Politica

I sindacati bocciano il Primo Maggio del Governo

di Fabiana D’Eramo

“Arrogante e offensiva”, la scelta di approvare il decreto Lavoro nella data del Primo Maggio. E “non nella direzione da noi richiesta”, i provvedimenti presi dal governo. È il giudizio dei sindacati sulla nuova misura approvata dal Consiglio dei ministri. Ma il decreto – fortemente sostenuto da Giorgia Meloni, dal taglio del cuneo fiscale alla definitiva abolizione del Reddito di cittadinanza – non si scontra solo con la compattezza dei tre sindacati confederali, Cgil, Cisl e Uil, ma anche con la protesta di studenti e lavoratori che, al momento della sua approvazione a Palazzo Chigi, si sono trovati in largo di Torre Argentina a Roma per una manifestazione contro il Governo. “Incomprensibile”, per il Presidente del Consiglio, che al contrario dice di averci messo la firma proprio per avvicinarsi a sindacati e lavoratori.  “Ci tengo tanto a questo decreto perché il sostegno al lavoro è alla base della crescita economica, che è la nostra più grande sfida”, ha spiegato Meloni. Giudica “molto importante” portare avanti un dialogo “serio e costruttivo” con i sindacati, e la scelta di questa data un modo per onorare i lavoratori: “Non è una mancanza di rispetto un Consiglio dei ministri il primo maggio per tagliare il costo del lavoro. È un segnale, una mano tesa. E mi sarei aspettata un “bravi”! Perché sul taglio del cuneo credo che siamo d’accordo…” Invece l’opinione dei sindacati, ai quali il testo è stato illustrato alla vigilia del via libera in un incontro a Palazzo Chigi, è nera. La riunione – due ore e mezza di battibecchi – è iniziata con un momento di forte contrapposizione, con il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che ha lamentato di esser stati convocati a cose fatte, a cui si aggiunge la mancanza di un testo definitivo delle misure di cui si stava parlando. Non è accettabile: «Vuol dire non riconoscere ai sindacati il ruolo che possono svolgere», ha spiegato. E la decisione del governo di convocare il Consiglio il giorno della festa dei lavoratori, sospetta, ha l’obiettivo di voler oscurare i tradizionali comizi sindacali. “Su 365 giorni dell’anno, il governo doveva convocare il Consiglio dei ministri proprio oggi? Oggi è la festa del lavoro, non è la festa del governo. Rivendico il valore di questa giornata.” Per il segretario di Uil, Pierluigi Bombardieri, Meloni deve dimostrare che il Consiglio dei ministri del primo maggio non è solo propaganda. “Oggi il governo ha deciso finalmente di occuparsi di lavoro. Peccato siano passati sei mesi dal suo insediamento. Hanno fatto una grande propaganda sul fatto che oggi, giornata di festa, loro lavorano”. E continua, aspramente: “La Costituzione all’articolo uno dice che l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. Lavoro che deve essere stabile e dignitoso. Bisogna superare la precarietà, garantire la sicurezza, dare salari dignitosi e risposte ai giovani. Non basta un decreto per risolvere questi grandi temi”. Quindi, aggiunge, riferendosi al decreto appena varato: “Le risposte sono sbagliate, c’è troppa precarietà e poca sicurezza. Positivo il nuovo taglio del cuneo, ma è temporaneo”. Infatti le ultime modifiche apportate dal Governo vanno dal taglio del cuneo fiscale e contributivo che aumenterà di quattro punti, arrivando fino a sette punti per chi guadagna fino a 25mila euro, al tetto per la detassazione dei fringe benefit dei lavoratori dipendenti con figli a carico che sale a 3.000 euro. Addio al Reddito di cittadinanza a partire dal 2024, sostituito da un sistema più rigido a due gambe: l’Assegno di inclusione e lo Strumento di attivazione al lavoro, e quest’ultimo partirà già dal prossimo settembre. Per Landini abolire il RdC «è una follia», mentre per gli organizzatori della manifestazione di protesta a Roma la cancellazione del Reddito, unita all’aumento delle “libertà alle imprese nell’utilizzo dei contratti a termine e un nuovo ridicolo taglio al cuneo fiscale, costituisce una vera e propria provocazione verso tutto il movimento dei lavoratori e delle lavoratrici”.  Ma Meloni rivendica la riforma perché è fondamentale “distinguere chi è in grado di lavorare da chi non lo è”. È questo il suo “modo di partecipare alla festa dei lavoratori con qualcosa di buono”. Diversamente da quando nel 2019 salì sul palco di «Sconcerto», a Jesolo, per cantarle ai sindacati che “non pensano ai lavoratori ma ai loro iscritti”. Stavolta, ribadisce, non c’è affronto alle unità sindacali, anche se ammette che è vero che usare la data del primo maggio per presentare il nuovo decreto è stata una scelta simbolica per mostrare concretamente agli italiani che il tema del lavoro non è appannaggio solo dei sindacati. Il segretario della Uil, Luigi Sbarra, a differenza dei suoi colleghi – Bombardieri non parla più di bocciatura totale delle misure ma si mantiene restio, Landini ripete che ci sono ancora tutte le ragioni per una mobilitazione contro il pacchetto complessivo dell’Esecutivo, e nelle prossime settimane si continuerà a scendere in piazza – per il momento sospende il giudizio e sottolinea che è importante collaborare e avere un dialogo con il governo, anziché mantenere un atteggiamento di totale chiusura. D’altronde anche Meloni ha dichiarato di voler tendere la mano, e già durante l’incontro con i sindacati, per spazzar via gli echi di un battibecco piuttosto animato, ha cambiato i toni cercando un confronto più conciliante con i suoi interlocutori. “Bisogna ripartire dalla centralità del lavoro”, ha detto Sbarra alla manifestazione del Primo Maggio, “il filo del dialogo con il governo nelle ultime settimane è caduto, quel filo deve essere ripreso e rafforzato, reso stabile a affidabile”.

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