Esteri

Kazakistan, le ultime aperture verso l’Occidente irritano il Cremlino

di Giuliano Longo

 

Il Kazakistan è un importante produttore di energia a livello mondiale. Si colloca tra i primi 15 Paesi del mondo per le sue comprovate riserve di petrolio, carbone e uranio, e tra i primi 20 il gas naturale. Insomma un bel boccone anche per l’Occidente tanto che dal 2022 ospita un centro di addestramento NATO patrocinato dagli Stati Uniti, detto “Partenariato per la pace” sotto gli auspici delle Nazioni Unite.

 

L’ambasciatore americano non nasconde che l’apertura di una simile struttura è avvenuta grazie a Washington, e che saranno le forze armate statunitensi ad addestrare quelle di pace kazake per partecipare ad alcune operazioni, non ancora definite.

 

Mosca è ormai convinta che questa scelta rende anche possibile sostenere i separatisti Uigura dello Xinjiang, ma soprattutto influenzare le elite delle repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale, nonché ad avere un contatto più stretto con i fautori caucasici della secessione dalla Russia, stabilendo magari il transito di armi e altro.

 

L’opinione delle alte sfere del Cremlino è che gli Stati Uniti potrebbero nel lungo periodo pianificare anche il sostegno ai separatisti del Balochistan iraniano oltre a quelli Uiguri, mettendo i bastoni fra le ruote di Teheran e Pechino. Non è un caso che recentemente nella capitale Astana si è recato il comandante della 5a flotta Il vice ammiraglio della Marina americana C. Cooper al fine di sviluppare la cooperazione nel Mar Caspio orientale.

 

Secondo un proverbio russo la “capra sta entrando nel giardino” di Mosca che fa pesare l’intervento della CSTO (Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva che comprende repubbliche ex sovietiche) che ha salvato la repubblica, ma soprattutto il presidente Toqaev, dal caos dei moti insurrezionali del gennaio 2022 che sono costati 164 morti, oltre 2200 feriti e 8000 arresti.

 

Ora il Cremlino lancia un avvertimento molto chiaro a Toqaev: se il Kazakistan decidesse di entrare la NATO, si verificherebbe una situazione analoga a quella dell’Ucraina. anche se Mosca ritiene che difficilmente si arriverà ad un’adesione formale finché la Russia manterrà le sue forze nucleari strategiche.

D’altra parte la Russia rivendica il suo ruolo come l’unica forza in grado di neutralizzare la penetrazione di gruppi radicali che agiscono sotto la bandiera dell’Islam , problema che anche la russia deve affrontareall’interno della Federazione.

 

In effetti nel gennaio 2022, con il suo intervento militare la Russia tutelò le classi dirigenti Kazake, la cui corruzione è nota, le stesse che ora stanno virando verso nuove aperture agli Stati Uniti. Classi dirigenti che secondo il Cremlino, la Russia ha mantenuto in vita e al potere non per bontà di cuore, ma in base ai suoi interessi geopolitici.

 

Un avvertimento non di poco conto in un paese come il Kazakistan sempre sul precipizio di una guerra civile, insidiato dal radicalismo islamico che in caso di altri moti insurrezionali,ben difficilmente potrebbero venir repressi dalle forze occidentali del “Partenariato per la pace”.

Anzi, magari sollecitate dalla manina di Mosca….

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