Cronaca

Eternit bis, Schmidheiny colpevole di omicidio colposo: condannato a 12 anni

di Massimo Maria Amorosini

Sentire pronunciare dal giudice la parola “colpevole” durante la lettura della sentenza emessa nei confronti di Stephan Schmidheiny, patron di Eternit, è stata per i familiari delle vittime la risposta alla domanda di giustiziache va avanti da anni. L’imprenditore svizzero, unico imputato per la morte da amiantodi 392 lavoratori nella fabbrica e residenti di Casale Monferrato, è stato condannato, il 7 giugno scorso, a 12 anni di reclusioneper omicidio colposo. L’accusa di omicidio volontario, difesa dai due pubblici ministeri, non ha retto e il reato è stato derubricato. Per questo Schmidheiny è stato condannato per il decesso di 147 persone, assolto per 46 delle vittime, mentre per gli altri casi è intervenuta la prescrizione. La maggior parte dei decessi è avvenuto a causa dimesotelioma, la malattia sentinella dell’amianto che veniva lavorato per la realizzazione dell’eternit. Il minerale killer è l’unico a provocare il tumore della pleurache non lascia scampo, nonostante gli ultimi studi abbiano ampliato di molto le aspettative di sopravvivenza. La Corte d’Assiseha disposto un ingente risarcimento, immediatamente esecutivo. Cinquanta milioni di euro andranno al Comune di Casale Monferrato, 30 milioni allo Stato italiano e circa 100 milioni di euro alle famiglie delle vittime e alle associazioni, tutti costituiti parte civile nel procedimento. All’Osservatorio nazionale amianto andranno 50mila euro. Il presidente dell’Ona, l’avvocato Ezio Bonanni, segue la vicenda già dal primo processo Eternit, che si è concluso con la prescrizione. In quel caso il reato ipotizzato fu di disastro ambientale e il tempo di prescrizione è più breve. Nella lunga requisitoria i pm avevano sottolineato il fatto che negli anni in cui l’imputato era responsabile di Eternit, dal 1976, era ben nota la pericolosità dell’esposizione all’amianto. Nonostante questo l’imprenditore avrebbe omesso di adottare tutte le misure atte a tutelare la salute dei suoi dipendenti. “Finalmente accanto al nome di Stephen Schmidheiny – ha detto il sindaco di Casale Monferrato, Federico Riboldi– è comparsa la parola colpevole. Egli è quindi riconosciuto oggi come criminale colpevole di omicidio colposo aggravato. Sicuramente la condanna a 12 anni di carcere non soddisfa a pieno la sete di giustizia di un territorio e di una comunità che dopo anni continua a soffrire a causa delle conseguenze di quelle azioni commesse da chi ha anche avuto la responsabilità di fuggire da Casale abbandonando uno stabilimento nel territorio cittadino che era una vera e propria bomba nociva per la salute. La Città di Casale Monferrato guarda avanti e proseguirà il percorso già ben avviato delle bonifiche e per la costituzione della prima IRCCS pubblica piemontese che si occuperà anche di patologia ambientali, per garantire un futuro di ricerca e cura e rendere Casale la prima città Zero Amianto del mondo”.

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