La guerra di Putin

Il Papa rilancia la sua mediazione per far cessare il conflitto russo-ucraino

 

La posizione della Santa sede è cercare pace e comprensione” tra le parti”: papa Francesco conferma la volontà di lavorare per una soluzione diplomatica al conflitto in Ucraina. Mosca dice di “accogliere con favore tale volontà”, ma quando il pontefice parla di “crudeltà dei russi” il Cremlino reagisce con veemenza: “Questa è una perversione della verità”. Poi da registrare il discorso sulla pace pronunciato in Vaticano dal Pontefice. Cita il poeta argentino Jorge Luis Borges e “quel giovane sognatore” di San Francesco d’Assisi. Poi indica un obiettivo, essere “poeti di pace”, e due modelli da seguire: il “Papa buono” Giovanni XXIII (“leggete e studiate la Pacem in Terris”, dice) e Martin Luther King, due profeti del nostro tempo. Il Papa incontra in Aula Paolo VI circa 6 mila tra studenti e insegnanti che partecipano all’Incontro per l’educazione alla pace e alla cura promosso dalla Rete Nazionale delle Scuole di Pace, che riunisce diverse realtà da tutta l’Italia. L’udienza con il Papa è il culmine di una serie di attività e iniziative di formazione che si concluderanno con la Marcia Perugia-Assisi, nel maggio del prossimo anno, in occasione della quale saranno presentati i risultati del lavoro e delle proposte di ragazzi e ragazze. Una pace che – dice Papa Francesco nel suo discorso, citando il motto dell’evento – si costruisce prendendosi “cura” dei nostri fratelli e delle nostre sorelle.

Spesso parliamo di pace quando ci sentiamo direttamente minacciati, come nel caso di un possibile attacco nucleare o di una guerra combattuta alle nostre porte. Così come ci interessiamo ai diritti dei migranti quando abbiamo qualche parente o amico emigrato. In realtà, la pace ci riguarda sempre! Come sempre ci riguarda l’altro, il fratello e la sorella, e di lui e di lei dobbiamo prenderci cura. Dal Papa un plauso al programma educativo delle Scuole di Pace che, sottolinea, sono una risposta all’appello per un Patto Educativo Globale lanciato tre anni fa a tutti coloro che operano nel campo educativo, affinché si facciano “promotori” dei valori di cura, pace, giustizia, bene, bellezza, fratellanza. All’appello, osserva Francesco rallegrandosi, hanno risposto e stanno rispondendo non solo scuole, università e organizzazioni cattoliche, ma anche istituzioni pubbliche, laiche e altre religioni. Questa è la chiave, dice il Pontefice: unirsi, andare avanti insieme. “Anche nel nostro tempo possiamo incontrare valide testimonianze di persone o istituzioni che lavorano per la pace e si prendono cura di chi è nel bisogno”.

Pensiamo per esempio a coloro che hanno ricevuto il premio Nobel per la pace, ma anche a tanti sconosciuti che in maniera silenziosa operano per questa causa. Francesco indica come “modello per eccellenza del prendersi cura” il buon samaritano del Vangelo, che ha soccorso uno sconosciuto ferito lungo la strada, senza sapere “se quello sfortunato fosse una brava persona o un furfante, se fosse ricco o povero, istruito o ignorante…”, senza interrogarsi “se quella sventura ‘se la fosse cercata o no”. Il Vangelo dice: “Lo vide e ne ebbe compassione”. Non si è fatto troppe domande, ma “ha seguito il movimento della compassione”. Oltre al samaritano, sono due le figure che il Papa indica come “testimoni” di riferimento. Il primo è San Giovanni XXIII. Fu chiamato il “Papa buono”, e anche il “Papa della pace”, perché in quegli inizi difficili degli anni Sessanta marcati da forti tensioni – la costruzione del muro di Berlino, la crisi di Cuba, la guerra fredda e la minaccia nucleare – pubblicò la famosa e profetica Enciclica Pacem in terris. L’anno prossimo saranno 60 anni, ed è attualissima!

Papa Giovanni, afferma Francesco, “si rivolse a tutti gli uomini di buona volontà, chiedendo la soluzione pacifica di tutte le guerre attraverso il dialogo e il disarmo. Fu un appello che riscosse una grande attenzione nel mondo, ben oltre la comunità cattolica, perché aveva colto un bisogno di tutta l’umanità, che è ancora quello di oggi. Per questo vi invito leggere e studiare la Pacem in terris, e a seguire questa strada per difendere e diffondere la pace”. Sempre da quegli anni proviene la testimonianza di “un altro profeta del nostro tempo”, Martin Luther King, premio Nobel per la pace nel 1964, autore dello storico discorso: “I have a dream”.

In un contesto americano fortemente segnato dalle discriminazioni razziali, aveva fatto sognare tutti con l’idea di un mondo di giustizia, libertà e uguaglianza. Disse: “Io ho un sogno: che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione dove non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per la dignità della loro persona”.

aggiornamento la Guerra di Putin ore 10.54

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