Primo piano

Amianto, non è sufficiente l’accordo sulla modifica della direttiva Ue

 

di Massimo Maria Amorosini

 

Raggiunto l’accordo a Bruxelles per la modifica della direttiva sull’amianto, che sancisce la riduzione del limite di soglia da 0,1 fibre per centimetro cubo (f/cm³) a 0,01 f/cm³. “Questo non basta -dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto-, tenendo conto delle esposizioni del passato e del numero, in crescente aumento, di vittime”.

L’amianto è il big killer del terzo millennio: provoca mesotelioma, tumore del polmone, della laringe, delle ovaie, oltre che asbestosi e altri tumori. I numeri segnano la strage in corso e confermano che la prevenzione primaria è l’unico strumento di tutela dei lavoratori esposti ad amianto.

Le istituzioni europee sembrano avere abbandonato quella timidezza che si cercava di coniugare anche le esigenze dell’industria, in particolare quella dell’amianto, la cui lobby, si sa, è ancora molto forte. Non a caso, è proprio contro le lobby che si è battuto e si batte l’Avv. Ezio Bonanni, smascherandole, in particolare riguardo la pericolosità dell’amianto anche a bassa dose, o presunta tale, a maggior ragione per il fatto che, per alcune neoplasie, come il tumore del polmone, si deve tener conto di plurime esposizioni. Proprio per la sinergia tra più cancerogeni si moltiplicano i danni, ovvero la lesività, e aumentano quindi anche i tumori. Infatti, si deve tener conto che le istituzioni europee sono dovute intervenire perché la soglia di 100 ff/ll era, ed è, molto elevata.

Finalmente un dato normativo fondamentale, che influenzerà anche i giudizi in corso, perché molte volte l’industria che provoca le morti di amianto si trincera sui limiti di soglia, assumendo che ci siano basse esposizioni e cercando di evitare i risarcimenti. Le istituzioni dell’Unione europea stanno da tempo portando avanti il testo che dovrà poi essere attuato dagli Stati membri con l’obiettivo di ridurre i tumori professionali. Il 78% di queste patologie è causato da questi minerali di asbesto. Una percentuale altissima, sofferenze e decessi che potrebbero essere evitati se l’amianto fosse bandito ovunque in Europa come è stato per l’Italia con la Legge 257 del 1992. Anche se poi resta tutto il gravoso problema delle bonifiche.

Il nuovo corso sul fenomeno mira a coordinare le bonifiche in completa sicurezza, ma anche a migliorare diagnosi e cure delle patologie asbesto correlate. Punto chiave della proposta è la modifica della direttiva sull’esposizione all’amianto sui luoghi di lavoro, con una riduzione del limite massimo consentito dell’esposizione di ben 10 volte. Molto hanno influito gli ultimi studi scientifici e tecnologici.

Anche la giurisprudenza ha posto rimedio alla normativa, affermando che le soglie sono di maggiore allarme e, nel caso di malattia, non si può giustificare il datore di lavoro. Quindi c’è la condanna.

Purtroppo secondo le organizzazioni sindacali i tempi di attuazione non saranno stringenti. Entro due anni ci sarà una prima riduzione e l’obiettivo potrebbe essere raggiunto in 6 anni. Questo vuol dire che tutti i lavori di ristrutturazione edile legati all’efficientamento energetico saranno effettuati con i vecchi limiti. Il che esporrà al rischio ancora tantissimi operai. Tantissimi immobili, infatti, sono ancora contaminati dall’amianto. È importante quindi che gli operai conoscano i rischi e si utilizzino le misure di protezione e la massima prudenza. Comunque nel caso si trovassero materiali in amianto, almeno in Italia, prima di riprendere i lavori è necessario che intervenga la Asl per definirne lo stato di conservazione e dare indicazioni sulla rimozione.

L’accordo è davvero storico e potrebbe nei prossimi anni cambiare di molto il livello della sicurezza sul lavoro per questi operatori. “Sono anni – ha commentato l’avvocato Ezio Bonanni – che ribadisco come la soglia minima sia soltanto una situazione di compromesso con l’industria. Un’ancora di salvezza per l’industria dell’amianto, tenendo conto che in altri Paesi europei la messa al bando è arrivata in ritardo rispetto alla L. 257/92. Nella stessa Ucraina, per fare un esempio, l’amianto è stato messo al bando nel 2020. Tutti gli edifici sono stati costruiti con amianto, e ora le bombe li stanno sbriciolando. Quindi le soglie sono una foglia di fico per cercare di nascondere l’effettiva lesività dell’amianto anche a bassissima dose. Con il Procuratore Guariniello e con scienziati e tecnici, costituiti in Commissione, dall’allora ministro dell’Ambiente Costa, abbiamo lavorato per un nuovo testo di legge qui in Italia, purtroppo senza esito, perché non è stato mai portato all’attenzione dei due governi presieduti da Giuseppe Conte, e poi Mario Draghi non ha avuto tempo; così al Fatto Quotidiano, l’allora Ministro dell’Ambiente, Cingolani”.

L’Osservatorio Nazionale Amianto spera che con il Governo della Premier Meloni non si torni alla questione amianto lasciandola soltanto allo scontro maggioranza/opposizione. L’ONA da anni si batte per uscire dai Tribunali perché la questione amianto sia finalmente affrontata e risolta dal Legislatore, e che ci sia un impegno comune maggioranza e opposizione, con tutte le istituzioni, perché vincere contro l’amianto si può e si deve.

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