Roma Capitale

Giochi e slot, braccio di ferro sulla nuova normativa regionale tra Associazioni e Lobby del concessionari

La Campagna “Mettiamoci in gioco” Lazio esprime “forte preoccupazione” per le pressioni che le associazioni dei concessionari di slot-machine e videolottery stanno esercitando nei confronti della Regione Lazio per annullare la rimozione degli apparecchi posti entro i 500 metri dai “luoghi sensibili” (scuole, luoghi di culto, strutture per anziani…), adducendo il pretesto di voler salvare migliaia di posti di lavoro che altrimenti andrebbero persi. “La realtà è ben diversa e riguarda – afferma la Campagna – la salvaguardia degli interessi che ruotano attorno al settore del gioco d’azzardo, che nel Lazio ha ottenuto entrate per 4,5 miliardi nel 2021, con un aumento del 20% rispetto al periodo pre-pandemico. Per i concessionari laziali si è trattato, al netto di costi e tassazioni, di un margine di circa 380 milioni di euro, con un profitto per addetto di 120.000 euro, risultati che non trovano uguali in Italia rispetto ad altri settori economici. Margini di guadagno che attirano l’attenzione della criminalità, come testimoniato da sempre più numerose indagini giudiziarie”. La Campagna Mettiamoci in gioco chiede la salvaguardia dei posti di lavoro, verificando anche l’effettiva presenza dei lavoratori, nonché le tipologie dei rapporti di lavoro posti in essere. Una “imprescindibile esigenza non può però essere invocata strumentalmente per mettere in discussione le misure prese contro le gravi conseguenze di carattere sociale, sanitario ed economico causate dal gioco d’azzardo anche nella nostra regione”, si legge in una nota.  “La Campagna denuncia, anche quelli che definisce “i gravissimi “ritardi applicativi della legge n. 5 del 2013 riguardante le ‘misure di contrasto al gioco d’azzardo patologico’. Regione e Comuni, per quanto di competenza, – si afferma infatti – devono deliberare al più presto tutte le misure previste dalla legge per contrastare la dipendenza patologica. In particolare il piano socio-sanitario integrato, che prevede un approccio di sistema coordinato dalla Regione, finalizzato alla cura delle patologie da gioco. Non ci si può limitare a nominare a fine legislatura, e a nove anni dall’approvazione della legge, i componenti dell’Osservatorio regionale – si conclude – il cui compito è monitorare il gioco d’azzardo, individuare buone prassi e formulare strategie e linee di intervento”.

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