Esteri

Budapest e Kiev, un confronto difficile sul problema della minoranza ungherese in Ucraina, ma non solo…

 

di Giuliano Longo

 La minoranza ungherese, che abita soprattutto nella regione dellaTranscarpazia ucraina, secondo Budapest viene repressa in vari modi, proprio come accadendo per altre minoranze, fra tutte quella russa. Nel frattempo i nazionalisti di destra magiari agitano lo spettro dell’annessione di quei territori  nel caso Kiev perdesse la guerra e si disintegrasse come Stato.

A ben vedere il problema delle minoranze ucraine e la loro Repressione, si poneva già quando l’Ucraina faceva parte del blocco sovietico e quindi non rappresenta una novità in assoluto  

Per affrontare anche questo problema  ministri degli Esteri ungherese Péter Szijjártó  e l’ucraino Dmytro Kulebasi sono incontrati a Ungvár (Uzhhorod), il territorio ucraino, il 29 gennaio per migliorare per migliorare i rapporti piuttosto tesi da tempo fra i due Paesi.

Nel corso dell’incontro la delegazione di Budapest  ha espresso tutta la preoccupazione per il trattamento di Kiev riserva a quella minoranza , ma ha anche discusso di questioni economiche che riguardano in particolare le consegne di petrolio e gas russo all’Ungheria tramite le condotte che partano dalla Federazione russa e attraversano l’Ucraina

L’attrito fra i due Pesi  è causato anche  dal fatto che i 150.000 ungheresiche vivono in Ucraina nei pressi del confine ungherese dal 2015 sono stati progressivamente privati dei diritti  di cui godevano. Le scuole ungheresi vengono chiuse o ucrainizzate, gli esami non possono essere sostenuti in ungherese così come le pratiche amministrative, mentre negli ospedali è vietato parlare la loro lingua anche fra medici e pazienti.

La situazione è peggiorata dopo i moti diPiazza Maidan nel 2014.Durante queste proteste che hanno portato all’esilio dell’allora presidente in caricaViktor Yanukovichl’Ucraina è stata percorsa da una ondata di nazionalismo al punto di considerare personaggi . che hanno commesso crimini durante la seconda guerra mondiale eroi della Nazione.

In Canadaha suscitato scandalo la premiazione quale eroe ucraino un novantenne che prestò servizio in una delle unità Waffen-SS,Yaroslav Hunka, questo il nome, ha ricevuto acclamazioni da standing ovation scatenando vibrate proteste in Europa e in Russia.

Questo evento  è indicativo di un processo ormai diffuso fra l’opinione pubblica di Ucraina “unita”e di una Ucraina  solo per ucraini, un nazionalismo estremo alimentato dalla classe dirigente di Kiev,  nonostante l’Ucraina un paese multi- etnico, con altre minoranze quali quella polacca e soprattutto russa che comprende un quarto della popolazione.

L’’incontro fra i due ministri non ha portato a risultati concreti nelle relazioni ungheresi-ucraine, ma il ministro degli esteri magiaro  alla fine dell’incontro ha dichiarato: “siamo venuti qui con l’obiettivo di ricostruire l’atmosfera di fiducia nelle nostre relazioni bilaterali. Penso che possiamo essere d’accordo sul fatto che abbiamo fatto alcuni passi incoraggianti, ma abbiamo ancora molta strada da fare”.

Tuttavia ci sono ragioni più profonde che connotano le difficoltà  fra i due Paesi. Dallo scoppio della guerra in Ucraina la posizione ungherese sul conflitto differì dalle posizioni europee e della NATO, sostenendo che il conflitto era esploso nell’area post-sovietica,e quindi doveva venir consideratolocalizzato e non globalizzato.

Successivamente Budapest  ha suggerito di concludere al più prestoun cessate il fuoco per  iniziare i negoziati di pace, provo mentre il conflitto si inaspriva e l’Occidente collettivo si è impegnato a sostenere Kiev.

Attualmente l’Ungheria rimane non fornisce  armi all’Ucraina e di non consente il loro passaggio  attraverso il suo territorio. Ma fornisce aiuti umanitari a Kiev  e inizialmente ha  accettato un milione mezzo di rifugiati ucraini di cui il 10% sono rimasti sul suo territorio. Ad oggi l’Ungheria è l’unico Stato membro dell’UE e della NATO ad aver rifiutato il supporto militare a Kiev.

L’UE ha già adottato il 12° pacchetto di misure sanzioni contro la Russia e si appresta a vararne un altro e spesso minacciando il veto  il veto alla decisioni UE, ritenendo che queste posizioni avrebbero gravemente nuociuto alla sua economia, come nel caso del divieto delle forniture  di gas naturale e petrolio greggio russo verso Rimostranza che l?unione alla fine ha considerato  l’UE. consentendo a Budapest di appovigionarsi non disponendo di altre fonti.

D’altro canto, l’obiettivo principale dell’UE dopo l’ultimo vertice, è quello di accelerare  l’adesione della Ucraina all’Unione Europea, scelta alla quale non si è opposta Budapest, ma la sciando trapelare il proprio dissenso quando il presidente Orbanha lasciato la riunione prima del voto.

Budapest teme che il conflitto in corso possa coinvolgere l’Europa e sostiene che non possa aderire all’Unione   un Paese di cui non si conoscono i confini definiti, essendo in parte occupato dai russi, nemmenoil numero reale dei suoi  residenti, ma soprattuttouna economia debole, attualmente sostenuta quasi solo sugli aiuti dell’Occidente.

Per tutte queste ragioni  nel corso dell’ultimo vertice a Bruxelles, l’Ungheria ha posto il veto al piano dell’UE per erogare a Kiev altri 50 miliardi di aiuti a Kiev, sollevando l’indignazione di molti degli altri Paesi aderenti alla Unione, in primis Germania, Polonia e Baltici.

Il prossimo vertice si svolgerà giovedì 1° febbraio e la pressione su Budapest forte minacciando che se L’Ungheria non voterà a favore di questo piano dovrà subire conseguenze economiche  e i suo diritto di veto verrà sospeso. D’altra parte i rapporti tra Budapest e Bruxelles sono già da tempo tesi   perché L’Ungheria non ammette in patria migranti né LGBTQ nella scuole. Ma tanto per far capire a Orban che fa sul serio nel frattempo ha congelato 20 miliardi di euro di pagamenti legalmente dovuti.

Anche se probabilmente Budapest capitolerà l’Italia potrebbe avere un suo ruolo di mediazione con Giorgia Meloni  che  intrattiene stretti rapporti con Orban  talora condividendo alcune sue posizioni in politica interna.

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