Esteri

E’ morto il gigante che ha cancellato guerra fredda, divisioni e repressioni. Addio a Gorbaciov

È morto Mikhail Gorbaciov, l’ultimo presidente dell’Unione Sovietica: lo ha riferito l’ospedale centrale di Mosca, citato dall’agenzia di stampa Tass. Secondo le informazioni diffuse dalla clinica, l’ex dirigente è scomparso questa sera a 91 anni, “dopo una grave e lunga malattia”. L’ultimo presidente dell’Urss era nato il 2 marzo 1931, nel villaggio di Privolnoye, nel sud-ovest della Russia sovietica. Entrambi i suoi nonni avevano lavorato nei “gulag”, vittime delle repressioni dei tempi di Stalin. Una famiglia che oggi sarebbe stata un simbolo di pace, visto che aveva origine russe e ucraine allo stesso tempo. Ma Gorbaviov è nei libri di storia perché è stato l’ultimo segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica e il suo l’ultimo presidente prima che si sciogliesse ufficialmente il Paese del Comunismo reale si sciogliesse come neve al sole. È passato alla storia per aver promosso e avviato le riforme della Perestrojka. La sua è stata sempre dall’inizio alla fine una luna carriera dentro il Partito Comunista. A 39 anni, nel 1970, Gorbaciov diventa segretario del partito a Stavropol. Ha così ufficialmente inizio la sua carriera politica, che un anno dopo lo porta a entrare nel Comitato centrale del Pcus. A 48 anni fà il suo ingresso nel Politburo: è il membro più giovane di sempre. La rapida ascesa di Gorbaciov è dovuta anche al rapporto stretto con il capo del Kgb Jurij Andropov, che nel giovane di Stavropol intravede le caratteristiche giuste per guidare l’Urss. Negli anni ’80 incontra per la prima volta l’allora premier britannica Margaret Thatcher. I due rimarranno sempre legati. Nel 1985, ormai a 54 anni, Gorbaciov diventa segretario generale del Pcus. Un anno dopo, al 27esimo Congresso del partito, annuncia i pilastri con cui intende riformare non solo la sua formazione politica ma tutta l’Urss: glasnost (trasparenza), perestrojka (ristrutturazione), demokratisatsiya e uskoreniye (accelerazione). Sono gli anni in cui si tenta di tirare fuori l’Urss da un isolamento economico e politico che secondo Gorbaciov avrebbe portato la potenza a crollare per sempre. Prova quindi a dare respiro al sistema produttivo, a rinnovare la classe politica, a rendere l’informazione più libera. Riabilita molti dissidenti politici e incontra sempre più spesso i leader mondiali, anche gli americani: prima Reagan e poi Bush, con i quali firmerà gli storici accordi contro la proliferazione delle armi nucleari. Per i media occidentali diventa “Gorby”. Con Gorbaciov cambia l’assetto politico sovietico. È sua l’idea di portare nell’Urss il sistema presidenziale, guidato da un presidente eletto dal Congresso invece che dal segretario del partito. Nel 1989 ci sono le prime elezioni che si possono definire “libere”, nel 1990 Gorbaciov viene nominato presidente. Intanto sta cambiando il mondo: nel 1989 crolla il muro di Berlino, lo stesso dove oggi Gorbaciov è raffigurato in un murales mentre bacia Erich Honecker, ex capo di Stato della Repubblica Democratica Tedesca. Nel 1990 diventa il primo leader sovietico a volare in Vaticano e a incontrare un Papa. Poi va anche a Pechino: Cina e Urss si riavvicinano dopo decenni di gelo. Lo stesso anno vince il Premio Nobel per la Pace. Nell’agosto del 1991, poco prima della firma di un trattato che avrebbe dovuto istituire una comunità di stati sovietici indipendenti – sempre Urss, ma meno centralizzata – Gorbaciov si trova in vacanza in Crimea. Sono i giorni del Putsch di agosto, un tentato colpo di Stato messo in piedi da alcuni membri del governo sovietico che mal sopportano l’idea di Paesi semi-indipendenti. Il golpe fallisce ma il tramonto dell’Urss è ormai iniziato: nel dicembre del 1991 i capi di Russia, Bielorussia e Ucraina la dichiarano dissolta. Nasce la Comunità degli Stati Indipendenti. Il 25 dicembre 1991 Gorbaciov si dimette da presidente dell’Urss e dichiara lo stesso ufficio abolito. Un giorno dopo l’Urss non esiste più.

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