La guerra di Putin

A chi giova spingere la Russia fra le braccia della Cina?

di Giuliano Longo

 

Scorrendo i dati, spesso contraddittori e  inquinati dalla propaganda sulla guerra in Ucraina, sugli effetti delle sanzioni dell’Occidente sull’economia della Federazione Russa, emerge la tendenza inequivocabile di uno spostamento degli interessi di quell’immenso territorio di ben 11 fusi orari, ad Oriente ed in particolare verso la Cina, India,colossi con oltre un terzo della popolazione mondiale. Senza considerare gli interessi di Mosca verso l’Africa e l’America Latina, i Paesi centroasiatici e caucasici dell’ex Unione Sovietica.

 

Questo spostamento che influirà, e già da tempo influisce, sui mutamenti geopolitici superata la bipolarità degli assetti mondiali della Guerra Fredda, pone un problema storico cui l’Occidente e soprattutto l’Europa dovrebbe guardare con maggiore interesse.

 

Storicamente la Russia è sempre stata a cavallo fra le sue tradizioni culturali e non solo, che guardano a quello di una Europa che De Gaulle aveva intuito dal’Atlantico agli Urali, con un immenso territorio diviso  dagli Usa solo dallo stretto di Bering dall’Alaska, che lo Tzar Alessandro II  vendette agli Stati Uniti “per un pugno di dollari”.

 

Una contraddizione, questa fra Europa e Oreinte,  che ha caratterizzato tutte le vicende dei cosiddetti “Grandi Russi” ( fra quali i bielorussi e in parte gli ucraini)  che si sono sempre considerati culturalmente parte di questa Europa sino ad adottarne le lingue (il francese nell’800) e gli orientamenti, che volenti o nolenti,  condizionarono gli stessi sviluppi della rivoluzione bolscevica che fu un fatto che ebbe profonde ripercussioni nell’Occidente Europeo.

 

Se la guerra in Ucraina per Putin rappresenta una sorta di vendetta nei confronti della “rapina” neoliberista – con tanto di boiari rapinatori locali- , è anche un modo di determinare come la zampata dell’Orso rappresenti una reazione a quell’accerchiamento dell’Occidente (a guida USA si badi bene) che seguì al rapido crollo dell’impero sovietico.

 

Emerge così ancora la  contraddizione fra la vocazione europea e lo schiacciamento sulla potenza cinese ormai indiscutibile, per una Russia che nonostante i suo immenso territorio di 11 fusi orari,  ha un Pil che è un terzo di quello degli Usa e un quarto delle spese militari di Washington.

 

C’è da chiedersi allora quanto convenga all’Europa adeguarsi alle strategie della superpotenza USA senza esercitare un ruolo di mediazione, nei propri interessi, in questa guerra. Nè valga agitare la bandiera della democrazia esportata e della sovranità degli stati che Washington ha spesso calpestato dal Viet Nam, all’Iraq sino al ripetuto, disastroso esito in Afghanistan.

Guerre spesso decennali che contrariamente all’opinione diffusa, sono costate miliardi di dollari, più meno direttamente, anche a noi europei.

 

Sorge allora un quesito: a chi giova l’annichilimento della Russia esplicitamente dichiarato da parte di Paesi visceralmente antirussi,come Polonia e Baltici, ma sottinteso alla strategia di Biden e dell’Occidente che vuole strozzare Putin per poi rivolgersi alla Cina, osso ben più duro?

 

Spingere ad oriente la realtà economica e sociale, ad oggi del tutto europea della Russia che peraltro ha adottato le logiche del capitalismo maturo ed un discutibile velo di democrazia,significa un indebolimento dell’Europa che eccetto  Kennedy e Obama è sempre stata una strategia dei conservatori americani sino a l’estremismo di Trump.

 

Sarà anche vero che questo è il momento per l’Occidente di serrare le fila di fronte al “pericolo rosso/giallo”, ma gettare tutta la Russia, anche indipendemente dei presunti deliri di Putin, fra le braccia della Cina, non giova all’Europa come forse qualcuno va accorgendosi a Berlino e non solo.

 

Sicuramente la durata di questo conflitto per procura della NATO e degli Usa in Ucraina, porterà a lungo andare conseguenze per i tenore di vita della popolazione russa, ma le compensazioni che già Mosca va realizzando con l’Oriente potrebbero proprio consentire a Putin il protrarsi di un sanguinoso conflitto nel cuore dell’Europa.

 

Nè valgono le rassicurazioni di Zelensky su i vantaggi miliardari della ricostruzione Ucraina, sulle quali anche qualche ministro italiano punta per ottenerne le briciole, solo che parliamo di un Paese che alla lunga potrebbe venire completamente devastato,  come già dimostra la perdita del 20% delle risorse nazionali con l’occupazione del Donbass.Nè potrebbe bastare il ventilato impiego dei capitali russi sequestrati dal cosiddetto “Occidente collettivo”.

 

Mentre,  guardando alla attualità già i costi di questa guerra pesano sull’Europa sottraendo risorse – che siano prestiti o doni-  ad altre impegnative sfide quali l’ambiente e l’energia.

 

Se poi convenga all’Occidente gettare Putin fra le braccia della Cina lo diranno i fatti e probabilmente la svolta storica che ci attende poiché risulta improbabile la definitiva sconfitta di Putin e la sua destituzione che potrebbe anche determinare l’ascesa di personaggi ben più pericolosi per la pace nel mondo.

 

Né sarebbe una grande vittoria di Washington puntare su una mediazione di Pechino per ridurre Putin a più miti consigli, perché la Russia riverserebbe tutto il suo potenziale militare e atomico proprio su questo alleato, non più solo economico, ma ormai geostrategico.

 

Allora potrebbe davvero verificarsi la profezia di Dostoevskij  secondo il quale  “Gli europei non si sono degnati di considerarci dei loro in nessun modo, né a nessun prezzo”

 

Nuovo appello di Zelensky alla comunità internazionale: Russia prepara un nuovo attacco, ci servono nuove armi”

aggiornamento la Guerra di Putin ore 13.19

Related posts

Kiev annuncia: “Uun milione di soldati pronti per liberare il sud”  

Redazione Ore 12

Borrell (Ue): “Bucha crimine in Europa, sanzionare la Russia”

Redazione Ore 12

Ucraina, Stoltenberg (Nato): “Se Pechino cede armi a Mosca commette un grave errore”

Redazione Ore 12