Roma Capitale

E’ Roma la Capitale dell’industria. Milano si prende i Servizi

Roma si conferma anche nel 2019 la capitale dell’industria. Milano resta prima nei servizi. E’ quanto emerge dal report Istat sui risultati economici delle unità locali di imprese e multinazionali. Il 41,5% del valore aggiunto nazionale prodotto dalle unità locali di imprese è concentrato nell’1% dei comuni. Milano e Roma insieme producono il 14,8% di valore aggiunto nazionale, terza Torino, quarta Genova. La classificazione delle attività economiche, sin dal 2008, viene utilizzata da parte delle pubbliche amministrazioni anche per finalità amministrative e, per tale ragione, è necessario un coordinamento inter-istituzionale. Per consentire la sua implementazione operativa, la nuova classificazione sarà adottata per finalità statistiche e amministrative a partire dal 1° aprile 2022.  Tenuto conto dell’utilizzo sempre più frequente dell’Ateco anche per motivi non statistici e sulla spinta dell’attività di revisione internazionale (Isic e Nace), nel corso del 2020 l’Istat ha avviato e implementato un processo di aggiornamento periodico della classificazione ATECO per soddisfare con maggiore tempestività le richieste di modifica provenienti dai principali stakeholder. In generale – sottolinea il report dell’Istat – il 37,0% del valore aggiunto nazionale è prodotto da unità locali di imprese del Nord-ovest e il 25,5% da quelle del Nord-est; seguono il Centro con il 20,8% e il Mezzogiorno con il 16,8%. Il rapporto dell’Istat conferma il tessuto economico italiano fondato sulle piccole e medie imprese. Il 31,9% del valore aggiunto nel 2019 è prodotto infatti da imprese locali di dimensioni micro (0-9 addetti), che in termini di numero di unità rappresentano oltre il 90% del totale nazionale. Il 27,1% del valore aggiunto è prodotto da unità locali di piccole dimensioni (10-49 addetti), il 24,2% da realtà di medie dimensioni (50-249 addetti) e il 16,8% dalle grandi (250 addetti e oltre). Le unità locali di gruppi multinazionali italiani ed esteri (2,1% del totale nazionale) contribuiscono per il 36,1% al valore aggiunto e per il 41,9% al fatturato dell’intera economia. Il contributo maggiore proviene da unità locali di Lazio (55,8% del fatturato regionale), Lombardia (48,9%) e Piemonte (45,9%). Mentre nel Mezzogiorno, con la sola eccezione della Basilicata, l’apporto dei gruppi multinazionali alle economie regionali è molto limitato e prevale il ruolo delle imprese indipendenti. Le unità locali di gruppi multinazionali esteri (1% del totale nazionale) generano il 19,3% del fatturato e il 16,3% del valore aggiunto nazionale. In Lombardia e nel Lazio viene realizzato, nel complesso, il 53,0% del fatturato e il 49,5% del valore aggiunto prodotti da multinazionali estere in Italia.

L’apporto delle multinazionali estere alle economie regionali è molto forte in Lombardia (27,8% del fatturato e 22,7% del valore aggiunto, soltanto con lo 0.9% delle unità locali), in Liguria (26,0% e 22,3% (1,9% delle unità locali) e nel Lazio (23,0% e 20,9%, con l’1% delle unità locali). Quanto al contributo dei gruppi multinazionali italiani alle economie regionali, emerge il risultato della Basilicata, dove le unità locali di gruppi multinazionali italiani realizzano il 37,7% del fatturato e il 21,8% del valore aggiunto regionale. Seguono il Lazio (con quote pari rispettivamente a 32,8% e 23,4%), l’Emilia Romagna (27,7% e 26,0%) e il Friuli Venezia Giulia (27,7% e 25,4%).

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