La guerra di Putin

La Russia è già entrata in una “economia di guerra”?

 

di Giuliano Longo

 

La Russia è davvero una grande potenza o un “gigante dai Piedi di argilla”?

Certo, l’affermazione di  Denis Diderot si riferiva all’impero di Caterina II di Russia nel XIII secolo, ma anche dopo la dissoluzione dell’URSS, la Russia rimane sempre il Paese più grande del mondocon una superficie di 17,1 milioni di km quadrati, un sesto delle terre emerse, con un territorio potrebbe contenere circa 56 volte l’Italia.

Misurata dai confini occidentali a quelli dell’estremo oriente quasi a congiungersi a est con L’Alaska,  ha una lunghezza di circa 11mila chilometri con 11 fusi orari, contro i 5 della Cina e i 4 degli USA.

Nonostante questo enorme territorio la popolazione  è di soli 146 milioni di abitantie si situa al nono posto dopo la Nigeria e prima del Messico.  Quanto alla ricchezza prodotta, nel 2022 il suo PIL era stato pari a 1.439 miliardi di euro, meno dell’Italia con 1.781 miliardi, situandosi al 12esimo posto nella classifica mondiale del Fondo Monetario Internazionale (FMI).  

Due anni dopo l’invasione dell’Ucraina, la Russia si trova ancora ad affrontare un numero senza precedenti di sanzioni economichecomprese quelle decise oggi 24 febbraio da Washingtonche colpiranno 500 sue aziende. Esclusa dai principali servizi finanziari globali e circa 260 miliardi di euro  dei suoi asset della banca centrale congelati.

Lo spazio aereo russo è chiusoalla maggior parte degli aerei occidentali e i porti occidentali sono chiusi alle navi russe. È stato imposto un limite formale all’acquisto o alla lavorazione del petrolio russo venduto per più di 60 dollari al barile, ma oggi  i prezzi mondiali oscillano tra 80 e 100 dollari.

Quindi  le sanzioni hanno avuto effetti relativi. Nonostante tutto ciòl’economia russa non è crollataed ora  è incentrata sulla  guerrache sta guidando la crescita economica di un Paese al terzo posto nel mondo nella spesa per la difesa (dopo USA e Cina), ma soprattutto dotato del deterrente atomico.

L’FMI prevede che nel 2024 la Russia registrerà unacrescita del PIL pari al 2,6%, percentuale superiore  a quella dell’UE (0,9%) con la Germania in recessione “tecnica”. Allo stesso modo, il suo deficit di bilancio(l’importo di cui il governo ha bisogno di prendere in prestito) rimane al di sotto dell’1% del PIL con i 2,8% nell’UEe il 5,8% in Italia.

La Banca Centrale russa,dall’inizio del conflitto, ha imposto massicci aumenti dei tassi di interesse (attualmente al 16%) per controllare l’inflazione  al 7%). con controlli che rendono  impossibileper gli esportatori russi e le numerose società straniere che ancora vi operano,  portare denaro fuori dal paese.

L’insieme di queste politiche ha evitato il collasso del rublo mantenendone la circolazione all’interno del paese, ma soprattutto ha insegnato alleaziende russe ad  eludere le sanzionisoprattutto nelle esportazioni di petrolio, con una flotta “oscura” di navi non assicurate e l’uso di scappatoie contabili.

Turchia, Cina, Serbia, Bulgaria e India ci hanno guadagnato facendo da intermediari e vendendole  beni compresiquelli a duplice usocome microchip o apparecchiature di comunicazione che vengono utilizzate anche a scopi militari.

Gli economisti occidentali sono ormai in gran parte d’accordo che la ragione della resilienza dell’economia russa possa essere anche la guerra stessa. Oggi la percentuale delle spese belliche della Federazione rappresenta il 4,6%  del PIL con i paesi Nato a malapena al 2%, gli Stati Uniti al 3,5% e la Cina al 1,6% (i dati sono aggiornati  al 2022, ma la percentuale russa potrebbe essere notevolmente aumentata).

La paga militare, le munizioni, i carri armati, gli aerei e i risarcimenti per i soldati morti e feriti contribuiscono tutti al del PIL e in pratica costituiscono il principale motore della crescita economica russa.

Se questa è una guerra che la Russia non può permettersi di vincereoccupando tutta l’Ucraina con enormi costi per la sua ricostruzione e a mantenerne il possesso, nemmeno può permettersi di perderla . L’unica soluzione (cui guarda sicuramente Putin)  sarebbe quella un lungo congelamento del conflitto, con il mantenimento dei territori occupati che politicamente verrebbero vantati come l’obiettivo raggiunto della “Operazione militare speciale”.

C’è da dire che  questa è una guerra sta costando moltissimo anche all’”Occidente collettivo”e alla potentissima America, mentre ormai Mosca guarda ad un bacino di sviluppo economico rappresentato dai BRICS e dai paesi di quello che un tempo si chiamava “terzo mondo”.

Ma questa è un’altra storia che riguarda i nuovi equilibri geopolitici di cui l’Occidente non è più il motore assoluto.

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