di Viola Scipioni
Durante la mattinata di lunedì 6 gennaio, la Presidenza del Consiglio ha smentito il fatto che potessero essere stati firmati contratti o che fossero stati conclusi accordi tra il Governo italiano e la società SpaceX per l’uso del sistema di comunicazioni satellitari Starlink di Elon Musk. A quanto si apprende dalla nota, le interlocuzioni con SpaceX rientrano nei normali approfondimenti che gli apparati dello Stato hanno con le società, in questo caso con quelle che si occupano di connessioni protette per le esigenze di comunicazione di dati crittografati. Inoltre, è stata considerata «ridicola» la notizia della testata Bloomberg che avrebbe diffuso la voce sul tema SpaceX, smentendo categoricamente il fatto che la faccenda è stata discussa durante l’incontro in Florida tra Giorgia Meloni ed il Presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump. La cifra di cui si è parlato negli scorsi giorni riguarda ben 1,5 miliardi di dollari che potrebbero entrare nelle casse del nostro Stato per incrementare l’uso delle telecomunicazioni anche a scopi militari.
Dal fronte delle opposizioni, ha subito tuonato Elly Schlein, leader del Partito democratico: «non pensi di cavarsela con qualche riga affidata alle agenzie di stampa e ai giornali amici. Giorgia Meloni e il suo governo vengano immediatamente a riferire in Parlamento sulle trattative con Musk. Se 1,5 miliardi di soldi degli italiani per portare i satelliti del miliardario americano nel nostro Paese è il prezzo che dobbiamo pagare per la sua amicizia noi non ci stiamo, l’Italia non si svende». Forse Schlein avrebbe potuto ribattere meglio, soprattutto considerando che Musk è difatti sudafricano e che la cifra in dollari verrebbe versata direttamente da lui e da SpaceX. Ma non tutti tra le fila del Pd hanno preso la notizia con cattivo gusto, anzi: molti di loro, tra cui il senatore Antonio Nicita, si dicono preoccupati per il posizionamento dell’Italia nello scacchiere internazionale dopo una mossa del genere. «Temo che Meloni non si renda conto che così rende l’Italia il ventre molle d’Europa. Dagli investimenti spaziali ed industriali alla regolamentazione delle piattaforme web, rischia di essere usata da Musk e da Trump per disarticolare la Ue. Dobbiamo stare attenti» ha detto Nicita, proprio qualche ora dopo la notizia da parte dall’Unione europea che boccia X, la principale piattaforma social di Elon Musk: «quando hai una piattaforma devi assicurarti che operi entro i limiti legali e che non venga utilizzata in modo improprio, soprattutto se mettesse a rischio, ad esempio, i processi elettorali», hanno affermato, non a caso, a Bruxelles.
Anche la maggioranza appare spaccata: da un lato il forzista Maurizio Gasparri disprezza Musk («è una persona che non mi piace»), dall’altro Matteo Salvini lo elogia, forse anche con un po’ di gelosia nei confronti dell’alleata: «Musk è un protagonista dell’innovazione a livello mondiale, un eventuale accordo con lui per garantire connessione e modernità in tutta Italia non sarebbe un pericolo ma una opportunità. Confido che il governo acceleri in questa direzione, perché offrire servizi migliori ai cittadini è un dovere».
Per concludere, il dibattito sull’eventuale collaborazione tra l’Italia e SpaceX, nonostante il grande chiacchiericcio mediatico alimentato dallo stesso Palazzo Chigi, rappresenta non solo una questione di investimento tecnologico, ma anche un delicato banco di prova per il posizionamento geopolitico dell’Italia, tra opportunità di innovazione e il rischio di indebite influenze esterne. Resta soltanto da chiederci se Giorgia Meloni sarà all’altezza per gestire un compito del genere.