La guerra di Putin

  Intelligence russa, la Francia sta preparando 2.000 soldati da inviare in Ucraina

di Giuliano Longo

Mosca ha informazioni che la Francia sta preparando un contingente militare di 2.000 soldati da inviare in Ucraina, lo ha detto il direttore dei servizi segreti esteri russi (SVR) Sergey Naryshkin,generalmente noto per essere uomo di poche parole, contrariamente al suo omologo ucraino, Budanov.

 

“L’attuale leadership del paese – ha detto- non si preoccupa della morte dei cittadini francesi o delle preoccupazioni dei generali. Secondo le informazioni arrivate all’SVR russo, è già in preparazione un contingente da inviare in Ucraina . Inizialmente includerà circa 2.000 soldati”.

 

Secondo Naryshkin l’esercito francese “teme che un’unità militare così grande non possa essere trasferita e collocata in Ucraina senza essere notata” anche perché “diventerà così un obiettivo legittimo e prioritario per gli attacchi delle forze armate russe. Ciò significa che subirà la sorte di tutti i francesi che sono venuti nel mondo russo con la spada”con riferimento ai numerosi mercenari francesi già presenti.

 

Dopo la conferenza sull’Ucraina tenutasi a Parigi quattro giorni fa,  Emmanuel Macron non aveva escluso “inequivocabilmente” la possibilità di inviare truppe occidentali di terra in Ucraina.

 

Che qualcosa bolle comunque in pentola lo dimostrerebbe l’esito del  patto tripartito siglato da Parigi-Varsavia-Berlinosulla fornitura di missili a lungo raggio all’Ucraina che non esclude anche l’invio in campo di consiglieri militari.

 

Tale patto, del tutto ininfluente al fine di cambiare i rapporti di forza sul campo, può tuttavia preludere a uno scontro coi russi, come sospettano a Mosca e non da ora.

 

Punto di incontro tra i bellicosi francesi e i più cauti tedeschi (che per ora i supermissili Taunus non li mollano) sono proprio i polacchi che anche con il precedente governo sovranista di destra, non hanno mai esclusi questa possibilità, spalleggiati dai Baltici.

 

Se è comprensibile la posizione dalla Polonia storicamente oggetto di almeno tre  spartizioni territoriali da parte della Russia e che negli anni 80 si è liberata dal giogo  sovietico, lo è molto meno quella di Macron, catapultato all’Eliseo anni fa da una variopinta lobby industrial finanziaria.

 

Certamente il giovane  e ambizioso presidente ha dalla sua la costituzione del 1958, pensata per grandi personaggi come De Gaulle, che gli conferisce poteri straordinari che lo rendono pericoloso nei suoi variabili umori, che non hanno il contrappeso di un sistema parlamentare forte.

 

Un presidente talmente incostante che mentre trama per l’invio in ucraina forse della “legione Straniera”, chiede la sospensione dei combattimenti giusto per il centenario delle prossime Olimpiadi a Parigi il 26 luglio, sulle quali ha puntato il suo grandeur.

 

Un “enarca” debole politicamente, perennemente insidiato dalla destrache strizza l’occhio a Putin , ma che dalla sua ha la “force de frappe” atomica.

 

Sempre ossessivamente attento ai sondaggi, ha una visione oscillante della politica estera fra l’immagine del “grande pacificatore”e quella del duroche batte i pugni sul tavolo contro una qualsiasi trattativa con Mosca o propone l’improbabile unificazione di un esercito europeo, criticando una NATO “in agonia”. 

 

Che poi la Francia non sia poi questa grande potenza militare in grado di competere con i russi dall’Africa al Donbass, lo dimostrano le rumorose dimissioni del capo di stato maggiore dell’esercito già nel 2017, in diretta polemica con un presidente che lesinava i soldi alla “Armè”.

 

Ora Macron, come Zelensky, vorrebbe trascinare la Nato in un conflitto con la Russia che l’opinione pubblica francese non desidera, mentre lui ancora sogna la possente ombra del generale  De Gaulle.

 

Per questo obiettivo magari non manderà i 2.000 uomini della “Legion”.Forse gli basteranno consulenti dello sminamento, istruttori di volo per gli F-15 ormai di imminente consegna o “mercenari”addestrati, di cui 60 furono eliminati dai Russi nel gennaio di quest’anno, fra le vibrate proteste di Parigi.

 

In ogni caso non sarà lui a decidere. Occorre il placet unanime dellaNATOe ancor più quello di Washingtonche non ha alcuna intenzione di inviare uomini in Ucraina, se non istruttori e quelli della CIA già presenti in gran numero.

 

Ancora più cauta l’Italia dove  le nette dichiarazioni del ministro della difesa Guido Corsettocontrario all’invio di nostre truppe sono state confermate ieri in Parlamento anche da  ancheGiorgia Meloni.

 

Conferma piuttosto incongruente se poi, come ha dichiarato la Presidente, lei con Putin non ci va nemmeno a prendere il caffè e sostiene la improbabile vittoria di Zelnsky, fino all’ultimo ucraino.

 

E’ pur vero che tra baci e abbracci Gorgia ha sempre manifestato la massima solidarietà e il massimo affettoa Zgelensky, anche se non è ovviamente noto quante e quali armi ma ovviamente, non è noto quante  quali stiamo inviando a Kiev, mentre negli ambienti militari si sussurra che le nostre scorte per la difesa sono al limite.

 

Ma la propaganda è propaganda soprattutto quando i media “main stream” te la amplificano. Media che tuttavia non hanno ancora chiesto a Giorgia quando intende raggiungere quel 2% del PIL in armamenti da anni richiesto dalla NATO e soprattutto da Washington, ma in precedenza approvato da Giuseppe Conte che ora fa il pacifista ad oltranza.

 

Nè si capisce bene dalla Presidente, fra un viaggio e l’altro anche con la Van der Leyen,quale sia la politica estera Italiana se non la supina acquiescenza a Biden. Con buona pace dello scivoloso ministro Tajanie di capitan Salviniche la vede diversamente e non lo nasconde.

Nella foto soldati della Legione Straniera francese

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