Esteri

Il Niger sceglie Mosca e Pechino si rafforza in Mali e Burkina Faso

 

Si va stringendo l’alleanza fra Niger, Mali e Burkina Faso, i paesi del Sahel governano i militari grazie a colpi di stato degli ultimi anni. Infatti i governi dei tre paesi hanno recentemente firmato un accordo di cooperazione militare dopo aver espulso le truppe francesi che da anni erano presenti in quei territori, indebolendo fortemente l’influenza di Parigi nell’area.

 

L’Alleanza degli Stati del Sahel (Aes) era nata come un patto di difesa comune, d per combattere i gruppi ribelli e jihadisti attivi nella regione, ma ora le tre giunte golpiste puntino ad allargare la cooperazione anche ad altri campi.

Nei giorni scorsi, poi, il generale Omar Abdourahamane Tchiani, salito al potere in Niger il 26 luglio, ha annunciato l’intenzione di avviare con gli altri due paesi una collaborazione di tipo anche politico e monetario.

Nel corso di una intervista ha informato che il suo paese intende esportare già a gennaio i primi barili di greggio sfruttando il nuovo oleodotto che collegherà il giacimento nigerino di Agadem al porto di Seme, in Benin.

L’oleodotto, lungo 2000 km e con una capacità di 90 mila barili al giorno è ormai in fase conclusiva grazie ai ai 6 miliardi di dollari investiti da PetroChina (CNPC), società del governo cinese, impegnata anche nello sfruttamento del bacino del Rift di Agadem e nella costruzione del gasdotto Niger-Benin.

Inoltre con l’avvio della cooperazione monetaria i tre paesi del Sahel intendono ribaltare i legami con la Cedeao – la Comunità Economica dei Paesi dell’Africa occidentale – che dopo i colpi di stato ha sospeso Bamako, Ouagadougou e Niamey dall’alleanza, minacciando un intervento militare sollecitato da Parigi.

La scorsa settimana i governi di Mali e Niger avevano denunciato, con un comunicato stampa congiunto, le convenzioni firmate con la Francia dai governi precedenti.   Se effettivamente attuata, la misura avrà serie ripercussioni per i privati e per le imprese domiciliate in Francia e che svolgono attività in Mali e in Niger.

In precedenza la giunta militare del Niger aveva già annunciato la cancellazione degli accordi di difesa e sicurezza siglati con l’Unione Europea per «combattere il terrorismo, la criminalità organizzata e l’immigrazione irregolare».

In un comunicato, lo scorso 4 dicembre anvhe il ministro degli Esteri di Niamey, capitale del Niger, ha annunciato l’intenzione revocare anche l’accordo stipulato con l’Ue relativo alla missione civile europea denominata Eucap Sahel Niger, attiva dal 2012 e che conta su 130 gendarmi e agenti di polizia europei, impegnati nell’addestramento dei militari nigerini.

Nel frattempo ha anche ritirato il consenso alla “Missione di partenariato militare dell’Ue in Niger” (Eumpm), a guida italiana. Entro la fine di dicembre, inoltre, si concluderà il ritiro dei circa i 1500 militari francesi, ora prevalentemente schierati schierati nella base area di Niamey dove rimangono 1100 militari statunitensi e 250 soldati italiani.

Contemporaneamente a queste decisioni a Niamey era giunto il viceministro della Difesa della Federazione Russa, il colonnello Junus-bek Yevkurov, che dopo aver fatto tappa una prima in Mali, in Burkina Faso e poi in Libia, è stato ricevuto dal generale Tchiani e dal Ministro della Difesa del Niger Salifou Modi con i quali ha siglato un accordo che prevede il rafforzamento della cooperazione militare fra i due paesi.

 

A Bamako, capitale del Mali, la delegazione russa è stata ricevuta dal capo del “governo di transizione”, colonnello Assimi Goita. Al termine dei colloqui il ministro dell’Economia e delle Finanze Alousseni Sanou, ha riferito di colloqui per costruzione di una rete ferroviaria, di uno stabilimento per la lavorazione dell’oro estratto nelle miniere maliane e di un accordo per la realizzazione di una centrale nucleare. La realizzazione di una centrale nucleare in Burkina Faso è stata invece al centro dei colloqui tra i rappresentanti di Mosca e la giunta di Ouagadougou.

Infine il 2 dicembre il Niger e il Burkina Faso hanno annunciato il proprio ritiro dal gruppo “G5 Sahel”, creato nel 2014 grazie ai finanziamenti dell’Unione Europea, per coordinare la lotta contro il terrorismo jihadista. L’anno scorso era stato il Mali ad abbandonare il progetto che coinvolge ora soltanto la Mauritania e il Ciad che però hanno già informato di voler sciogliere il coordinamento.

La giunta militare di Bamako, al potere dal 2021, ha invece deciso recentemente di mettere fine a dieci anni di presenza in Mali della Missione militare dell’Onu denominata Minusma, avviata nel 2012 per contrastare l’insurrezione jihadista.

Ma intanto i ribelli jihadisti avanzano, A fine agosto il “Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani” (Jnim) ha occupato Timbuctù, infliggendo un duro colpo alle forze fedeli alla giunta militare del maliana che ha stretto un accordo con la Wagner scatenando le proteste dei movimenti tuareg che si sono scontrati con l’esercito regolare e i mercenari russi.

Attualmente la Wagner avrebbe iniziato ad operare utilizzando la denominazione di “Africa Corps” e secondo fonti russe, sarebbe molto meno autonoma dal governo di Mosca e dalle sue esigenze politiche ed economiche.

Balthazar

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