Economia e Lavoro

Dal ‘cilindro dell’Fmi esce la tassa di solidarietà per finanziare la ripresa

Obiettivo del Fondo è “ridurre le diseguaglianze che sono state esacerbate dalla pandemia”. Chiesta anche una riforma globale della tassazione

Una tassa di solidarietà per finanziare le spese e i sostegni necessari a combattere la crisi scatenata dal coronavirus. L’idea è del Fondo monetario internazionale che, nel suo Fiscal Monitor, invita “le autorità politiche a considerare un contributo temporaneo per la ripresa dal Covid-19, imposto su redditi alti o grandi patrimoni”. L’obiettivo è ridurre le diseguaglianze che sono state esacerbate dalla pandemia, con poche grandi imprese che hanno accumulato utili enormi e giovani, donne e lavoratori meno qualificati che hanno invece pagato il prezzo più alto. Un contributo che, affermano i tecnici dell’istituto di Washington, dovrebbe essere accompagnato da una “riforma della tassazione domestica e internazionale, in particolare quando la ripresa avrà preso ritmo”.  I conti pubblici restano in generale sotto controllo, grazie anche ai bassi tassi d’interesse. E questo nonostante le misure di sostegno all’economia messe in campo per contrastare i danni economici provocati dal coronavirus abbiano spinto il debito pubblico mondiale a un livello record del 97% del Pil nel 2020. E il dato è stimato aumentare ancora fino al 99% del Pil a fine 2021.

Per quanto riguarda l’Italia, il rapporto tra debito e Pil salirà al 157,1% nel 2021 per poi cominciare a scendere negli anni successivi, ma è destinato a rimanere sopra il 150% almeno fino al 2026. Nel dettaglio, il dato calerà al 155,5% nel 2022, al 155,1% nel 2023, al 153,17% nel 2024, al 152% nel 2025 e al 151% nel 2026. Il rapporto tra deficit e Pil si attesterà invece all’8,8% quest’anno, prima di ridursi al 5,5% nel 2022, al 3,8% nel 2023, al 2,2% nel 2024, al 2% nel 2025 e all’1,8% nel 2026. I conti italiani torneranno a registrare un avanzo primario, al netto cioè delle spese per gli interessi sul debito, soltanto nel 2024. Il Fondo prevede infatti che il dato resti in rosso per il 5,6% nel 2021, il 2,5% nel 2022 e lo 0,9% nel 2024. Si avrà invece un avanzo dello 0,6% nel 2024 e dello 0,7% nel 2025 e nel 2026.

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