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Fabri Fibra: “Se il rap piacesse a tutti non avrebbe più senso”

“Se il rap piacesse a tutti non avrebbe più senso farlo”. Così Fabri Fibra risponde alle polemiche che accompagnano questo genere musicale da sempre e, ultimamente, con la partecipazione di Geolier al Festival di Sanremo. I due artisti insieme a Rose Villan hanno presentato a Milano lo show ‘Nuova scena’ – Rhythm + Flow Italia’, la competizione musicale del mondo rap (prodotta da Fremantle) che vede i tre artisti alla ricerca dei talenti pronti a segnare la nuova scena rap italiana, con un premio in palio per il vincitore di 100.000 euro. “Grazie a questo show ho rivissuto il periodo della gavetta”, ha detto Rose. Per Geolier “è stato difficile all’inizio dare consigli o giudizi negativi perché ho solo 23 anni”. Fibra, invece, ha deciso di partecipare “perché ho avuto modo di approfondire nuovi aspetti del rap. In passato ho dichiarato che non avrei mai partecipato ai talent e lo confermo perché si tratta di fare musica pop. In ‘Nuova scena c’è un interesse concreto alla musica rap e se me lo avessero proposto 10 anni fa avrei detto di sì. Credo che – ha proseguito il rapper – è il genere più genuino in cui puoi essere te stesso. Oggi è difficile esserlo perché sui social devi essere vincente e la pressione non ti permette di mostrarti per come sei“. Il rap “oggi e da sempre è una lingua universale per parlare dei disagi ed è bello che sia un grido o una denuncia sociale”, ha sottolineato Rose. Rispetto agli inizi del rap in Italia “la mia generazione aveva tutto da scoprire, non avevamo nessuna certezza, non avevamo una garanzia e non pensavamo a risultare fighi agli occhi degli altri“, ha detto Fibra. La nuova generazione “ha già un’idea del successo e dei fallimenti che devi superare per essere un vincente“. Per l’artista oggi “i testi si sono semplificati molto perché c’è sempre meno attenzione da parte degli ascoltatori ed è cambiata la forma. Adesso ci sono anche canzoni da un minuto e mezzo, cosa impensabile fino a qualche anno fa”.

Tanti vogliono emergere, tutti con un sogno, ma pochi ce la fanno. Dalle periferie di Roma, Napoli e Milano arrivano i protagonisti dello show che vengono “dai palazzi che cadono a pezzi, ecco perché dobbiamo farcela”. Ogni forma d’arte nasce da un dolore così come il rap. C’è chi attraverso le barre esprime la rabbia per la mancanza di opportunità, per l’assenza dei genitori o perché non riesce ancora a trovare un posto nel mondo. Ma c’è anche chi con il rap racconta la rinascita dopo la dipendenza dalla droga o rappa con ironia un ‘colorato’ sguardo su ciò che lo o la circonda. “Io giudico la musica e non la vita delle persone. Chi ha problemi legali sta cercando di uscire da queste situazioni e si rifugia nella musica. Credo che possa essere di esempio per chi sta combattendo la sua battaglia“, ha concluso Fibra.

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