Cronaca

Rischio amianto a Volla. Bonanni (ONA) : “Continuano le morti”

di Massimo Maria Amorosini

Molte famiglie hanno voluto raccontare la propria testimonianza durante l’incontro organizzato dall’Osservatorio Nazionale Amiantoa Volla, sede della Sacelit, in provincia di Napoli, dove tra le patologie che continuano ad uccidere c’è il Mesotelioma, tumore del polmone, asbestosi. L’amiantocontinua ad uccidere sia i lavoratori ex Sacelitsia i loro familiari, sempre per malattie amianto correlate.

Presieduto dall’avvocato Ezio Bonanni, l’evento “Amianto Volla”, che si è tenuto al centro socio-culturale “Papa Giovanni Paolo II”, ha posto quindi l’accento su coloro che subiscono le peggiori conseguenze dovute all’esposizione ad agenti cancerogeni, come l’amianto. In particolare a prendere la parola sono stati i dipendenti dell’ex Sacelit di Volla, azienda in cui venivano prodotte tubazioni in cemento-amianto.

L’appuntamento a Volla ha costituito anche l’occasione per continuare a denunciare il silenzio e l’immobilismo delle istituzioni rispetto alla condizione di rischio lavorativo e ambientale per amianto e per altri agenti patogeni e cancerogeni.

Questa situazione di emergenza era già emersa nel 2016 in occasione di un’interrogazione parlamentare all’allora ministro della Salute, dove si evidenziava “un picco di patologie asbesto correlate nella Campania, in particolare modo nella città di Volla”. In quell’anno, l’ONA aveva censito nella sola città di Volla circa 30 nuovi casi di patologie asbesto correlate tra i soli lavoratori dell’ex Sacelit.

«Dobbiamo continuare a combattere perché almeno 7mila persone sono morte nell’ultimo anno a causa dell’amianto e circa 600 nella sola Campania– ribadisce il presidente dell’ONA Ezio Bonanni durante l’incontro -. Per esempio Castellammare di Stabia ha ospitato le infrastrutture portuali per la cantieristica navale di Fincantieri e molti sono i lavoratori che si sono ammalati a causa dell’esposizione ad amianto. Ma non solo, dall’Eternit di Bagnoli per l’industria del cemento-amianto, all’Italsider per il settore metallurgico, dalla SOFER di Pozzuoli all’AVIS di Castellammare di Stabia, dalla Firema di Caserta a Grandi officine delle ex Ferrovie dello Stato di Santa Maria La Bruna per la produzione e manutenzione di rotabili ferroviari: sono tutte realtà contaminate dalla fibra killer».

Si sottolinea poi la necessità di affrontare la problematica ambientale in relazione a tutti i rischi (non solo da amianto) che provocano danni alla salute dei lavoratori, dei cittadini e dei loro familiari. L’elevata presenza di materiali contaminati sul territorio e, soprattutto, la lentezza con cui si svolgono gli interventi di bonifica pongono il problema di come salvaguardare la salute di migliaia di famiglie. Purtroppo, però, per la città di Volla, come per il resto dell’area campana, vi è una carenza di sorveglianza in ordine al rischio amianto e a quello dovuto agli altri agenti cancerogeni, presenti anche nelle numerose discariche a cielo aperto che inquinano la cosiddetta “Terra dei fuochi”, di cui fa parte anche il comune di Volla.

Grazie però all’azione dell’ONA di Volla si è riusciti a far sì che i lavoratori esposti ad amianto potessero effettuare i controlli presso l’ASL di Castellammare di Stabia.

«Nel caso Volla, abbiamo dovuto prendere atto di una epidemia di patologie asbesto correlate (mesotelioma, cancro polmonare, asbestosi e altre malattie da amianto) già in corso– continua l’avvocato Bonanni -. Fortunatamente la Regione Campania e le AASSLL competenti hanno fatto un vero salto di qualità in tema di sorveglianza sanitaria, sottoponendo tutti i lavoratori a screening, e ciò ha permesso la diagnosi precoce, le terapie e cure. Questo ha diminuito l’impatto dell’uso dell’amianto, in particolare per i lavoratori dell’ex Sacelit».

La sorveglianza sanitaria ha infatti un’enorme importanza perché consente a tutti gli ex operai che hanno manipolato l’amianto di tenere sotto controllo la propria salute, di permettere una diagnosi precoce e, di conseguenza, la prova dell’esposizione e del danno, fondamentali per la richiesta di riconoscimento dei propri diritti.

Il Presidente dell’ONA chiede quindi maggiore attenzione da parte dell’INAIL nel riconoscere immediatamente e tempestivamente i diritti delle vittime e dei familiari, di accreditare le rendite e di rilasciare le certificazioni di esposizione ad amianto per il prepensionamento. Solo così è possibile avere giustizia, avere più forza nelle cause civili e penali per il risarcimento dei danni e punire i colpevoli.

«I lavoratori dell’amianto hanno in media sette anni di vita in meno rispetto agli altri. E nonostante debbano affrontare indicibili sofferenze, non riescono neanche a veder riconosciuti i propri diritti–prosegue l’avvocato Ezio Bonanni -. Servono, infatti, lunghissimi procedimenti giudiziari per ottenere i benefici previdenziali e i risarcimenti danni. Tuttavia voglio continuare a ribadire che non è il diritto penale che può risolvere il problema amianto. Il problema si risolve con la bonifica e messa in sicurezza. E con l’azione politica».

L’ONA, con le sue sedi sparse sul territorio nazionale, continuerà la sua battaglia per difendere i diritti delle vittime da amianto e dei loro familiari, e denunciare i danni ambientali di questo veleno che ogni anno continua a mietere vittime.

«Noi andremo fino in fondo– conclude -, per avere giustizia, per dare dignità alle vittime e per punire i colpevoli di crimini ambientali e crimini contro l’umanità».

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