La guerra di Putin

In Libia cova la nuova crisi energetica Scontro sul greggio, Ue tra due fuochi

L’Unione europea potrebbe trovarsi a dover affrontare una nuova crisi energetica, dopo quella scatenata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin. Questa volta il problema sta manifestandosi in Libia, Paese dilaniato dai conflitti, dove uno dei due governi che si dividono il controllo del territorio è intenzionato a fermare le estrazioni di petrolio. Il generale Khalifa Haftar, uomo forte dell’Est, ha infatti minacciato di intervenire militarmente se i proventi del greggio non saranno divisi equamente entro i prossimi due mesi. Con il Paese da tempo spaccato tra i due esecutivi e con scarse prospettive di elezioni presidenziali volte a riunificare la nazione almeno fino al prossimo anno, i politici dell’Est hanno minacciato di mettere le entrate petrolifere sotto controllo giudiziario, impedendo che arrivino alla Banca Centrale dalla National Oil Corporation (Noc), l’azienda petrolifera statale. Il cosiddetto Governo di stabilità nazionale (Gsn) dell’Est accusa l’azienda di dare la maggior parte dei profitti al Governo di unità nazionale, quello con sede a Tripoli e riconosciuto dalla comunità internazionale e dalle Nazioni Unite, anche se il petrolio viene prodotto in giacimenti situati in gran parte nella parte orientale del Paese. Dotata delle più abbondanti riserve petrolifere dell’Africa, la Libia è sprofondata nel caos dopo la guerra e la conseguente deposizione del colonnello Muammar Gheddafi nel 2011. Secondo alcune voci, il presidente della Noc, Farhat Omar Bengdara, nominato un anno fa dopo la cacciata del suo predecessore, sarebbe stato pronto a lasciare a causa delle pressioni politiche, ma ora sembra intenzionato a rimanere e a cercare di mediare tra Haftar e il governo di Tripoli guidato dal ricco uomo d’affari Abdul Hamid Dbeibeh, attuale primo ministro. Il ministro del Petrolio e del gas del Governo di unità nazionale della Libia, Mohamed Aoun, ha espresso la sua preoccupazione per i ripetuti inviti a bloccare la produzione di petrolio nel Paese, affermando che “la popolazione sarà la prima ad essere colpita se ciò accadrà, sia attraverso la perdita di clienti importatori di petrolio, sia a causa del blocco della produzione delle centrali elettriche, il che significa che la situazione sarà negativa”. L’ultimo blocco in ordine di tempo è stato rimosso proprio circa un anno fa grazie alla nomina di Bengdara.

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