Diecimila tonnellate di rifiuti indifferenziati non inceneriti possono creare fino a 386 posti di lavoro e “per questo noi siamo contrari all’incenerimento, perché brucia anche posti di lavoro. L’economia circolare produce lavoro”. Così Natale Di Cola della segreteria della Cgil di Roma e del Lazio illustrando le proposte del piano Cgil-Legambiente per l’economia circolare nella Capitale. Secondo dati relativi al mese di giugno del 2022, solo nel riutilizzo della materia tessile si stima la creazione di 20-35 posti di lavoro ogni mille tonnellate lavorate; nell’ambito del recupero di prodotti per la casa si creano tra i 35 e 70 posti di lavoro ogni mille tonnellate lavorate. Infine riutilizzando gli apparecchi provenienti dall’elettronica e dal settore informatico si generano 60-140 posti di lavoro ogni mille tonnellate lavorate.
“Senza investimenti straordinari nell’immediato sulla raccolta differenziata e sulla impiantistica della economia circolare entro il 2026 – si legge nel testo delle proposte Cgil-Legambiente – c’è il rischio che i rifiuti siano affidati in appalto a soggetti privati e trattati fuori Regione con il risultato di avere: 3,2 milioni di tonnellate di rifiuti che resteranno indifferenziate e 1,6 milioni di tonnellate di rifiuti che finiranno in discarica”. Poi sempre sui rifiuti e le emergenze: “I commissariamenti non portano bene in questa regione, tolgono la democrazia e speriamo invece che il sindaco sappia assumersi le sue responsabilità e procedere a quanto va fatto”. Poi ancora sui rifiuti, sempre nelle analisi di Cgil e Legambiente: 15mila tonnellate lasciate a terra, calo della differenziata di un punto percentuale, 20 milioni di extra-costi per Ama, una crisi che durerà fino a fine luglio e potrebbe ripresentarsi in autunno. Ed è proprio il termovalorizzatore il vero punto di rottura con il sindacato storicamente vicino al centrosinistra. “Non cambia la qualità della raccolta di questa città che resterà sporca; costa un mucchio di denari che pagherà la collettività e condannerà Roma a pagare la Tari più alta d’Italia, perché l’Europa, dal 2026, inizierà a tassare la produzione di CO2 di quegli impianti”, la critica del Segretario Generale della Cgil di Roma e Lazio, Michele Azzola.
Per la Cgil e Legambiente l’unico piano possibile è l’economia circolare: ridurre del 12% la quantità di immondizia prodotta e arrivare al 72% di raccolta differenziata. Obiettivo: dimezzare l’attuale milione di tonnellate annue di rifiuti indifferenziati, dai quali poi recuperare, attraverso 6 nuove filiere impiantistiche, ulteriore materia. “In questo modo arriveremmo a circa 220mila di tonnellate di indifferenziata per le quali basterebbe il già esistente termovalorizzatore di San Vittore”, sostiene il Presidente di Legambiente Lazio, Roberto Scacchi. “No all’inceneritore”, ribadisce l’Assessora alla Transizione Ecologica della Regione Lazio, Roberta Lombardi, presente all’evento organizzato dal sindacato e dall’associazione ambientalista. I poteri commissariali di Gualtieri mettono a riparo la tenuta della Giunta giallorossa di Zingaretti, ma è l’asse Pd-Cinque stelle a vacillare.