Esteri

Il 14 luglio del 2016 il camion sulla folla a Nizza, morte 86 persone nell’attacco di un terrorista

 

Erano le 22:30 del 14 luglio 2016. La città di Nizza stava celebrando con uno spettacolo di fuochi d’artificio la Festa nazionale francese sul lungomare della Promenade des Anglaisquando Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, 31enne con doppia cittadinanza francese e tunisina –neojihadista, si scoprirà in seguito – preme il pedale dell’acceleratore di un autocarro e si scaglia sulla folla. Ogni 14 luglio, festa nazionale francese, si rivivono i drammatici eventi di quel giorno. La sera del 14 luglio 2016, un camion guidato da un terrorista islamico è passato sulla famosa Promenade des Anglais, uccidendo 86 persone e ferendone 458. La giornata di oggi è dedicata al ricordo e a rendere omaggio alle vittime. Celebrazioni avranno luogo in città. Una cerimonia interreligiosa si è svolta stamani. Un altro attacco colpì la basilica di Nostra Signora dell’Assunzione il 29 ottobre 2020, sempre a Nizza, provocando la morte di tre fedeli uccisi con un’arma bianca. Episodi drammatici che hanno lasciato un segno ancora doloroso tra la popolazione di Nizza, come spiega monsignor André Marceau, vescovo del capoluogo dal 2014. Per la popolazione, questi eventi sono stati dei veri e propri shock profondi. Le testimonianze delle persone sono crude. Anche noi raccogliamo sempre le dolorose difficoltà espresse dalle associazioni delle vittime nel trovare la pace. È veramente un’esperienza che ha scosso profondamente le persone. E in modo particolare, l’evento alla Basilica di Nostra Signora dell’Assunzione ha toccato profondamente la comunità cristiana. La Chiesa è ancora oggetto da un atteggiamento di paura dei fedeli che vorrebbero tornarvi, nonostante le belle celebrazioni che hanno avuto luogo da allora. Questi eventi sono come una spada di Damocle che potrebbe continuare a minacciare la serenità della popolazione nizzarda. Non possiamo dire il contrario e accanto alla paura nasce anche l’insicurezza e la sfiducia. Questo dà luogo anche all’esclusione, e dobbiamo lottare – ma è difficile – affrontare gli atteggiamenti di chiusura, di durezza di cuore e di egoismo della nostra società. Fra le 86 persone uccise sei italiani: i milanesi Mario Casati e Maria Grazia Ascoli, i coniugi di Voghera Gianna Muset e Angelo D’Agostino, Carla Gaveglio e il giovane italo americano Nicolas Leslie. I loro parenti attendono ancora giustizia, così come le persone rimaste ferite, alcune con danni permanenti, in uno degli episodi più gravi nella stagione di attentati rivendicati dallo Stato Islamico che hanno insanguinato l’Europa. “Siamo stati dimenticati da due Stati, dall’Italia e della Francia”, riflette Roberta Capelli, nuora dei coniugi di Voghera, che si trovavano a Nizza per festeggiare il pensionamento di D’Agostino. Tempi lunghi della giustizia francese e burocrazia italiana, infatti, impediscono alle vittime di ricevere la totalità degli indennizzi previsti dalla legge 206 del 2004 per le persone colpite dal terrorismo. Ai parenti di un morto spetta una somma base di circa 200mila euro, mentre per i feriti varia a seconda del grado di invalidità. Soldi indispensabili anche per sostenere le spese mediche e psicologiche, dopo una tragedia che sconvolge la vita. “Tutto il mondo riconosce che quello di Nizza fu un attentato terroristico – spiega Roberto Della Rocca, presidente dell’Associazione italiana vittime del terrorismo – ma lo Stato Italiano per erogare gli indennizzi totali, oltre a un anticipo già corrisposto, ha bisogno di una sentenza. Una situazione assurda, che si è verificata anche con altri attentati. Noi chiediamo che si proceda immediatamente, entro il termine m di quattro mesi”.

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