Economia e Lavoro

L’analisi della Banca d’Italia sullo stato delle imprese nel 2021

Nel 2021 l’attività produttiva è tornata a espandersi, soprattutto nell’industria in senso stretto e nelle costruzioni, più moderatamente nei servizi. Il livello precedente l’inizio della pandemia è stato tuttavia pienamente recuperato solo nel comparto dell’edilizia, che ha beneficiato di ingenti incentivi fiscali per la riqualificazione del patrimonio abitativo.

La ripresa è stata, da un lato, sostenuta dai progressi nelle campagne vaccinali, che hanno consentito l’allentamento delle misure di contenimento dei contagi; dall’altro, è rimasta frenata dalle persistenti difficoltà di approvvigionamento di prodotti intermedi nelle catene di fornitura globali e, a partire dalla seconda metà del 2021, dai crescenti rincari delle materie prime, in particolare di quelle energetiche. Lo scoppio del conflitto in Ucraina lo scorso febbraio ha rafforzato queste tendenze. Nelle indagini condotte dalla Banca d’Italia gran parte delle aziende ha segnalato difficoltà di reperimento degli input e significativi aumenti del loro costo, che secondo le attese si protrarranno per tutto il 2022. In un contesto divenuto più incerto, le imprese prefigurano per l’anno in corso un rallentamento degli investimenti.

Il tasso di natalità delle aziende si è riportato nel 2021 sui livelli prevalenti prima della crisi sanitaria, mentre il tasso di uscita dal mercato è risultato in ulteriore calo rispetto a quello già basso dell’anno precedente, soprattutto nei settori che hanno beneficiato maggiormente delle misure di sostegno pubblico.

La trasformazione digitale e quella ecologica dell’economia sono le linee di azione principali del PNRR. Il sistema produttivo ha compiuto notevoli progressi nel campo della digitalizzazione dei processi aziendali: è aumentata la diffusione di tecnologie digitali di base, anche tra le piccole e medie imprese, ed è proseguito il ricorso al lavoro agile, sebbene in misura meno intensa rispetto al 2020. Permangono tuttavia aree di arretratezza, in particolare nell’utilizzo delle tecnologie digitali più avanzate e tra le imprese gestite da manager con più bassi livelli di istruzione.

Il conseguimento degli obiettivi stabiliti a livello europeo di riduzione entro il 2030 delle emissioni nette di gas a effetto serra e la possibilità di azzerarle entro il 2050 dipenderanno anche dalla ripresa dei piani di transizione ecologica delle imprese, rallentati dalla pandemia. I recenti aumenti dei prezzi delle materie prime energetiche, unitamente alle politiche del PNRR, guidate dal criterio della sostenibilità, dovrebbero fornire un ulteriore impulso.

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