Esteri

Cop 26, si profilano gli schieramenti in vista del summit di Glasgow

L’Europa e gli Stati Uniti guidano il Patto – non ancora scritto e soltanto immaginato per ora – dei Paesi sul taglio delle emissioni di gas serra per mitigare il più possibile gli impatti dei cambiamenti climatici. La speranza è che la Cina possa scuotersi, e si muova sulla scia degli impegni per la riduzione della CO2. E’ su questo filo – che intreccia cooperazione internazionale, scienza e ricerca, diplomazia, lavoro oscuro degli sherpa, posizionamenti post-G20, nuove condizioni legate alla carenza delle materie prime e quindi agli approvvigionamenti dell’energia, in particolare del gas – che si gioca la partita per salvare il Pianeta alla Conferenza delle parti numero 26, la Cop26, il vertice delle Nazioni Unite nell’ambito della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici (Unfccc-United nations framework convention on climate change), in programma a Glasgow sotto la presidenza del Regno Unito, e la vice-presidenza italiana, dal 31 ottobre al 12 novembre. I nodi sul tavolo, legati ai principali obiettivi da raggiungere, sono: emissioni globali nette zero al 2050, mantenere l’aumento medio della temperatura globale entro gli 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali, impegni di riduzione delle emissioni per i Paesi al 2030 in linea con il target di metà secolo. Riuscire a trovare una sintesi su questi elementi non sarà semplice. Il quadro è vario. L’Europa targata Ursula von der Leyen guida la sfida, insieme con gli Usa di Joe Biden. Ci sono poi Paesi come la Cina, che a questa partita sono interessati, per il risvolto economico, ma al momento senza prendere impegni concreti; anzi, le indicazioni lasciano pensare tutt’altro. La Russia – altro tassello fondamentale per lo scenario energetico internazionale – scivola fuori dagli schemi. Il blocco dei Paesi in via di sviluppo (Brasile, Corea del Sud, India, Sud Africa) invece vorrebbe crescere, senza troppi vincoli. Chi paga il prezzo più alto in questo scacchiere sono gli Stati più vulnerabili; tra questi le isole, le nazioni costiere e micro-stati del Pacifico che rischiano di finire sott’acqua, da subito.

Related posts

E’ morto il Premio Nobel Luc Montagnier, scoprì il virus dell’Hiv

Redazione Ore 12

Trump vuole lo scudo missilistico “Star Wars” come Reagan

Redazione Ore 12

Nigeria, sacerdote assassinato dopo aver officiato la messa

Redazione Ore 12