Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, denuncia: “Il Piemonte ospita oltre l’80% di tutte le scorie nucleari nazionali stoccate nei due impianti di Saluggia e Trino”.
Questi due siti sono classificati da Prino come estremamente pericolosi ed “inidonei per la vicinanza a fiumi, falde, zone abitate”, con rischio di danni per l’ecosistema e la popolazione.
Non è di certo il primo caso del suo genere, ma a stupire è la massiccia presenza di materiali estremamente nocivi in due soli punti così nevralgici, che rischiano dunque danni d’immensa entità. È dunque necessaria, stando alle parole del presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, una normativa tra Stati che permetta lo smaltimento di questi rifiuti tossici: “Al più presto si deve giungere, ancor prima del 2024, ad un accordo internazionale per il loro trasferimento in quei Paesi che gestiscono già grandi quantitativi di materiali, e che diano tutte le garanzie per trattarli in sicurezza per le persone e per l’ambiente, in attesa del Deposito Unico Europeo. Contestualmente è necessario procedere al trasferimento di tutti gli altri materiali radioattivi nel Deposito Nazionale, scelto con oggettività e trasparenza in modo che possa rappresentare la soluzione caratterizzata dal rischio e dall’impatto più basso possibile”.
“Il documento Cnapi – afferma Prino – individua in Piemonte 8 siti (due in provincia di Torino e 6 in provincia di Alessandria). È necessario imbastire un percorso trasparente ed un dialogo completo, partendo dai dati dei rapporti SOGIN, con tutti i soggetti territoriali: istituzioni, associazioni, cittadini, tecnici e comunità scientifica. Abbiamo 60 giorni per portare le osservazioni. Lo faremo come sempre basandoci su oggettività scientifiche, in tutela del nostro territorio, delle sue specificità e senza forzature Nimby”.
Una battaglia che va quindi portata avanti con criterio e rigore, ma nel minor tempo possibile, prima che i danni all’ambiente possano diventare irrecuperabili.
AGC GreenCom