La guerra di Putin

Ucraina, il piano Kellog-Trump non piace a nessuno. La guerra continua   

 

di Giuliano Longo

Un piano di spartizione dell’Ucraina  sarebbe  una soluzione realistica per porre fine alla guerra in Ucraina? Ma la proposta dell’inviato speciale per l’Ucraina, generale Keith Kellogg, sembra già incontrare difficoltà.

Questo prevede la suddivisione dell’Ucraina in quattro zone. Truppe britanniche, francesi e ucraine (non americane si badi bene) che sarebbero la spina dorsale della prima zona nell’’Ucraina occidentale estesa dal confine polacco al fiume Dnepr.

La seconda zona, a est del Dnepr, rimarrebbe sotto il controllo di Kiev difesa dall’esercito ucraino. Una terza sarebbe rappresentata da  un’area cuscinetto con una profondità di 18 miglia. Una quarta includerebbe le “aree occupate” dalla Russia, tra cui Luhansk, Donetsk, Zaphorize, Kherson e Crimea ma senza un tracciamento definitivo dei confini.

In Risposta Mosca ha  già affermato che l’invio di soldati della NATO o di stati dell’Alleanza in Ucraina è inaccettabile poiché  lascia incerto lo status giuridico delle aree occupate dalle truppe russe e lascia l’esercito ucraino completamente attivo e rafforzato dall’Europa, con il rischio che la guerra possa riprendere in qualsiasi momento.

Ci si chiede allora quale possa essere l’obiettivo finale della Russia..

Sicuramente Putin intende ripristinare le relazioni con Washington per recuperare peso a livello internazionale e vuole persuadere  Trump a sostenere il suo obiettivo immediato di legittimare quei territori che Kellogg inserisce nella quarta zona. Ma se Trump accettasse  concederebbe di fatto legittimità de jure alle sue conquiste territorial con forti resistenze al Congresso che potrebbe censurare il Tycoon  per aver riconosciuto l’invasione illegale dell’Ucraina.

Una situazione ben più problematica del ritiro di Biden dall’Afghanistan, da dove gli Stati Uniti se ne sono  andati precipitosamente mentre i talebani prendevano il potere nella disintegrazione del governo afghano filo-americano, ma senza riconoscerne il nuovo Governo chi non ha offerto loro alcuna concessione esplicita. .

Il piano Kellogg inoltre non è, nonostante le sue dichiarazioni,  nemmeno come l’accordo di Berlino che alla fine della Seconda Guerra Mondiale fu divisa , in quattro zone fra Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Russia. Allo stesso modo, gli Alleati divisero Berlino all’interno della zona sovietica, in quattro settori (sebbene i settori statunitense, britannico e francese in seguito si unirono).

Ufficialmente, il conflitto è tra Russia e Ucraina, con terze parti (in particolare la NATO) che la sostengono  con armi, consiglieri, supporto tecnico, addestramento, rifornimenti, aiuti finanziari e intelligence. Mentre i russi hanno agito per conto loro con  il non ufficiale sostegno di Pechino e quello della  Corea del Nord che ha fornito alcune migliaia di soldati.

Se il  principale vantaggio della Russia è un notevole settore industriale e un ampio bacino di reclutamento, l’’Ucraina, da sola, sarebbe scomparsa da tempo poichè dipende completamente dalla NATO, anzi, ne è una sua creatura.

Se negoziati falliscono o si trascinano senza una soluzione,  potrebbe essere conveniente sia  per gli Stati Uniti che per i russi, soprattutto se Trump e Putin non riescono a trovare una formula reciprocamente accettabile.  Anzi il “pacificator” sembra già prefigurare questa  situazione di stallo quando ieri ha affermato che lui non ha alcuna responsabilità nel conflitto che è colpa di Biden Putin e Zelensky.

In tal caso la Russia potrebbero riuscire a sconfiggere l’esercito ucraino sul campo di battaglia o, in mancanza di questo risultato drammatico, distruggere una parte importante dell’esercito sul campo, precipitando Kiev una vera e propria crisi anche politica.

Zelensky, che non può realmente negoziare con la Russia (ammesso che lo voglia davvero), correrebbe il rischio enorme di perdere il potere con la prospettiva di venir sostituto dai nazionalisti estremisti, ampiamente radicati nell’esercito e nei servizi segreti.

Ma questo scenario presenta numerosi svantaggi per Mosca. La NATO rimarrebbe probabilmente in parte dell’Ucraina e la Russia non otterrebbe il riconoscimento internazionale per le sue conquiste militari, concedendo a Kiev e all’Europa la possibilità di riarmarsi e ricostituire le scorte di armamenti bruciate nel conflitto.

Per di più l’Europa potrebbe vantarsi di aver sostenuto l’Ucraina, ma un’espansione della guerra oltre i confini ucraini. Con tale soluzione la NATO e  Washington non perderebbero la faccia.

invece  è proprio nei dettagli che sta il diavolo.

Anche ammesso che la situazione sopra delineata sia praticabile, Mosca si troverebbe incuneato nel suo fianco occidentale, un esercito ucraino il più potente del Continente, con la possibilità che a medio, termine Kiev entri nella NATO, per di più con un governofortemente ostile a Mosca e sempre sul piede id guerra. Con o senza Zelensky.

Una plateale sconfitta per  Putin che proprio questa situazione voleva evitare quando ha invaso l’Ucraina.  Non solo, l’Ucraina diventerebbe ufficialmente il “Vallo Orientale” della Nato   anche se Trump decidesse di ridurne la presenza, puntando sull’imminente riarmo europeo. Anzi, non è improbabile che il bizzoso Tycoon, possa passare completamente la palla ucraina all’Europa, come sta già prefigurando.

In questo  contesto fra Russia ed Europa si prefigurano due strategie.

Quella europea, che punta sul logoramento della Russia  e il possibile rilancio delle sanzioni americane  con un Trump deluso dall’amico Putin che non ha sostenuto il suo ruolo di “pacificatore”, anche nel contesto di una crisi dei dazi sui quali The Donald sta facendo continui passi indietro.

L’altra è che la Russia punti davvero a una soluzione militare evitando una escalation che tuttavia già si prefigura soprattutto con Parigi, Londra e Berlino la quale ha già deciso l’invio un Ucraina dei missili “Taurus” a lungo negati da Scholz. Una soluzione militare che consolidi le Repubbliche già riconosciute da Mosca del Donbass e del Dniepr, in questo caso, salvando la faccia a Putin.

Strategie opposte che comunque favorirebbero la prosecuzione del conflitto almeno sino a quando non si raggiunga un cessate il fuoco che di fatto lo congelerebbe, come avvenne in Corea negli anni 50 del secolo scorso.

Lasciando la possibilità alle parti (Stati Uniti esclusi) di rompersi reciprocamente le corna appena possibile e  nel frattempo nascondendo sotto il tappeto la polvere esplosiva di una situazione che in verità nessuno vuol risolvere o, quanto meno, ne ha attualmente la possibilità di farlo.

aggiornamento la crisi russo ucraina ore 13.45

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