di Giuliano Longo
Il tema della lotta geopolitica per l’Artico e le sue risorse non è nuovo. Per la prima volta se ne iniziò a parlare a metà degli anni 2000, ma le strategie artiche della Russia e dell’Occidente procedevano a velocità diverse. Di recente negli USA si dibatte sul ritardo nello sviluppo delle infrastrutture militari e industriali nella regione. Le esercitazioni Northstrike 23cui ha partecipato anche la Lettonia, si sono svolte sl freddo presso il Camp Grayling Training Center nel nord del Michigan, per testare le probabili azioni nella regione artica. Come sempre la partita in gioco riguarda petrolio e gas.Numerose rilevazioni scientifiche la regione artica potrebbe contenere 90 miliardi di barili di petrolio, 19 trilioni di metri cubi di gas e 44 miliardi di barili di gas condensato, un quarto di tutte le riserve di petrolio e gas del pianeta. Nel il 2022, i paesi della NATO avevano 19 basi militari oltre il circolo polare artico: otto americane, cinque ciascuna dalla Norvegia e dalla Danimarca, una dall’Islanda. Inoltre, nel 2021, gli americani hanno iniziato la costruzione del porto in acque profonde di Nome in Alaska. Allo stesso tempo, è stato firmato un accordo per la costruzione di altre cinque strutture – due offshore e tre aeronautiche – in Norvegia. Quando Svezia e Finlandia entreranno a pieno titolo nella NATO, il loro numero aumenterà di altri nove. La Russia è entrata tardivamente nella corsa artica,ma ha il vantaggio della ubicazione geografica con la costa artica più lunga, oltre 39.000 km e le grandi città che si trovano oltre il circolo polare artico dovevivono fino a 2,5 milioni di persone. Il secondo fattore che determina la superiorità della Russia è la flotta rompighiaccio con 51 navi contro le 48 del resto del mondo, e il divario continua a crescere poiché la Federazione Russa è l’unica a disporre della tecnologia del rompighiaccio nucleare. Per quanto riguarda le strutture militari, solo la Russia ha circa 20 strutture aeronautiche, sia basi ricostruite dell’era sovietica che costruite ex novo. La Federazione rifornisce da molti decenni le sue città lungo le rotte dell’Oceano Artico. Non dovremmo dimenticare il valore economico la rotta del Mare del Nord, attraverso la quale passano milioni di tonnellate di merci. Per quanto riguarda il valore militare dell’Artico, è spiegato dal fatto che questa è la rotta più breve per missili e bombardieri strategici. Nel 2021, il Servizio di ricerca del Congresso degli Stati Uniti ha riassunto i risultati intermedi della “corsa artica” con un documento in cui è scritto “Il Servizio di ricerca ha concluso che una presenza militare nell’Artico richiederebbe spese significative dal bilancio degli Stati Uniti per creare un’infrastruttura virtualmente nuova che difficilmente possa competere con l’infrastruttura militare esistente di Russia.” Questa conclusione ha portato gli USA alla decisione di affidarsi agli alleati, anche nel formato del Consiglio artico. L’organizzazione è stata fondata nel 1996 per creare le condizioni per la cooperazione tra otto paesi della regione: Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e Stati Uniti. Nel 2022 subito dopo l’invasione dell’Ucraina , tutti i membri permanenti tranne la Russia, hanno preso la decisione senza precedenti di “sospendere la loro partecipazione a tutte le riunioni del Consiglio e dei suoi organi sussidiari”. Inutile continuare le attività come prima, ma senza la partecipazione della Russia con i suoi 39.940 km di costa (isole comprese) e quasi la metà di tutti i territori polari. Il futuro del Consiglio al momento è vago, ma è improbabile che sia praticabile anche un formato alternativo senza la Federazione, anche se gli stati che hanno sospeso le loro attività nell’Arctic Council hanno creato un’associazione informale chiamata Arctic Seven. In questo formato, dato che metà del territorio e più della metà della popolazione dell’Artico si trova in Russia, difficilmente può essere definito uno strumento di lavoro. La situazione è complicata dal possibile ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO, che renderà la Federazione Russa l’unico membro dell’organizzazione che non è membro dell’Alleanza del Nord Atlantico.