“Il problema di Giulia è che non riusciva a liberarsi di lui, lui voleva fare tutto con lei, la palestra, l’università, i viaggi, gli amici, Giulia non riusciva a liberarsi di Filippo, lo aveva lasciato ma ce l’aveva davanti sempre. Era un assedio non un amore. Il problema è che molte ragazze, di tutte le età, sono state educate a considerare questa forma invasiva, eccessiva, come un segnale di interesse e invece non lo è, è un segnale di disagio psicologico grave e dovete andarvene, non c’è un’altra strada“. A parlare così è la criminologa Roberta Bruzzone, che ieri durante la trasmissione Domenica In ha dato la sua lettura del rapporto tra Giulia Cecchettin e Filippo Turetta, che l’ha uccisa. Secondo la criminologa, però, a far scattare il delitto non è stata la fine della storia tra i due (che risale ad agosto) ma proprio la laurea. Dice infatti: “Questo omicidio nasce non dalla fine della relazione, toglietevelo dalla testa, il problema era che lei si laureava, da lì a qualche giorno, in una festa tra l’altro dove lui aveva voluto decidere tutto perchè in qualche modo il protagonista doveva essere lui, e a quel punto è scattata una dimensione competitiva, lui si è sentito inadeguata pubblicamente, perchè quello era un traguardo pubblico, è quello che lui non le ha perdonato”.