di Marcello Trento (*)
Le recenti tensioni che hanno lambito la penisola iberica, con il sistema elettrico di Spagna e Portogallo messo a dura prova da ondate di calore estreme e dalla conseguente impennata della domanda di raffreddamento, ci pongono di fronte a una riflessione cruciale sulla resilienza delle nostre infrastrutture energetiche. Sebbene in questo caso non si sia verificato un blackout totale, le difficoltà incontrate nel mantenere l’equilibrio tra produzione e consumo hanno evidenziato la potenziale fragilità di reti centralizzate e interconnesse di fronte a eventi climatici sempre più intensi e imprevedibili.
Questo scenario ci spinge a considerare approcci alternativi per garantire la stabilità e la sicurezza del nostro approvvigionamento energetico. Un’idea emergente, che merita un’analisi approfondita, è il ruolo che impianti di produzione distribuiti e di piccola scala potrebbero svolgere non solo come fornitori di energia decentralizzata, ma anche come potenziali “sniffatori” della rete, capaci di contribuire a una rialimentazione più rapida ed efficace in caso di blackout.
Il Problema Iberico: Un Campanello d’Allarme
Le ondate di calore record hanno messo a dura prova i sistemi elettrici di Spagna e Portogallo. L’aumento esponenziale della domanda per climatizzazione ha rischiato di superare la capacità di generazione e trasmissione, portando a momenti di forte stress sulla rete. Questo episodio sottolinea come la dipendenza da grandi impianti di produzione centralizzati e da lunghe linee di trasmissione possa rendere un sistema vulnerabile a eventi singoli, siano essi naturali o, in scenari più preoccupanti, malevoli.
La concentrazione della produzione in poche grandi centrali rende il sistema suscettibile a guasti su larga scala. Allo stesso modo, la dipendenza da infrastrutture di trasmissione estese crea punti di vulnerabilità che, se compromessi, possono avere conseguenze a cascata sull’intero sistema.
Microgenerazione come “Sniffatore” della Rete: Un Nuovo Paradigma?
Immaginiamo uno scenario in cui una porzione significativa del tessuto urbano ed extraurbano europeo sia costellata di piccoli impianti di produzione distribuita: pannelli solari sui tetti delle abitazioni, microeolico, piccole unità di cogenerazione. In un contesto di blackout generalizzato, queste unità, pur non essendo in grado di alimentare immediatamente l’intera rete, potrebbero agire come “sniffatori”.
Questi piccoli produttori, dotati di sistemi di controllo intelligenti e connessi alla rete locale, potrebbero rilevare il ritorno dell’alimentazione principale in aree limitate. Una volta identificata una fonte di energia stabile, potrebbero sincronizzarsi gradualmente con essa, contribuendo a “riaccendere” porzioni sempre più ampie della rete. Questo approccio “dal basso”, parcellizzato e incrementale, potrebbe rappresentare un’alternativa più resiliente e rapida rispetto al riavvio complesso e centralizzato di grandi centrali.
Sicurezza Energetica Individuale: L’Europeo Autoproduttore
La prospettiva di ogni cittadino europeo che produce l’energia per la propria abitazione apre scenari interessanti in termini di sicurezza energetica individuale e collettiva. Un’abitazione dotata di un sistema di produzione rinnovabile (fotovoltaico con accumulo, ad esempio) e di un sistema di gestione intelligente dell’energia diventa un’isola energetica in grado di autosostenersi in caso di interruzione della fornitura dalla rete principale.
Questo non solo garantisce il comfort e la sicurezza degli abitanti, ma riduce anche la dipendenza individuale dalla rete nazionale, alleggerendone la pressione in situazioni di crisi. Moltiplicando questo modello su vasta scala, si crea un tessuto energetico più robusto e distribuito, intrinsecamente più difficile da paralizzare completamente.
Polverizzare la Produzione per Generare Sicurezza
Il concetto chiave è la distribuzione capillare della produzione energetica. Un sistema in cui la generazione non è concentrata in poche grandi entità, ma è diffusa tra milioni di piccoli produttori, diventa intrinsecamente più sicuro. Un attacco fisico o cibernetico che mirasse a paralizzare la produzione dovrebbe colpire un numero enorme di obiettivi, rendendo l’impresa enormemente più complessa e meno probabile di successo.
La “polverizzazione” della produzione, unita a sistemi di accumulo distribuiti (batterie domestiche, veicoli elettrici con capacità di vehicle-to-grid), crea una rete più resiliente, capace di assorbire meglio gli shock e di autoripararsi più rapidamente. Invece di dipendere da poche arterie principali, l’energia fluirebbe attraverso una miriade di piccoli canali interconnessi.
Sfide e Opportunità
La transizione verso un modello energetico più distribuito e resiliente presenta sfide significative. Richiede investimenti in infrastrutture intelligenti, normative che incentivino l’autoproduzione e la condivisione dell’energia, e una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini.
Tuttavia, le opportunità sono enormi. Un sistema energetico più decentralizzato e basato su fonti rinnovabili non solo è più sicuro e resiliente, ma è anche più sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico, riducendo la nostra dipendenza dai combustibili fossili e creando nuove opportunità di lavoro e innovazione.
Conclusione
Gli eventi in Spagna e Portogallo ci ricordano che la sicurezza energetica è una priorità che richiede una visione strategica e soluzioni innovative. La microgenerazione distribuita non è solo una via per un futuro più verde, ma anche un elemento chiave per costruire un sistema elettrico più resiliente e sicuro. Pensare a piccoli impianti come “sniffatori” della rete e incentivare l’autoproduzione a livello domestico rappresentano passi concreti verso un’Europa energeticamente più indipendente e protetta dalle vulnerabilità delle grandi reti centralizzate. La “polverizzazione” della produzione è la chiave per generare una vera sicurezza energetica per il futuro.