Esteri

Gaza – Israele, fonti: “Diplomazia al lavoro per cessate il fuoco da mercoledì”

Non si fermano le violenze in Medioriente. Otto israeliani, tra cui un soldato e un bambino di cinque anni, sono rimasti feriti dalle schegge dei razzi palestinesi lanciati a raffica contro Ashdod, Ashkelon e altre citta’ nel sud di Israele. Lo comunica il servizio medico di emergenza e protezione civile locale, Magen David Adom. Riconosciamo la necessità di autodifesa dello Stato ebraico, ma le azioni di risposta “devono essere in linea con il diritto internazionale e proporzionate”.
Lo dice il portavoce della Commissione Europea per gli Affari Esteri Peter Stano, durante un briefing con la stampa a Bruxelles. Le Forze di Difesa, del premier Benjamin Netanyahu, confermano intanto la notizia dell’uccisione dell’alto comandante della Jihad islamica Hassam Abu-Harbid. Abu-Harbid. Sale a 198, nel frattempo, il numero delle persone uccise dai raid condotti da dai jet con la Stella di David nella Striscia di Gaza. Vi sono tra questi 58 bambini. I feriti sono 1300.
Lo si apprende dal bollettino del ministero della Salute locale.
C’è il rischio nella parte settentrionale dell’ enclave di una completa interruzione dell’ elettricità, a causa dell’ interruzione delle forniture di combustibile, per la prolungata chiusura del valico commerciale di Kerem Shalom in Israele.
Il comitato che rappresenta i cittadini arabi in quest’ ultimo domanda, insieme a Fatah, uno sciopero generale da domani in risposta a quanto sta accadendo ai palestinesi a Gaza, Gerusalemme e in Cisgiordania.
Le organizzazioni per la Palestina propongono una iniziativa globale per dedicare la giornata di martedì a manifestazioni di solidarietà in tutto il mondo. La diplomazia è al lavoro per disinnescare la crisi e arrivare a un possibile cessate il fuoco entro mercoledì. Riunione dei rappresentanti speciali del Quartetto per il Medio Oriente, che comprende le Nazioni Unite, gli Usa, l’Ue e la Russia, per discutere le azioni da intraprendere per una de-escalation.
Nulla di fatto ieri all’ Onu a causa del diritto di veto del Consiglio di sicurezza posto, ancora una volta dagli Stati Uniti, a una dichiarazione proposta da alcuni membri dell’ importante organismo internazionale.

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