni, misura che dovrebbe colpire in particolare la Cina .

Sebbene molti europei possano sentirsi a “disagio” (o magari non essere d’accordo in una situazione di crisi economica, se non ancora di recessione) la soddisfazione sarebbe quella  di preservare “i valori europei” come la concorrenza leale, che già fa acqua da tutte le parti.

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