Cronaca

Amianto: persi i fondi della bonifica. La posizione dell’Osservatorio

di Massimo Maria Amorosini

L’amianto è un’emergenza che coinvolge tutta l’Italia. Molte sono state negli anni le vittime di questo pericoloso “killer silenzioso”. Eppure continuano a rilento le attività di bonifica dei siti nazionali.

«Come Osservatorio Nazionale Amianto chiediamo la bonifica integrale e totale dei luoghi di lavoro e di vita – ha dichiara il presidente dell’associazione l’avvocato Ezio Bonanni -. Paghiamo ancora il caro prezzo in termini di vite umane per le vecchie esposizioni. Finché non ci sarà la bonifica, ci saranno nuove esposizioni e continueranno a verificarsi nuove malattie e nuovi decessi».

Questa situazione si presenta nella maggior parte delle regioni italiane. In particolare a essere molto indietro nella lotta alla bonifica dell’amianto è la Calabria. Ad ammetterlo è la stessa Regione durante un’interrogazione presentata dal capogruppo del M5S, Davide Tavernise. I ritardi nelle bonifiche riguardano la “tempistica di attuazione nel cronoprogramma dei lavori”. Le motivazioni? La “situazione di emergenza epidemiologica da virus Covid-19 dell’epoca e le limitazioni per i lavori di gruppo in presenza“.

Il Piano Regionale per l’Amianto in Calabria (PRAC) ad oggi quindi non risulta aggiornato o modificato. Tuttavia entro maggio 2022 si sarebbe dovuto procedere all’approvazione di un nuovo PRAC. Senza di questo, e di conseguenza senza un censimento e una mappatura aggiornati, i Comuni della zona non hanno diritto a concorrere per i fondi per le bonifiche previsti dal Ministero dell’Ambiente.

Sono 385 milioni di euro i fondi stanziati per la bonifica dell’amianto negli edifici pubblici, come scuole e ospedali. Questa cifra doveva essere ripartita secondo i coefficienti di assegnazione regionale utilizzati per le risorse del Fondo sviluppo e coesione. Inoltre tali interventi sarebbero dovuti essere realizzati entro il 31 dicembre 2025. Purtroppo, però, il Governo si è trovato costretto a revocare il finanziamento da oltre 43 milioni destinato alla Calabria. E non finisce qui. I fondi, inizialmente destinati ai soli edifici pubblici, erano stati poi rimodulati per interventi generali di bonifica dall’amianto, ma anche questi sono stati persi a causa della “mancata comunicazione, nei termini, della volontà di utilizzare tali risorse” da parte della Regione.

«La questione del PRAC è irresponsabile, immorale – ha dichiarato Giuseppe Infusini di ONA Cosenza -. Uno strumento che deve governare il territorio e deve dare direttive buone non c’è, è decaduto. Senza Il PRAC, i censimenti, le mappature e tutti i passi necessari, i Comuni non hanno diritto a concorrere per i fondi per le bonifiche. In Calabria i 43 milioni di euro sono stati persi con un’inettitudine spaventosa. Ci sono stati due bandi, noi abbiamo insistito affinché venisse divulgato il più possibile ma pochi Comuni hanno partecipato. La Regione ha avuto tempo per promulgare questa iniziativa, ma è andata oltre la scadenza e i soldi si sono persi. È un grave danno, non tanto economico, quanto di salute».

Lo strumento ideato, infatti, ha tutte le potenzialità per attuare correttamente tutte le misure previste dalla legge volte a prevenire ed eliminare il rischio di contaminazione da amianto in Calabria. È flessibile e in continua trasformazione, perché implementa di volta in volta le nuove informazioni acquisite dai singoli territori riguardo la presenza di materiali contenenti amianto e la loro bonifica. Inoltre promuove la cultura ambientale e l’importanza della tutela del diritto alla salute.

«Questo dramma dell’amianto in Calabria è stato trasfuso anche nelle aule dei tribunali, in sede penale, civile e ancora in sede previdenziale – continua l’avvocato Bonanni -. Naturalmente noi abbiamo chiesto e chiediamo tuttora la bonifica integrale e totale dei luoghi di lavoro e di vita. Continuiamo a pagare il prezzo delle vecchie esposizioni, che provocano ancora traumi, malattie e morte. Finché non ci sarà la bonifica e ci saranno nuove esposizioni, ci saranno purtroppo nuovi casi di mesotelioma e altre malattie asbesto correlate e nuovi decessi nei prossimi 30, 40 e 50 anni, dati i lunghi tempi di latenza».

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