di Andrea Maldi
Dopo un paio di giorni di sosta apparente, riprende la saga dei dazi di Donald Trump tra insicurezza e caos. Il Tycoon nelle ultime ore è tornato a minacciare nuove tariffe sull’elettrico, dalle apparecchiature elettroniche, analogiche e digitali di largo consumo ai semiconduttori.
Pronta la risposta della Cina che di fatto ha sospeso tutte le esportazioni di una serie di minerali strategici indispensabili alle grandi aziende di chip, dell’auto, dell’aerospazio e per realizzare droni e missili.
Il New York Times svela che il Paese asiatico ha attuato particolari permessi per l’export di queste terre rare e il momentaneo stop rischia di creare stallo di diverse aziende del comparto.
“Nessuno sfuggirà ai nostri dazi… venerdì non è stata annunciata alcuna eccezione tariffaria. I dazi su questi specifici prodotti sono al momento al 20% e stanno semplicemente passando ad una categoria tariffaria diversa…” così scrive Trump in un lungo post pubblicato sul suo social Truth sulle tariffe reciproche, che sdrammatizza con una temporanea sosta concessa nella notte di venerdì a pc, smartphone, router e altri dispositivi elettronici. Inoltre promette specifiche tariffe sull’intera catena di approvvigionamento dell’hi-tech per reindustrializzare gli Stati Uniti, affinché “non saremo tenuti in ostaggio da altri Paesi, in particolare da nazioni commerciali ostili come la Cina”, afferma il commander in chief.
The Donald rispondendo alle domande dei giornalisti a bordo dell’Air Force One, ha annunciato che nuovi dazi specifici sui semiconduttori saranno divulgati la prossima settimana e precisando che “ci sarà flessibilità per alcune aziende del settore”.
Anche il Segretario al Commercio Howard Lutnick ha ribadito che le aliquote sui semiconduttori arriveranno velocemente: “Tutti questi prodotti rientreranno nella categoria dei semiconduttori e avranno una tariffa speciale per garantire che vengano rilocalizzati. Abbiamo bisogno di semiconduttori, di chip e di schermi piatti: dobbiamo prendere la nostra medicina, li faremo produrre in America”.
Il problema è che il rimedio prospettato da Lutnick per molti economisti è dannoso ed inadeguato. Si espone il Paese a potenziali crisi economiche e impennate inflazionistiche. Interi comparti come quello dell’hi-tech non possono essere rifondati tramite l’imposizione di pesanti dazi.
Nel frattempo lo scorso week end, data la crescente preoccupazione dell’imminente aumento dei prezzi, si è verificata un’ondata di corsa agli acquisti di iphone e altri dispositivi elettronici. Ma come già detto, si tratta della quiete prima della tempesta perché il governo Trump si prepara a colpire pesantemente i semiconduttori in nome della sicurezza nazionale, coinvolgendo quindi tante tipologie di prodotti finiti, a cominciare dai melafonini.
Infine, da quanto si sa, la pausa di venerdì sarebbe stata stabilita soltanto per garantire l’approvvigionamento di chip per questo intervallo.