Politica

Green Pass, nel primo giorno dell’obbligo aumentano del 23,3% i certificati di malattia nel pubblico e nel privato

Nel primo giorno di Green pass obbligatorio per tutti i lavoratori, i certificati di malattia presentati nel pubblico e nel privato sono stati 47.393, in aumento del 23,3% rispetto a venerdì scorso e del 5,5% rispetto a due settimane fa. E’ quanto emerge dai dati Inps aggiornati alle 12 e diffusi dal ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta. I certificati presentati l’8 ottobre sono stati infatti 38.432, 44.903 invece il venerdì precedente. Il ministro Brunetta ha poi diffuso una nota in merito al sistema tamponi in cui scrive, “al momento, nel primo giorno del Green pass, sta tenendo: alle 13 risultava che ne erano stati effettuati circa 200mila contro i 100mila di giovedì. Nel primo giorno di Green pass obbligatorio nel mondo del lavoro, la Pubblica amministrazione dimostra quindi senso di responsabilità e organizzazione flessibile e intelligente, cogliendo a pieno lo spirito e le possibilità o fferte dalle linee guida emanate dal governo. Nei ministeri orari scaglionati, poche code, rientro ordinato”. Poi la reazione dei medici “La certificazione di malattia a carico del servizio sanitario nazionale – sottolinea a Il Messaggero Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie – è obbligatoria e viene rilasciata anche sulla base di sintomi presentati dai pazienti. I medici si limitano semplicemente a certificare quello che vedono o quello che il paziente dichiara. Ci sono sintomi però che non è possibile constatare, si pensi per esempio a chi dice di avere mal di pancia o giramenti di testa”. E ricorda: “Il rilascio di certificati non in presenza del paziente ma a distanza è vietato dalla legge, è dunque un reato”. “Se i medici hanno rilasciato i certificati – ribadisce sempre a Il Messaggero il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici Chirurghi e odontoiatri (Fnomceo) Filippo Anelli – lo hanno fatto seguendo tutte le regole. Il medico deve visitare per forza il paziente e deve fare una valutazione oggettiva. Facciamo comunque un appello a stare molto attenti nel rilasciare i certificati rispettando tutte le norme di legge. Ma questo, ripeto, avviene regolarmente ed è parte integrante della professione. E’ chiaro che anche il disagio sociale talvolta può determinare uno stato di malattia. Quindi il medico deve valutare con estrema attenzione queste situazioni caso per caso per capire se creano o meno una inabilità al lavoro”. “Se un paziente viene a studio lamentando una patologia non obiettivabile, tipo una cefalea – rimarca Pina Onotri, segretario generale del Sindacato medici italiani (Smi) – io credo a quello che mi dice. Alcuni casi non si possono indagare con indagini strumentali. A volte si tratta di una patologia che si risolve in un giorno o due. Ecco perché noi diciamo da sempre che per patologie brevi sarebbe meglio un’autocertificazione da parte del paziente”. “Credo che nessuno abbia fatto un certificato compiacente – conclude Onotri – non permettiamo a nessuno di fare illazioni o di sottendere situazioni che assolutamente non esistono”.
aggiornamento Green Pass del 16 ottobre ore 14.25

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