L’agricoltura è da sempre un settore cardine dell’economia italiana, ma in questi ultimi anni si è registrato un preoccupante calo di flussi di lavoratori che rischia di mettere a rischio il comparto. Secondo i dati dell’ISTAT, nel 2020 il numero di lavoratori stagionali impiegati nell’agricoltura è diminuito del 10,9% rispetto all’anno precedente, raggiungendo il livello più basso degli ultimi 15 anni. Una situazione che potrebbe peggiorare ulteriormente nei prossimi anni, vista la diminuzione del numero di lavoratori extracomunitari che si recano in Italia per lavorare nei campi. Il problema dei flussi di lavoratori stagionali riguarda in particolare le regioni del Sud Italia, dove l’agricoltura rappresenta ancora una parte importante dell’economia locale. Secondo i dati della Coldiretti, in alcune aree del Sud l’80% delle attività agricole dipende dai lavoratori stagionali. La mancanza di manodopera si fa sentire soprattutto in occasione della raccolta di prodotti come olive, pomodori, fragole e agrumi, ma anche in altri settori come quello della viticoltura e dell’allevamento. Per cercare di far fronte a questa situazione, il governo italiano ha introdotto nel 2020 il reddito di cittadinanza agricolo, un sussidio destinato a chi lavora nei campi e che ha difficoltà a trovare un’occupazione stabile. Tuttavia, i dati dell’INPS mostrano che le richieste di questo sussidio sono diminuite del 7% rispetto all’anno precedente, a testimonianza del fatto che sempre meno persone cercano lavoro nell’agricoltura. Per contrastare questa tendenza, molte organizzazioni agricole stanno chiedendo al governo di adottare misure che incentivino l’immigrazione legale di lavoratori stagionali, ma anche di promuovere la formazione e la qualificazione dei lavoratori italiani per far fronte alle esigenze del settore. Inoltre, si sta cercando di trovare nuove soluzioni tecnologiche per rendere più efficiente il lavoro nei campi, come ad esempio i robot per la raccolta degli ortaggi.
