Esteri

Egitto: il Golfo si è comprato El Sisi, ma ora è stanco di pagare

 

di Giuliano Longo

Accompagnato da cinque ministri e da alti funzionari governativi, Abdel Fattah el Sisi (nella foto) martedì è arrivato a New Delhi per una visita di stato di tre giorni e ha avuto colloqui con il primo ministro Narendra Modi. Le due parti firmeranno accordi importanti anche se l’India non potrà aiutare l’Egitto alle prese con una crisi finanziaria ed economica devastante. La sterlina egiziana è crollata  nel cambio con il dollaro, passando per l’inflazione galoppante in un paese dove il 30% dei 104 milioni di abitanti vive in miseria. Un situazione che inquieta gli Stati arabi e che Israele osserva con attenzione.  Come dare una mano a El Sisi è stato uno dei temi del vertice «Prosperità e stabilità nella regione» tenuto ad Abu Dhabi il 18 gennaio dove ufficialmente si sarebbe discusso solo di cooperazione, di Yemen e delle provocazioni israeliane  sulla Spianata delle moschee di Gerusalemme da parte del nuovo governo israeliano. Tuttavia le monarchie del Golfo, che già hanno aiutato con miliardi di dollari El Sisi dopo il suo colpo di stato nel 2013 contro il nemico comune, i Fratelli Musulmani, sarebbero ancora pronte a fare la loro parte, ma solo limitatamente. L’Egitto ha urgente bisogno di valuta estera avendo riserve per soli 24 miliardi di dollari  una parte delle quali provengono dall’Arabia saudita e degli Emirati che hanno depositato  miliardi di dollari nelle banche egiziane per garantire gli aiuti finanziari internazionali richiesti dal Cairo. Inoltre  l’Egitto ha ottenuto un prestito dal Fondo monetario internazionale di tre miliardi di dollari, ben poco rispetto al debito egiziano di  220 miliardi di dollari dei quali 160 per il debito estero. Così gli alleati arabi si interrogano sulle politiche economiche del presidente egiziano e i suoi   faraonici progetti infrastrutturali che hanno svuotato le casse pubbliche, come l’espansione del Canale di Suez, la costruzione di una nuova capitale nel deserto e varie superstrade. Nonostante le permanenti offerte di amicizia  l’Arabia saudita non ha partecipato al vertice di Abu Dhabi alimentando voci secondo le quali la famiglia Saud non sarebbe più disposta ad immettere altri miliardi di dollari nell’economia egiziana fuori controllo. Riyadh non ha più bisogno di comprare  El Sisi, quindi non regalerà al Cairo altre decine di miliardi di dollari, anche perché il principe ereditario Mohammed bin Salman ha bisogno di quei miliardi per completare il suo piano nazionale Vision 30, persino più faraonico dei progetti di El Sisi. Al World Economic Forum di Davos, il ministro delle finanze saudita Mohammed al Jadaan ha chiarito che il regno cambierà la sua politica di aiuti esteri. così lo scorso autunno El Sisi aveva riconosciuto che «Amici e alleati credono che lo Stato egiziano non sia in grado di rialzarsi dopo avergli fornito per anni l’assistenza per risolvere crisi e problemi».Ma la sua debolezza è anche la forza dei paesi del Golfo che ne condizioneranno sempre di più le scelte politiche ed economiche.

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