La guerra di Putin

Grano ucraino: Bangladesh, Egitto e Kenya sono i Paesi più colpiti dalle mancate esportazioni

 

Tra i paesi in via di sviluppo più colpiti dall’interruzione dell’accordo Onu sul grano ci sono il Bangladesh con oltre un miliardo di chili di grano importato dall’Ucraina nel corso dell’anno di durata dell’intesa, l’Egitto con 417 milioni di chili di grano, 998 milioni di chili di mais, 4,6 milioni di chili di olio e farina di girasole e 131 milioni di chili di semi di soia e il Kenya con 385 milioni di chili di grano, 53 milioni di chili di mais. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati del Centro Studi Divulga in occasione della presentazione della Coalizione Mondiale dei Mercati Contadini promossa da Campagna Amica nell’ambito del Food Summit Onu con gli interventi della vicesegretaria generale dell’Onu Amina J. Mohammed, del Direttore generale della Fao Qu Dongyu, del Presidente World farmers Markets Coalition Richard McCarthy, del Ministro degli Affari Esteri e segretario nazionale di Forza Italia Antonio Tajani, del Ministro dell’Agricoltura e Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, del Presidente della Coldiretti Ettore  Prandini e del Segretario generale della Coldiretti Vincenzo Gesmundo. Tra i paesi coinvolti anche l’Etiopia con quasi 263 milioni di chili grano, lo Yemen con 259 milioni di chili di grano e la Tunisia con oltre 222 milioni di chili di grano, 356 milioni di chili di mais, 108 milioni di chili di altri prodotti secondo l’analisi della Coldiretti che evidenzia come ai paesi poveri è stato destinato ben il 58% dei prodotti agricoli transitati nei tre porti di Chornomorsk, Yuzhny e Odessa. Lo stop all’accordo Onu fra Russia e Ucraina per le spedizioni di grano dai porti del Mar Nero interrompe infatti – precisa la Coldiretti – un fiume di quasi 19 miliardi di chili di frumento per il pane, mais, olio di girasole e altri prodotti, che nell’anno di durata dell’intesa sono stati destinati ai paesi poveri dell’Africa e dell’Asia, con il rischio che fame, carestie e crisi economica spingano con maggiore forza i flussi migratori verso l’Italia e il resto dell’Unione Europea con pesanti ripercussioni politiche e sociali.

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