Esteri

Gli Stati Uniti, le decisioni ambientali di Biden potrebbero limitare l’esportazione di GNL in Europa

 

di Giuliano Longo

L’UE conta sull’approvazione da parte di Washingtondi nuovi importanti progetti GNL, ma . l’amministrazione Biden potrebbe ripensare le esportazioni di gas naturale degli Stati Uniti  in chiave climatica.

La rivalutazione del modo in cui il Dipartimento dell’Energiaapprova i permessi di esportazione di gas, riportata (pubblicata per la prima volta da POLITICO.eu) minaccia di bloccare i progetti da cui l’Europa dipende per soddisfare le proprie richieste energetiche.

È solo l’ultimo esempio di come le priorità politiche degli Stati Uniti, che intendono ridurre la dipendenza dai combustibili fossili inquinanti di carbonio, possano creare problemi ai leader europei e mettere a rischio gli obiettivi di sicurezza condivisi degli alleati transatlantici.

Il movimento ambientalista statunitense ha accolto con entusiasmo la notizia che la Casa Biancapotrebbe  rafforzare il suo controllo su come le esportazioni di gas incidono negativamente sul cambiamento climatico. Ma questo orientamento sta causando tensioni tra i vertici dell’industria europea mentre la guerra in Ucraina si trascina.

Secondo le stime dell’associazione di categoria EuroGas, riportate da POLITICO;  l’Unione Europea ha ridotto l’immissione di gas russo a meno di un terzo dei 155 miliardi di metri cubi importati nel 2021. Lo ha fatto triplicando le importazioni statunitensi di gas naturale liquefatto, che hanno raggiunto i 60 miliardi di metri cubi nel 2023.

Questo GNL è stato un sollievo per l’Europa e ha contribuito alla stabilizzazione per i consumatori  dei prezzi del gas e dell’elettricità in Europa, dopo un lungo periodo di prezzi record causati dal calo delle forniture russe.  Una limitazione dell’ esportazione di gas da parte degli Stati Uniti rischierebbe di aumentare e prolungare lo squilibrio dell’offerta globale.

Per ora Washington non ha ancora deciso nulla e il consigliere nazionale per il clima di Biden, Ali Zaidi, ha rifiutato di spiegare come procederebbe la valutazione o se comporterebbe un rallentamento dei permessi da parte del Dipartimento dell’Energia.

Sia gli Stati Uniti che l’UE hanno aderito all’impegno, al vertice sul clima di Dubaidel mese scorso, per avviare “la transizione dai combustibili fossili”, ma gli Stati Uniti rimangono il più grande produttore di petrolio del mondo e il più grande esportatore di gas naturale.

Gli esperti stimano che nonostante gli ambiziosi piani dell’UE per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, il blocco non ha fissato alcuna scadenza per l’eliminazione graduale del gas, quindi  avrà bisogno di un accesso continuo alle esportazioni americane almeno per i prossimi 10 anni.

Quindi qualsiasi rallentamentoda parte degli Stati Uniti potrebbe spingere le aziende europee a firmare contratti con il Qatar, che sta espandendo la produzione di GNL su rotte, che come dimostrano i recenti avvenimenti nel Mar Rosso, potrebbero in futuro risultare insicure.

L’UE è il maggiore acquirente mondiale di GNL e ha investito miliardi nella costruzione di infrastrutture per aumentare la propria capacità di importazione, aggiungendo sei nuovi terminal portuali dall’inizio del2022,quindi   entro il 2030sarà in grado di ricevere più di400 miliardi di metri cubi di combustibile liquefatto, un aumento di oltre il 25%rispetto all’anno precedente all’invasione  della Russia.

Tuttavia, un’analisi dello spostamento dell’offerta condotta lo scorso anno dagli esperti del Baker Institute for Public Policy della Rice Universityha avvertito che le capitali europee rischiano di crearelo stesso tipo di eccessiva dipendenzada un fornitore, come avevano avuto con Mosca in passato.

Non tutti in Europa cercano di mantenere lo status quo.Kathrin Henneberger, membro del partito tedesco deiVerdi, ha scritto alle autorità di regolamentazione statunitensi chiedendo loro di respingere un imponente impianto di GNL proposto da Venture Global per la Louisiana.

“L’espansione di nuove infrastrutture per i combustibili fossili – in particolare le infrastrutture GNL per il fracking del gas – va chiaramente contro l’accordo raggiunto all’ultima conferenza delle Nazioni Unite sul clima”, ha scritto Henneberger. Con buona pace dell’industria tedesca che invece ha fame di energia.

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