Tra i settori che contribuiscono maggiormente alla riduzione tendenziale dell’export, afferma l’Istat, vi sono i metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-19,4%), sostanze e prodotti chimici (-13,7%), mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (-13,3%), articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili (-14,4%), articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (-8,4%). Crescono su base annua le esportazioni di autoveicoli (+20,3%) e macchinari e apparecchi non classificati altrove (n.c.a.) (+5,4%). Su base annua, i paesi che forniscono i maggiori contributi alla flessione dell’export sono: Stati Uniti (-11,9%), Germania (-7,8%), Francia (-5,4%) e Regno Unito (-11,4%). Nei primi nove mesi del 2023, l’export registra una crescita tendenziale dell’1,0%, cui contribuiscono in particolare le maggiori vendite di macchinari e apparecchi n.c.a. (+10,5%), autoveicoli (+23,5%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+6,5%), mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+7,7%) e articoli farmaceutici, chimico-medicali e botanici.
A settembre l’Istat stima un saldo commerciale positivo di 2,346 miliardi di euro (era -6,693 miliardi a settembre 2022). Il deficit energetico (-5,182 miliardi) è più che dimezzato rispetto a un anno prima (-12,390 miliardi), mentre l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici aumenta da 5,697 miliardi di settembre 2022 a 7,528 miliardi di settembre 2023.