Regioni

Caccia, Enpa:  preaperture delle Regioni, ma l’Italia rischia la condanna di Bruxelles

Le doppiette tornano a sparare e a uccidere milioni di animali domani, il giorno dopo l’uccisione in Abruzzo, proprio da parte di un cacciatore, dell’orsa Amarena.

In attesa dell’apertura generale della stagione venatoria 2023-2024, fissata per domenica 17 settembre, già a partire da domani, sabato 2 settembre, i cacciatori possono massacrare per “divertimento” alcune specie di avifauna, tra l’altro ancora nella fase della dipendenza dei piccoli dai genitori.

“Le pre-aperture sono solo un ulteriore “regalo” ai cacciatori elargito da lobby politiche sempre in cerca di consensi, mettendo in pericolo il già precario stato di conservazione di moltissime specie, che – spiega Enpa – sono in ulteriore sofferenza dopo un’estate caratterizzata da eventi climatici estremi che hanno causato la morte di milioni di animali selvatici”.

Questi eventi devastanti avrebbero dovuto indurre il mondo politico a sospendere – o quantomeno ridurre – la caccia. Invece gli amministratori pubblici sono venuti meno all’obbligo prioritario di tutela della fauna, patrimonio indisponibile dello Stato e bene costituzionalmente protetto (articolo 9 recentemente novellato), svendendola per racimolare qualche voto, anche a costo di mettersi contro l’Europa.

Infatti, neanche la procedura Pilot 2023/10542 aperta da Bruxelles contro l’Italia, che potrebbe sfociare in una procedura d’infrazione con conseguente condanna della Corte di Giustizia Europea, ha fermato le Regioni.

“L’elenco delle contestazioni che l’Europa muove al nostro Paese -– prosegue Enpa – riguarda, tra l’altro, il mancato rispetto del divieto di utilizzare munizioni al piombo nelle zone umide e gli spari agli uccelli in migrazione e a ben 21 specie in cattivo stato di conservazione, in particolar modo la Tortora selvatica, il Combattente, e molti altri”.

Sotto la lente di Bruxelles siamo finiti anche per la questione del bracconaggio, rispetto al quale siamo maglia nera in Europa, nonostante le reiterate raccomandazioni dell’Unione Europea.

Come noto, gli strumenti previsti dal nostro ordinamento per la prevenzione di un fenomeno criminoso punito dall’articolo 727 bis del codice penale, sono molto blandi.

“Al di là dei controlli sul territorio, che dovrebbero essere intensificati ancora di più malgrado il grande impegno delle forze dell’ordine, le pene previste per i bracconieri sono assolutamente irrisorie. In questi mesi, anche a fronte di una recrudescenza dei reati di bracconaggio, abbiamo più volte chiesto un inasprimento delle pene, ma – prosegue Enpa – l’unica preoccupazione di Governo e maggioranza sembra quella di armare i fucili, anche contro specie particolarmente protette quali il lupo e l’orso”.

Insomma, pur di accontentare un pugno di cacciatori – neanche 500mila – la politica non si fa scrupolo di condannare i restanti 59,5 milioni di italiani, che cacciatori non sono, non solo ad avere paura per la propria incolumità, a non dover passeggiare in natura, a vedere il patrimonio pubblico costituito dalla fauna selvatica “ucciso” per mero divertimento, ma a pagare con le loro tasse le multe salate di Bruxelles. Proprio nel momento in cui si annuncia una manovra di bilancio “lacrime e sangue”.

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