di Gino Piacentini
Mutamenti climatici, inquinamento marino, perdita delle biodiversità, risorse in esaurimento, ritorno al nucleare, a causa di tutto questo ambientalisti e nuove generazioni sperimentano una nuova sindrome: l’eco-ansia.
Balzata recentemente alle cronache dopo l’incontro tra il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin e una giovane attivista presente al Giffoni film Festival, è stata tra le parole più “googlate” nell’ultimo periodo. In realtà la prima definizione di questa sindrome è arrivata nel 2017 dall’American Psychological Association (APA) che definisce l’eco ansia: “una paura cronica della rovina ambientale”. Inoltre, l’Università di Bath (Regno Unito), ha condotto quello che a oggi è il più grande studio sul tema, il quale ha evidenziato tre dati interessanti per provare a spiegarne le possibili conseguenze:
- 4 giovani su 10 sono indecisi sull’avere figli a causa del mondo che erediteranno
- 5 giovani su 10 avvertono meno possibilità rispetto ai propri genitori a causa del climate change
- 58% degli intervistati ritiene di essere stato tradito dalle promesse ambientaliste del proprio governo
La professoressa Caroline Hickman, docente dell’Università di Bath e psicoterapeuta del Climate Psychology Alliance – organizzazione nata nel 2009 per studiare le ripercussioni sulla salute mentale dei cambiamenti climatici – ritiene che l’eco-ansia non possa ancora essere considerata a tutti gli effetti una patologia, ma potrebbe diventarla se la tendenza ansiogena tra i giovani dovesse continuare la sua ascesa.
Sui casi di studio dei giovani affetti da questa ansia, la Hickman afferma: “Ho conosciuto adolescenti depressi che non vanno a scuola perché si chiedono quale utilità abbia data la minaccia climatica incombente, o mamme che vivono un perenne senso di colpa per aver lasciato ai loro figli un ambiente sempre meno sano e vivibile”.
A certificare la scalata della «patologia» tra i disturbi d’ansia più allarmanti del futuro prossimo, è proprio il ruolo della dott.ssa Hickman, non una semplice psicoterapeuta, ma una vera e propria terapista specializzata nei disturbi mentali dovuti ai cambiamenti climatici. Disturbi che includono: “…stati emotivi di rabbia, terrore, tristezza, senso di colpa e vergogna” aggiunge la psicoterapeuta.
Per provare a mitigare quest’ansia, esistono alcuni consigli utili redatti proprio dallo studio dell’Università di Bath:
- Cercare notizie eco-positive e non solo su quelle negative
- Alleggerire il peso provando a fare la differenza nel nostro piccolo
- Restare a contatto il più possibile con la natura per assecondare la simbiosi con essa
- Condividere le preoccupazioni
- Non colpevolizzarsi, poiché le nostre scelte possono sicuramente fare la differenza, ma non per questo tutto il peso del mondo deve ricadere su di noi.
Insomma, le preoccupazioni legate a lavoro, relazioni interpersonali e condizioni economiche, stanno facendo posto alle ansie da sconvolgimenti climatici, tanto che in Europa sono sempre più numerosi i gruppi di psicoterapia che si occupano di questa problematica e che sembrano chiedere una legittimazione scientifica anche sui manuali della disciplina.